“L’unico Ponte che vogliamo”
A Monasterace, in Calabria, un incontro per fare incontrare delle storie e unirle insieme
Monasterace è un piccolo paese della Locride con un bagaglio storico certamente degno di essere raccontato. “Monasterace è uno dei pochi paesi della Calabria ad avere due origini: magno-greca e medioevale”, proclama con orgoglio il sito del comune
Qui si è svolta il 28 luglio l’iniziativa “L’unico Ponte che vogliamo”, nata da un percorso tra l’associazione antimafie “Rita Atria” e Stopndragheta.it insieme all’Associazione Peppino Impastato, a radio Aut , a Casablanca, ai Siciliani giovani e a Telejato.
Le idee non nascono così per caso, ma si costruiscono attraverso le storie che cerchiamo: e anche l’evento di Monasterace ha origine da una email inviata a Francesca Chirico di Stopndrangheta.it per sapere cosa stava succedendo in Calabria – troppe donne uccise. La morte di Maria Concetta Cacciola nell’agosto scorso ci aveva lasciato senza fiato perché non era possibile che ci si potesse uccidere a soli 25 anni e nel modo più tragico possibile: ingerendo l’acido.
Quella morte sentivamo che era responsabilità anche nostra, di noi che spesso interveniamo solo ai funerali o per commemorare non accorgendoci magari di avere accanto gli assassini morali e a volte di supportare anche le loro false battaglie antimafiose.
Dall’autunno alla primavera noi dell’Associazione Antimafie “Rita Atria” siamo andati diverse volte in Calabria: per i testimoni, per il processo di Anna Maria Scarfò, nelle scuole, per incontrare sindaci, magistrati e questori, per parlare con le associazioni. Abbiamo l’abitudine di voler conoscere e cercare di capire, e abbiamo capito che le uniche persone che possono raccontare la Calabria sono i calabresi. Quei calabresi che lottano ogni giorno nel silenzio mediatico oltre che nell’isolamento sociale e politico.
Senza nomi famosi
“L’unico Ponte che vogliamo” – così abbiamo chiamato l’iniziativa del 28 luglio a Monasterace – vuole unire idealmente le due sponde , esssere uno spunto di lotta per liberarci dalla sopraffazione delle mafie e di quella politica che vorrebbe il sud schiavo e fabbrica di voti passivi ed inquinati.
Sulla locandina che promuove l’iniziativa (che ricade nel ventennale della morte di Rita Atria) non abbiamo messo nomi ma solo presenze: amministratori, giornalisti, artisti, associazioni, testimoni… tutti uniti dalla fantastica vignetta di Amalia Bruno in cui due donne intessono fili tra le due regioni. E questa locandina senza nomi ha portato in piazza tante persone, richiamate dall’idea e non da nomi famosi.
Eppure in quella piazza c’erano pezzi di storia credibile dell’antimafia calabrese e siciliana. A Monasterace abbiamo portato la Sicilia di Peppino Impastato, l’informazione di Pippo Fava, il coraggio della testimonianza e il sogno del cambiamento; la Calabria ha portato la resistenza dei Valarioti, la voce di quella Magistratura che ogni giorno lotta contro le solitudini politiche e sociali, la forza del giornalismo senza bavaglio e il dolore resistente dei famigliari delle vittime, il coraggio di amministrare.
A Monasterace abbiamo chiesto:
Ai sindaci che lottano in terre di mafie di avere come unico partito di riferimento il Territorio.
Alla stampa di seguire quello che Pippo Fava definiva “un concetto etico di giornalismo”: “Un giornalismo fatto di verità, impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, sollecita la costante attuazione della giustizia, impone ai politici il buon governo”.
Agli abitanti dei Territori di essere Cittadini e cioè di partecipare attivamente alla vita politica e sociale senza delegare.
Alle Associazioni chiediamo di essere strumento di coesione e punti di riferimento sociali e soprattutto chiediamo indipendenza dai partiti e dalle istituzioni.
Gli articoli solitamente prevedono delle conclusioni ma preferiamo fare un’eccezione e mettere tre puntini di sospensione per lasciare aperta la discussione e per tracciare, anche su un pezzo di carta virtuale, la voglia di non definire conclusioni ma di scoprire altre storie che si uniscano fra di loro Con la forza delle idee, della Resistenza sociale e di un’antimafia antifascista e antimilitarista.