Una voce contro il potere. Il cinema di Giuseppe Fava.
Della povertà culturale in cui rantolava il cinema italiano Fava continuerà a scrivere parecchio. L’industria cinematografica riconosce in vari modi l’importanza e il valore del lavoro di Fava, ma non è in grado di tradurlo in linguaggio, forse di contenerne la complessità. E nel caso in cui ci riesce ciò avviene lontano dal territorio nazionale.
Fava si trova a Roma quando incontra Werner Schroeter. Tra il 1978 e il 1979, l’“Espresso sera”, giornale catanese per il quale lavorava da vent’anni e di cui era caporedattore, non gli conferma il dovuto passaggio a “direttore” – mansione che svolgeva da tempo in modo ufficioso. Fava inizia a dar fastidio, strappa con il monopolio dell’informazione catanese e non può più lavorare. Deluso lascia il giornale e la città, trasferendosi a Roma dove oltre a continuare la sua attività di giornalista conduce per RadioRai diverse puntate della trasmissione Voi ed io (pare andate perdute). In questa fase inizia la collaborazione con il regista tedesco – già autore di un film italiano Nel regno di Napoli del 1977 – e inizia così a scrivere il testo per Palermo oder Wolfsburg.
Durante questa esperienza Fava segue la troupe a Berlino e Wolfsburg per intere settimane, scoprendo così i segreti della macchina-cinema: questo viaggio sarà fondamentale per il suo rapporto con la macchina da presa che da lì a breve nascerà.
Nello stesso periodo Mario Giusti viene nominato direttore della Terza Rete siciliana della Rai. Giusti non è solo un amico di Fava, ma anche uno stretto collaboratore: è direttore del teatro Stabile di Catania, ha lavorato su diverse opere di Fava, dunque accetta la richiesta di quest’ultimo e approva il progetto per una serie di episodi televisivi che raccontino “gli aspetti più agghiaccianti dell’isola” (da un articolo ritrovato su ufficiostampa.rai.it).
Si arriva così alla serie televisiva “Siciliani” – un misto tra documentario, film d’inchiesta, teatro filmato – girata in 16 mm, che verrà trasmessa sulla rete nazionale un’unica volta nel 1982.
“Vogliamo proporre al resto degli italiani un’immagine dei siciliani diversa da quella stereotipata che si sono fatti ancor prima dell’unità d’Italia”, questa la dichiarazione che Fava e Sindoni rilasciano a Giuseppe Bocconetti. Da quest’articolo dal titolo Una voce che arrivi al potere, si capisce qual è l’intenzione del capo della struttura Mario Giusti, cioè dare a milioni di persone dei punti di vista reali e duri dei problemi dell’isola. Scrive Bocconetti: “…la sfiducia verso lo Stato e le sue istituzioni è assai diffusa. E la RAI per i siciliani non è che una delle tante rappresentazioni del potere che celebra se stesso. Qui, dunque, più che altrove la “scommessa” di cui parlano i dirigenti centrali della Terza Rete s’è fatta sfida”. Chissà se i dirigenti centrali della Terze Rete sapevano che a programmi già avviati l’80% del territorio non riceveva ancora il segnale.
Giuseppe Fava propone quindi il progetto dei 6 documentari a Mario Giusti, che lo accoglie, la Rai ne affida la regia a Vittorio Sindoni ed è quest’ultimo che chiama Riz Ortolani per la colonna sonora. Il viaggio di Fava e Sindoni lungo l’isola dura circa un mese.
