Vittoria: di nuovo in prima linea nella guerra mafiosa
Per un attimo Vittoria è tornata nell’abisso. Decine di pallottole hanno fatto rivivere le paura delle guerre di mafia degli anni ’90
Il 18 luglio è stato freddato il re dei videopoker Francesco Nigito e due sue fratelli sono stati feriti lievemente.
Ad uccidere Nigito è stato – secondo le indagini delle forze dell’ordine – Massimo Interlici, concorrente nella gestione delle macchinette videopoker.
Con lui sono state arrestate altre due persone. Il movente? Tutti si affrettano a suggerire che dietro l’omicidio ci sia una semplice lite tra concorrenti.
Probabile, ma all’interno delle forze dell’ordine non tutti sembrano convinti da questa interpretazione. I dissapori tra Nigito e Interlici sarebbero nati per il piazzamento di alcuni apparecchi in un bar. Ci sarebbe stata un’invasione di campo di uno dei due. Ma il punto che si vuole approfondire meglio è un altro. Dietro l’affare dei videopoker c’è la mano della mafia? C’è una spartizione di zone o affari? Su questo si sta cercando di far luce.
I fratelli Nigito sono molto noti in città per il loro spessore criminale assodato con il clan omonimo che negli anni passati si è fatto strada nella città ipparina. In passato uno dei fratelli della vittima, Gianluca, era stato al centro di un agguato ma era riuscito a salvarsi miracolosamente.
I Nigito, oltre alla gestione delle macchinette videopoker, si sono imposti in città con una forte presenza nel mercato delle macchinette per il caffè. Vittoria ripiomba nella paura delle guerre di mafia degli anni ’90. E ora c’è l’ansia di vedere se nuovi equilibri si formeranno e se si assoderanno a colpa di revolver.
L’agguato sembra aver ripuntato i fari su Vittoria. La città ipparina dalla strage dei San Basilio del 1999 non ha vissuto episodi eclatanti. Ma gli affari non si sono mai fermati. Il centro nevralgico è il mercato ortofrutticolo di Via Fanello.
Una recente indagine della Guardia di Finanza ha messo le mani sui conti delle società che operano all’interno del centro scoperchiando molte anomalie e molte nomi noti alle forze dell’ordine per reati di stampo mafioso. Ora si cercano di capire i collegamenti con i clan e con gli altri centri del resto d’Italia.
Non c’è solo il mercato. I soldi girano con attività totalmente legali ma che hanno la forza in più dell’imposizione. Un racket indiretto. “Funzionano questi affari non perchè c’è paura ma perchè è nella cultura nostra chinarci” sentenzia sconsolato un poliziotto. E intanto girano i soldi e le paure ritornano.