Via la scorta al ribelle
Rifiuta il pizzo, la ‘ndrangheta gli spara, si salva per miracolo, lotta contro i mafiosi per anni e anni. Adesso, a Tiberio Bentivoglio hanno tolto anche la scorta
Una chiamata. “Una formale telefonata da parte di una funzionaria di polizia”. Così l’imprenditore e testimone di giustizia Tiberio Bentivoglio ha appreso della revoca della sua scorta dopo tredici anni.
Per raccontare la storia di Tiberio non basta, però, tornare indietro di tredici anni ma di ben trentadue, al giorno in cui – era il 14 marzo 1992 – rispedì al mittente con un “no” forte e deciso la richiesta di pizzo avanzata da un mafioso. Un giorno che cambiò la vita di Tiberio e di sua moglie Enza, presi di mira dalla ‘ndrangheta e costretti a subire ritorsioni di ogni tipo: dai furti di merce all’esplosione del suo negozio, la Sanitaria S. Elia, nel 2003, fino ad arrivare all’attentato del 2011, quando un sicario lo affrontò a colpi di arma da fuoco, colpendolo alla gamba. Tiberio quel giorno portava un borsello a tracolla. Uno dei colpi, diretto al petto, venne attutito proprio da quel borsello.
Insomma, in questi trentadue anni la ‘ndrangheta non ha mai dimenticato i “no” di Tiberio e le sue coraggiose testimonianze ai processi di mafia. Ecco perché questa decisione ha spiazzato non solo la sua famiglia ma anche i tanti giovani che in questi lunghi anni lo hanno ascoltato nelle scuole di tutta Italia.