Il risultato sono 6 film dalle caratteristiche molto diverse tra loro ma con una precisa coerenza nella ripresa e ricostruzione della realtà, tra improvvisazione e finzione. I temi sono diversi: la lucida sintesi storica dalla vecchia alla nuova mafia (Da Villalba a Palermo), lo scandalo dei terremotati della Valle del Belice (L’occasione mancata), la miseria in cui i bambini vengono fatti emigranti (La rivoluzione mancata), i “paesi buoni” senza criminalità ma “morti” (La conversazione mai interrotta), la devastazione delle industrie e la beffa delle miniere (Opere Buffe), l’emigrazione forzata (Gaetano Falsaperla, emigrante). Al cambiare dei temi cambiano i registri narrativi, il linguaggio che si dà è a volte freddo e serrato altre volte triste e malinconico. La regia di Sindoni è semplice, si limita a seguire la voce e l’intrecciarsi dei testi, mentre la voce-off, dello stesso Fava, è a tratti onnisciente a tratti talmente umana da confondersi con quella della gente, per strada: in Da Villalba a Palermo Fava chiede ad un ragazzo “ma se vedessi ammazzare una persona per strada, andresti alla polizia?”, e il ragazzo risponde “e se io le chiedessi la stessa cosa? Lei cosa farebbe?”. La voce-off rende esaltante e amplifica la presenza fisica di Fava che intervista, sta dietro la camera, entra in relazione con i personaggi, recita, con la leggerezza di chi sa parlare con le persone (di teatro o di strada che siano), con la sicurezza di chi conosce altrettanto a fondo quell’intricata situazione sociale dominante.
Fava intervista uomini, donne, bambini, vecchi, che sono minatori, disoccupati, casalinghe col marito all’estero, migranti, mafiosi, professori, poeti, artisti. Si serve di fotografie, ricostruisce scene di omicidi, di viaggi in treno, si cala dentro le miniere dell’entroterra, tira fuori testi di teatro, di romanzi, di inchieste. Alcuni di questi incontri sono fortuiti, fatti lungo il viaggio, altri sono scritti e recitati da attori come Ida Di Benedetto, i catanesi Pippo Pattavina, Tuccio Musumeci, Mariella Lo Giudice, Leo Gullotta, altri ancora sono interventi di artisti come Bruno Caruso, Ignazio Buttitta.
Dietro questi lavori c’è una struttura creata a Catania da Fava per il teatro, la Cooperativa Alpha, che inizia a occuparsi di produzione cinematografica, lavorando con giovani tecnici della Sicilia orientale. Dopo la serie Siciliani, la Cooperativa produce per RaiTre le serie Minoranze etniche in Sicilia, dell’allora sconosciuto Giuseppe Tornatore; Le feste popolari, di Orazio Torrisi (che era stato aiuto regia nel film di Schroeter e organizzatore di produzione per Siciliani); e andrà coi conti in rosso per Effetto luna sulla Sicilia ellenica, le quattro regie di Fava.
Uno di questi quattro film – si parla di una Medea siciliana – lo stiamo ancora cercando, ma scoprire le tre regie realizzate interamente da Fava (con l’aiuto di Orazio Torrisi), con una troupe leggerissima è stata una grossa emozione, soprattutto per la totale libertà di espressione che risulta subito evidente. Certo da un punto di vista tecnico questi film sono disastrosi, ma Fava è finalmente svincolato dai linguaggi che in un modo o nell’altro i suoi collaboratori hanno apportato nei film precedenti e si sente libero di sperimentare: Il tempo, la bellezza, il silenzio è una poesia per immagini, in Clowns del teatro antico ovvero il Miles siciliano riadatta Plauto, in Anonimo Siciliano riprende la sua unica regia teatrale, Foemina Ridens, e la impressiona su pellicola.
L’ultimo contatto con la televisione Giuseppe Fava lo ha con Enzo Biagi, in un’intervista mandata in onda il 28 dicembre del 1983, ed è ancora la sua presenza fisica, la sua voce, a colpire con esattezza, con quei racconti precisi e lucidi che sembrano uscire fuori dalla realtà per andare in quel mondo parallelo nel quale riesce, ancora e per l’ultima volta, a sviluppare quel nuovo immaginario a cui la società intera sarebbe arrivata pochi anno dopo, quello che ci porta alle ruberie e agli incastri politico-mafiosi degli ultimi vent’anni, che ci porta di fronte alla verità che ha cercato per tutta la vita e che – in vari modi – può farci ancora vedere.
