Watergate planetaria
Trentacinque capi di Stato e di governo sottoposti a spionaggio in tutto il mondo. E anche in Italia, naturalmente…
Guidati dai Bush o da Obama, da Clinton o da Nixon, gli Stati Uniti sono convinti che la politica internazionale si faccia più con il ricatto che con la persuasione, con l’intelligence più che con gli apparati diplomatici.
Spiare 35 leader mondiali significa – in primo luogo – trovare gli scheletri negli armadi e creare dossier che prima o poi saranno utili per condizionare le risposte del sorvegliato alle richieste del sorvegliante.
Prima o poi accade, tuttavia, che il sorvegliante venga scoperto e che il re sia improvvisamente nudo e costretto a balbettare giustificazioni, come stanno facendo da qualche giorno Obama e il suo entourage: “Il presidente non sapeva e quando ha saputo ha dato ordine di smettere”.
Le rivelazioni di Snowden
Sta di fatto che grazie alla spia “pentita” Edward Snowden e a Glenn Greenwald, il giornalista del Guardian al quale il primo passa i documenti riservati, il quadro della politica internazionale è più chiaro e molte decisioni trascorse delle democrazie europee assumeranno forse contorni differenti rispetto al momento in cui si sono verificate.
La gravità dello scandalo, che è insensato giustificare con l’emergenza sicurezza seguita all’11 settembre, pare tuttavia non aver quasi scalfito il mondo politico italiano. Il solo presidente del consiglio, Letta, si è spinto a dire che “queste cose non sono concepibili” e che “vogliamo tutta la verità”, ma più che altro come se fosse obbligato a queste dichiarazioni per il contesto europeo nel quale si trovava e forse per non offendere la Merkel, con la quale il giorno precedente aveva scherzato, come un Berlusconi qualunque.
Una reazione di circostanza
La cancelliera, il cui telefonino privato pare sia stato messo sotto controllo propria per ordine di Obama, ha protestato con fermezza. E così ha fatto il presidente di turno dell’Unione europea, Martin Schulz, che ha momentaneamente fermato i negoziati Usa-Ue per il libero scambio.
Ma quella di Letta è parsa, come detto, una reazione di circostanza. Così com’è suonata patetica la precisazione, giunta non subito, ma qualche giorno dopo le rivelazioni del Guardian, dei servizi segreti italiani, secondo cui Letta fa uso di “cellulari criptati” e si muove con un funzionario della Comsec (Communication security) che porta con sé una fantomatica “valigetta antintrusione”.
Non una parola, tuttavia, sul dato di 46 milioni di contatti telefonici per e dagli Usa intercettati in un solo mese in Italia dalla Nsa, l’agenzia nazionale americana per la sicurezza.
Gli Usa in Italia
Ora, se da un lato viene da pensare a un Watergate a livello planetario (ricordiamoci che Nixon si dimise), dall’altro il caso, d’una gravità senza precedenti, è la conferma che gli Stati Uniti in Italia possono fare tutto ciò che vogliono, senza timore non solo che nessuno li ostacoli, ma che nessuno si offenda: si passa dal “prego avanti accomodatevi” allo “scusateci tocca a voi processare i colpevoli” per arrivare alla grazia del presidente della repubblica nel caso in cui un cittadino americano sia malauguratamente incappato nelle maglie della giustizia italiana.
D’accordo, la Liberazione, il piano Marshall, ma quando volteremo pagina e difenderemo la dignità dello Stato?