Vivere nel “Guasto”
Un reportage racconta una delle vie più discusse di Bologna. Ne parliamo con gli autori
Prendete 3 bottiglie di Moretti, spaccatele in Piazza Verdi, aggiungeteci 2 bicchieri di pignoletto invecchiato pochi mesi, un pizzico (anche 2) di ganja, un gruppo bello nutrito di punkabestia e una decina di pisciate sui muri del Comunale e walà…
C’è chi si è abituato a parlarne ogni giorno, quasi come ci si abitua a parlare del tempo con gli estranei. C’è chi invece sul degrado ci costruisce discorsi infiniti trovando un pretesto per attaccare gli studenti fannulloni, gli immigrati, chiunque stia attraversando la strada in quel momento. E poi c’è un’altra categoria, sempre più rara, di persone che invece di rassegnarsi alla condizione in cui riversa il centro universitario di Bologna cerca di capire.
Tra questi abbiamo conosciuto Alessandro D’Oria e Davide Sberna, studenti del DAMS e fondatori di “Sequage”, un gruppo di lavoro che realizza produzioni audiovisive. In realtà, ancor prima di conoscere loro, abbiamo visto “GUASTO”, il trailer del reportage che si occupa della problematica del degrado in Via del Guasto firmato, appunto, “Sequage”.
Il vostro reportage si concentra sul degrado in una delle zone più popolate di Bologna. Quanto, secondo voi, questa problematica può incidere sulla vita quotidiana di uno studente?
Alessandro: Il problema del degrado, entrando praticamente a far parte della vita quotidiana di ogni studente, risulta meno evidente. Girando il cortometraggio abbiamo avvertito un atteggiamento generale di indifferenza da parte della stragrande maggioranza degli studenti. Quasi tutti, più o meno velocemente, si abituano.
Davide: Nella vita quotidiana dello studente il degrado risulta anche evitabile, dopotutto le zone“guaste” per così dire, si conoscono. Il problema sta proprio nel fatto che ci si ritrova a voler evitare certi luoghi a causa delle condizioni nelle quali si ritrovano. La versione integrale del video propone numerose interviste.
Che impatto avete avuto sulla gente? Vi siete sentiti condivisi dalle altre persone oppure avete riscontrato indifferenza?
Alessandro: Grottesco. La gente non riusciva a credere che stavamo realizzando un reportage sul Guasto. I giovani si sono mostrati più frettolosi e superficiali mentre gli adulti, specialmente i cittadini bolognesi, hanno manifestato parecchio interesse per la nostra iniziativa.
Davide: la tendenza era fortunatamente più indirizzata a voler parlare con noi. In molti hanno voluto esprimere il proprio parere sull’argomento. Nonostante questo, però, non sono mancati i rifiuti.
Lavorando sul campo avete sviluppato qualche idea su una possibile soluzione al problema?
Alessandro: Di soluzioni pratiche ce ne sono molte. Il vero problema sta nel concetto distorto di libertà che sfocia nella mancanza di rispetto per l’ambiente e per l’essere umano. E’ insomma una questione di ‘mentalità’, come ci ha fatto notare un signore che abbiamo intervistato.
Davide: Il problema sta proprio in quel “ ci penserà qualcun altro”, una questione d’assenza di senso civico che non ha una soluzione identificabile. Restando in tema di degrado…qual è la più grave scena a cui avete assistito da quando siete a Bologna ?
Alessandro: di brutte scene se ne vedono tutti i giorni, ma forse quella che mi ha terrorizzato di più è stata quella di due pit bull sciolti e sprovvisti di museruole che, sotto gli occhi di tutti ed in pieno giorno, hanno aggredito un cane di piccola taglia.
Davide: vivendo qui da qualche anno forse mi sono abituato a scene che risultano gravi non più nella loro singolarità quanto al fatto che si vedono tutti i giorni, quindi un episodio in particolare non mi viene in mente. Il Guasto è all’ordine del giorno. Per dirne una: il tappeto di bottiglie che è Piazza Verdi alla fine della serata…
Pur essendo molto giovani avete già realizzato molto. Progetti per il futuro?
Ci sono molte idee in cantiere, stiamo preparando un altro cortometraggio, un documentario sociale e quest’estate ci stiamo attrezzando per girare il nostro primo lungometraggio.