“Prima che vi uccidano” è anche il titolo, proposto da Sergio Mattiassich Germani, della retrospettiva sul cinema di Pippo Fava curata da Nomadica – circuito per il cinema autonomo. La rassegna è itinerante ed è organizzata con il sostegno e il prezioso aiuto della Fondazione Fava, del Coordinamento Fava, de I mille occhi – festival del cinema e delle arti, di Fuori Orario – Raitre e della Cineteca Nazionale. Il titolo riprende una frase di Rossano, personaggio dell’omonimo romanzo. Ed è Rossano, che Claudio Fava ha definito una sorta di “anticristo”, a pronunciare queste parole durante un comizio, in piazza, davanti a una moltitudine povera e esultante: “La voce gli mancò, e allora fece affannosamente un giro su se stesso, con le braccia levate, guardando le case e i palazzi lontani: << Voi, voi! >> gridò, <<Voi che siete i padroni delle miniere, dei pascoli, delle chiese e delle foreste, aiutateli a non morire, perché anch’essi hanno anima umana. Aiutateli, prima che vi uccidano, poiché se essi saranno destinati a morire, la vostra morte sarà ancora più orribile. Quanto voi vi siete glorificati e avete lussuriato, tanto avrete tormento e cordoglio, ed alla fine direte: ahi le nostre case, i nostri palazzi, i nostri figli così felici, le nostre chiese ch’erano vestite di bisso e porpora, ch’erano adorne d’oro e pietre preziose, una cotanta ricchezza è stata distrutta in un attimo… >>.
Filmografia
[Purtroppo la filmografia qui indicata non è ancora completa. Fava ha sceneggiato dei film di Ugo Saitta – presenti alla Filmoteca Regionale Siciliana, ma la notizia ci è giunta troppo di recente per riportarne qui traccie dettagliate. Inoltre la copia della citata “Medea siciliana” con Ida Di Benedetto – prodotta per la serie “Effetto luna sulla Sicilia ellenica” – non è ancora stata ritrovata e di conseguenza non possiamo fornirne i dati.]
Soggetto e Sceneggiature
La violenza: quinto potere
regia: Florestano Vancini
soggetto: dal testo teatrale “La Violenza” di Giuseppe Fava
sceneggiatura: Massimo Felisatti, Fabio Pittorru e Florestano Vancini
musiche: Ennio Morricone
origine: Italia 1972
durata: 85′
Con Mario Adorf, Enrico Maria Salerno, Riccardo Cucciolla, Ciccio Ingrassia
Gente di rispetto
regia: Luigi Zampa
soggetto: dal romanzo omonimo di Giuseppe Fava
sceneggiatura: Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Luigi Zampa
origine: Italia 1975
durata: 115′
Con Claudio Gora, James Mason, Orazio Orlando, Franco Nero, Jennifer O’Neil.
Palermo oder Wolfsburg
regia: Werner Schroeter
sceneggiatura: Giuseppe Fava, Werner Schroeter, O. Torrisi, K. Dethloff
origine: RFT/Svizzera 1980
durata 175′
Con Ida Di Benedetto, Antonio Orlando, Nicola Zarbo, Brigitte Tolg, Gisela Hahn
[Orso d’Oro a Berlino (1980), mai distribuito in Italia]
Regia, co-regia e sceneggiatura
Serie RAI – “Siciliani” – co-regia Vittorio Sindoni (film indicati per ordine di trasmissione RAI – inclusa data)
Gaetano Falsaperla, emigrante – Con Leo Gullotta, Mariella Lo Giudice, Anna Malvica, Agostino Scuderi. Con l’intervento di Ignazio Buttitta (29/6/80)
L’occasione mancata – Con l’intervento di Bruno Caruso (4/7/80)
La conversazione mai interrotta – Con Giuseppe Pattavina, Giuseppe Lo Presti e con l’intervento di Nello Caramma (il puparo) (13/7/80)
Opere Buffe – Con Miko Magistro, Turi Scalia (20/7/80)
La rivoluzione mancata – Con Tuccio Musumeci, Giovanni Cutrufelli, Loredana Martinez (27/7/80)
Da Villalba a Palermo – Con Ida Di Benedetto, Corrado Gaipa, Biagio Pelligra. Con l’intervento di Ignazio Buttitta (25/8/80)
Serie RAI – “Effetto luna sulla Sicilia ellenica”
Il tempo, la bellezza, il silenzio – durata 00:28:00
con Orazio Torrisi, Cettina Bonaffini, Silvana Lo Giudice (danzatrice)
Clowns del teatro antico ovvero il Miles siciliano – durata 00:28:36
con Tuccio Musumeci, Turi Scalia, Concita Vasques, Stefania Bifano, Marta Bifano
Anonimo siciliano – Ia e 2a parte– durata 00:58:00
con Mariella Lo Giudice e Giuseppe Pattavina