venerdì, Novembre 22, 2024
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Una capitale di Cosa Nostra

Del barcellonese si occupò poi la Procura di La Spezia nell’ambito dell’inchiesta sul faccendiere Pacini Battaglia e su un grosso traffico di armi delle società costruttrici Oto Melara, Breda ed Augusta con paesi sottoposti ad embargo. Sul suo conto i magistrati scrivevano “essere inserito a pieno titolo nel commercio illegale delle armi e degli armamenti”. Nel 1998 fu invece sottoposto ad indagini (anch’esse poi archiviate) da parte delle Procure di Caltanissetta e Palermo relativamente i cosiddetti “mandanti occulti” della strategia stragista del 1992-93. Nel procedimento (Sistemi Criminali), il nome di Cattafi comparve accanto ai boss mafiosi Salvatore Riina e Nitto Santapaola, al patron della P2 Licio Gelli, all’ordinovista Stefano Delle Chiaie e a Filippo Battaglia. Sugli indagati, il sospetto di “avere, con condotte causali diverse ma convergenti, promosso, costituito, organizzato, diretto e/o partecipato ad un’associazione, promossa e costituita in Palermo anche da esponenti di vertice di Cosa Nostra, avente ad oggetto il compimento di atti di violenza con fini di eversione dell’ordine costituzionale, allo scopo – tra l’altro – di determinare le condizioni per la secessione politica della Sicilia e di altre regioni meridionali dal resto d’Italia…”. Un rapporto della D.I.A. (1994) aveva segnalato contatti telefonici fra le utenze utilizzate dal Cattafi “con soggetti riconducibili a Licio Gelli e Stefano Delle Chiaie, fra la fine del 1991 e gli inizi del 1992”.
A rafforzare l’immagine e il potere del presunto “capo dei capi” della mafia messinese, le amicizie con politici, parlamentari, giudici e imprenditori. È stato ancora lo SCICO di Firenze ad abbozzare la lista dei contatti “eccellenti”. “Sulla base degli elementi desumibili dalla documentazione sequestrata, Cattafi frequentava circoli e club sia a Milano che a Barcellona, potendo così incrementare il numero delle conoscenze utili… Risultava interessato in particolare all’attività del “Circolo Corda Fratres” di Barcellona, il cui rappresentante, Antonio Franco Cassata, risulta rappresentante anche della “Ouverture–Associazione Italia-Benelux” e del “Comitato Organizzativo Premio Letterario Nazionale Bartolo Cattafi”. “In merito all’attività di tali associazioni e circoli – aggiungevano gli inquirenti – apparirebbe opportuno maggiormente indagare essendo tali attività, sovente, mezzo di copertura a congreghe massoniche coperte, atteso anche che notizie informative indicano il Cattafi appartenere a tali consorterie”.
Vengono pure segnalati gli stretti legami con l’on. Dino Madaudo (Psdi), al tempo sottosegretario al Ministero delle Finanze, successivamente sottosegretario alla Difesa (ministro on. Salvo Andò) con delega all’Arma dei Carabinieri. “Rapporti del Cattafi con amministratori pubblici sono evidenziati dai contatti telefonici peraltro frequenti con utenze intestate all’Assemblea Regionale Siciliana alla Presidenza della Regione Sicilia e Assessorato Industria. Persone legate al Cattafi sono Domenico Caliri, antiquario di Barcellona Pozzo di Gotto, l’attore Gianfranco Jannuzzo e l’avvocato Francesco Sciotto, all’epoca assessore all’Industria e appartenente allo stesso partito del Madaudo (…) Conoscenze e rapporti del Cattafi non si limitano a ciò ma spaziano da un viceprefetto (Giuseppe Rizzo al tempo viceprefetto di Messina) con scambi augurali attestanti fraterna amicizia, a non meglio definite conoscenze all’interno della Questura di Messina che gli avevano addirittura consentito di locare un immobile di sua proprietà in Barcellona al Ministero della Pubblica Sicurezza: difatti nell’immobile si era insediato il locale Commissariato di P.S.”.
Nella sua informativa, il G.I.C.O. segnalava che tra le annotazioni sulle agende del Cattafi comparivano le voci “Franco Cassata”, “Dott. Franco Cassata A.–Procura”; “Corda Fratres–Circolo”. “La prima utenza corrisponde a quella dell’abitazione del dottor Antonio Franco Cassata; la seconda agli Uffici Giudiziari di Messina e la terza all’associazione culturale di cui il Cassata risulta rappresentante legale…”. Anch’egli barcellonese, Cassata è l’odierno Procuratore generale di Messina. Secondo Il Fatto Quotidiano del 21 settembre 2011, sarebbe finito sotto indagine a Reggio Calabria per concorso esterno in associazione mafiosa. A dicembre, il Tribunale di Reggio ha ordinato il rinvio a giudizio del dottor Cassata per “diffamazione aggravata in concorso con ignoti” del professore Adolfo Parmaliana, morto suicida l’1 ottobre 2008 dopo aver inutilmente lottato, in solitudine, contro le tante illegalità della vita politico-amministrativa del Comune di Terme Vigliatore.

 

SCHEDA/ LA POLITICA A BARCELLONA

ALLUVIONE, INFILTRAZIONI MAFIOSE, ELEZIONI

Non dev’essere un bel momento per la politica che governa Barcellona. Prima l’alluvione del 22 novembre con tutti gli strascichi di polemica che comporta e, non ultima, l’accusa del movimento degli studenti che stigmatizza lo stornamento dei fondi provinciali per gli alluvionati per fare luminarie di Natale. Poi la nomina della commissione d’inchiesta da parte del Ministro degli Interni su eventuali infiltrazioni mafiose all’interno del palazzo comunale sulla vicenda del Parco Commerciale; vicenda, questa, aperta da un esposto di questa associazione, insieme all’ass. Citta Aperta, presentato al Prefetto e alla Procura della Repubblica il 4 gennaio del 2011. E infine le prossime amministrative, su cui i primi due avvenimenti pesano come un macigno.
Non dev’essere un bel momento per la politica che governa Barcellona se invece di mettersi a disposizione della commissione d’inchiesta, sente il bisogno di organizzare una conferenza stampa per delegittimare la stessa commissione ed attaccare le associazioni antimafia e il giornalista Antonio Mazzeo rei, le prime, d’aver
sollevato il problema e il secondo di aver esercitato il diritto/dovere di informazione. E, in maniera bizzarra, lo fa affidando il timone al Senatore Nania, che formalmente non c’entra nulla ma che dimostra, qualora ce ne fosse bisogno, di essere il vero “dominus” della politica Barcellonese.
E non deve essere un bel momento nemmeno per la politica di opposizione, che non sente il bisogno di dire una parola su queste vicende, e in particolare sul parco commerciale. La sensazione in città è che tutti, destra e sinistra, si augurino che il comune non venga sciolto e si vada tranquillamente alle elezioni, perpetrando un sistema che non trova al suo interno le ragioni per il cambiamento. Lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose inevitabilmente rinvierebbe la data delle elezioni ed obbligherebbe tutti, dominanti e dominati, a riflettere se non sia il caso di cambiare musica e mettersi il sistema Nania alle spalle.

Santa Mondello, Associazione Rita Atria

2 pensieri riguardo “Una capitale di Cosa Nostra

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