Un’estate libera
«Andiamo – sottolinea Scorzato – per capire ciò che la gente del posto pensa in merito al cambiamento in corso con la presenza della cooperativa di Libera Terra. Ripartiamo portandoci a casa di tutto, l’idea che l’Italia è una e indivisibile.
L’accoglienza smisurata della gente, un territorio bellissimo stuprato, però, da una mentalità perversa. Ci portiamo dentro tantissima voglia di fare, di aiutare a riscattare quel territorio».
Da Trieste spostiamoci in Umbria. A Perugia Walter Cardinali è un organizzatore instancabile. Di mestiere fa l’albergatore, anche se a tutti gli effetti lavora per coordinare le attività del comitato regionale di Libera. Con i ragazzi umbri è andato a lavorare nella cooperativa Valle del Marro di Polistena, nella Beppe Montana di Belpasso e nella nuova esperienza sorta nell’agrigentino. «I ragazzi che fanno i campi, se posso usare questo termine, si “fidelizzano”. Quella che vivono è un’esperienza che li prende molto, facendogli toccare con mano la realtà».
«I più bravi – aggiunge – diventano degli attivisti. Come gli studenti del Liceo classico che vanno a parlare nelle scuole con i coetanei, organizzano incontri, iniziative. Quest’anno abbiamo dovuto chiudere le iscrizioni perchè non c’erano più posti, tutti i campi sono pieni».
Torniamo in Calabria. Mimmo Nasone è attivissimo tra i giovani di Reggio, la città dello Stretto culla della ‘ndrangheta. E’ un calabrese tosto a tutti gli effetti. Alcune settimane fa ha ricevuto delle intimidazioni. Un po’ di preoccupazione certo, ma non per questo si tira indietro. Anzi. Con i gruppi di Libera della Piana di Gioia Tauro e della provincia reggina, aiuta l’organizzazione dei campi alla Valle del Marro, oppure a Pentedattilo.
Un paesino che è uno spettacolo, purtroppo abbandonato nel corso degli anni e oggi quasi del tutto disabitato. Qui sotto la montagna che sembra una mano aperta, da alcuni anni la cooperativa Terre del Sole porta avanti un progetto di riqualificazione. Anche in questo caso una sfida nella sfida: recuperare Pentedattilo, offrendo occasioni di riscatto ai migranti, ai tanti disoccupati della zona, per creare sviluppo pulito, etico e legale.
«Sono tanti ragazzi coinvolti – racconta Nasone – in questo momento a Pentedattilo c’è un gruppo di Bolzano. Proponiamo un percorso di lavoro ma anche di formazione, con l’incontro con testimoni della lotta contra la ‘ndrangheta. Se c’è un nota dolente è che, nonostante la grossa partecipazione, non riusciamo a coinvolgere molto i nostri ragazzi». «Quest’anno, fortunatamente, c’è un ritorno perchè a Reggio Calabria si è costituito un gruppo attivo di ragazzi che ha deciso di partecipare ai campi calabresi, ma anche al raduno nazionale di Libera a Borgo Sabotino, in provincia di Latina. E’ una grande opportunità affinchè i nostri giovani possano incontrarsi tra loro e con loro coetanei, confrontarsi e contagiarsi». Un contagio etico e morale.
Passiamo lo Stretto. La Sicilia è stata la prima regione dove si è sperimentata l’esperienza delle cooperative. Qui, a Corleone, è nata la Placido Rizzotto dedicata al sindacalista ucciso dagli uomini di Liggio nel 1948, il cui corpo è stato ritrovato soltanto pochi mesi fa. A raccontarci dei campi è Umberto Di Maggio, coordinatore siciliano di Libera. Umberto, sociologo di formazione, è uno dei pochi siciliani “di ritorno”. Ha scelto di tornare in Sicilia per impegnarsi direttamente per la sua terra, a sporcarsi le mani con l’impegno quotidiano.
«I campi che organizziamo quest’anno sono nel corleonese, dove ci sono le cooperative storiche di Libera: la Placido Rizzotto, la Pio La Torre, la Lavoro e non Solo. Inoltre ci sono le nuove realtà da poco nate: la Beppe Montana e quelle che sorgeranno a Castelvetrano e a Naro».
Che numeri sono previsti?
«Considerando che ad ogni campo partecipano circa venti ragazzi, e ogni settimana se ne organizza uno nuovo e che abbiamo iniziato a giugno e finiremo a settembre…parliamo di qualche migliaio di giovani». Una partecipazione importante che: «Per noi rappresenta uno sprone a fare sempre meglio e di più. E’ – sottolinea Di Maggio – un incoraggiamento forte che proviene da territori che non sono coinvolti direttamente dal problema mafioso. O meglio lo sono, ma non ne hanno piena consapevolezza». I giovani siciliani? «Partecipano, certo, ma in numero ridotto rispetto ai tanti che vengono da altre parti d’Italia. Rispetto agli anni passati la situazione sta migliorando ma il percorso è ancora lungo».
Lasciamo la Sicilia e facciamo l’ultima tappa nel Lazio, a Borgo Sabotino in provincia di Latina. Qui sorge il villaggio della legalità dedicato all’avvocato catanese Serafino Famà. Appena inaugurato, lo scorso autunno, è stato subito devastato. Poco dopo, come pronta risposta all’intimidazione subita, si è messa in moto la voglia di riscatto dell’intera zona.
A raccontarcelo è Antonio Turri, poliziotto in pensione e animatore di Libera nel Lazio. «C’è stato da subito l’impegno attivo di gruppi giovanili provenienti da ogni parte d’Italia. La notte dell’attentato – ricorda – nella struttura danneggiata ha pernottato un gruppo di lupetti di Roma. Dall’inizio di questa esperienza abbiamo contato più di 4.000 scout che, da ogni dove, hanno aiutato a far ripartire Borgo Sabotino. E con loro giovani di numerosissime associazioni». A fine luglio, proprio nel Villaggio della legalità si riuniranno 350 ragazzi per partecipare al raduno nazionale dei giovani di Libera. Per confrontarsi, conoscere, conoscersi e contagiarsi.
Ancora convinti che si tratti di una generazione assente?