“Vedo, sento e parlo”
Cinque anni dopo, i ragazzi di Milano non hanno dimenticato Lea Garofalo. “Una di noi” dicono, mentre la ricordano nel corteo
Luce. Quella del fuoco vivo delle fiaccole, che ha illuminato l’Arco della Pace e i giardini di Viale Montello. Ma anche quella degli occhi della gente, occhi di riscatto, occhi di speranza, occhi di ringraziamento.
Semplicemente una donna
“Cosa aveva Lea Garofalo in più di noi?”, si chiede un ragazzo dell’Istituto Volta. Non aveva niente in più di noi. Era semplicemente una donna, che ad un certo punto della sua vita, si ribella allo status quo rompendo gli equilibri, animata dall’amore immenso verso sua figlia Denise. Cinque anni sono passati.
E più di un centinaio di persone si sono date un appuntamento importante. Con una fiaccola in mano, hanno ascoltato le tante letture dei ragazzi del Presidio Lea Garofalo e delle scuole superiori e medie. Era presente anche la presidente della Commissione antimafia, Rosi Bindi, che con la bandiera sulle spalle ha voluto ricordare il coraggio di questa donna, che non deve mai essere dimenticata.
Dall’Arco della Pace, luogo in cui Lea fu vista per l’ultima volta, ai giardini di Viale Montello, dedicati lo scorso anno al coraggio di Lea Garofalo, proprio davanti alla sua ex casa, che lei denunciò come il fortino della ‘ndrangheta, dove si svolsero le azioni criminali, dal traffico di droga agli omicidi. Accompagnati dalle musiche commoventi del maestro Raffaele Kolher, si colorano le strade milanesi di arancione, rosa e giallo, come le bandiere raffiguranti Lea, e la scritta ‘Vedo Sento Parlo’. Davanti alla targa, posta lo scorso anno dopo i funerali civili, tanti applausi e tanta emozione, a significare ancora una volta di più, l’attaccamento di questa città e dei tanti giovani a questa donna semplice, coraggiosa e donatrice d’amore, verso sua figlia. Ma non solo. Anche donatrice d’amore verso tutti noi, che aspettiamo spesso il passo di qualcun altro per fare qualcosa che ci compete.
Dandoci l’esempio
Infine, la Costituzione Italiana. Quella che si vuole cambiare per stare al passo con i tempi. Ma la nostra Carta fondamentale è forse il più bel scritto civile, politico e sociale a nostra disposizione. E anche ieri sera, di fronte ai 13 pannelli dedicati ai principi di giustizia, dignità ed eguaglianza della Costituzione Italiana, ci siamo sentiti tutti uniti. Perché questi sono valori che uniscono e che rendono liberi. Si, liberi.
Come Lea, che denunciando la sua famiglia ‘ndranghetista ha assaporato “il fresco profumo della libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”, come disse Paolo Borsellino, nella fiaccolata in ricordo dell’amico Giovanni. Perché lei è riuscita a Vedere, Sentire e Parlare. Dandoci l’esempio. Ciao, Lea.