giovedì, Novembre 21, 2024
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Una bella giornata

La “marcia su Catania” è fallita, pochi fascio-leghisti, moltissimi “buonisti” giovani e anziani a protestare. Ma resta un segnale allarmante: il teatrino politico va a rovescio. Pochi politicanti destano più attenzione di popoli interi che soffrono e spesso muoiono nel nostro mare.

Piazza, bella piazza

Mi è sempre piaciuto arrivare tra i primi e prima che inizino le manifestazioni. E infatti, anche oggi, sono. arrivato tra i primi.

È il tre ottobre e sembra una giornata estiva con un venticello tiepido e umido che spazza piazza Trento Dopo un po’ arrivano i primi manifestanti, vicino al chiosco Matteo rilascia un’intervista spiegando come e perchè ci siamo dati l’appuntamento in piazza. I ragazzi della redazione distribuiscono il foglio dei Siciliani giovani. Il titolo? “Arriva il capitano!”.

In fondo al viale si sente urlare, sono i centri sociali “Odio la lega la, la, la…!”. Ecco che si apre il microfono per tutti coloro che hanno qualcosa da dire, ottimo quello delle ragazze di “Non una di meno”, un po’ meno qualche altro (forse troppo aggressivo), politica poca e entusiasmo tanto

“Micio quanti saremo?”. “Un migliaio,e tutti con la mascherina”. Insomma tutto bene da questa parte della piazza.

Dall’altro lato di piazza Verga stazionano i militanti leghisti che litigano coi passanti di corso Italia.

Delegazione internazionale di estrema destra arrivata a Catania per portare solidarietà a Matteo Salvini

“Che ci siete venuti a fare qui a Catania, vi siete dimenticati di quando ci chiamavate terroni?

E quel ‘non si affitta ai meridionali’ nei cartelli sulle case?”. leghisti, nordici e nostrani, rispondono con versi poco comprensibili.

Adesso il corteo si sta sciogliendo, non ci sono stati incidenti, anche se per qualche istante qualche gruppetto aveva l’aria di voler superare le camionette della celere, ma solo un accenno di mossa e nulla più.

Unico episodio, “violento”, il calcinaccio che a un certo punto si stacca da una parete del tribunale – dove l’imputato Salvini si sorbiva l’udienza preliminare – e finisce al polpaccio dell’avvocata leghista, la signora Buongiorno, che esce dall’aula in carrozzella (ma niente di grave, per fortuna) mentre Salvini impreca contro la ministra Bonafede che, secondo lui, è colpevole del calcinaccio.

A parte ciò, è stata una bella giornata.

G.C.

* * *

I dimenticati

Trasformare un processo per sequestro di persona nella festa del partito di quel ministro non era facile, ma ci sono riusciti. Catania palcoscenico e scenografia. Il tribunale da un lato, il palco della lega dall’altro. Il mare, l’Etna, gli arancini e le granite sullo sfondo. Il porto, che fu quello della Diciotti e della grande contestazione a Salvini, invaso dai leghisti come sede della festa.

Si doveva parlare del sequestro, da parte di un ministro in carica, di centoquaranta persone a bordo di una nave. Dei minorenni sequestrati a bordo finché non è intervenuto il magistrato. Di donne e bambini bloccati in condizioni d’igiene e precarietà spaventose.

E invece si è parlato invece della “convention” della lega, di turismo, di imprese, di politica provinciale e di sovrastrutture. Di come la Meloni e il Tajani si metteranno d’accordo . forse – col Salvini, di come contratteranno comando e appalti col Matteo e con la Giorgia. A voce bassa, s’è parlato pure di Zaia e di come questa festa potrebbe essere l’ultima per capitan Salvini.

Così è stato raccontato su tv e giornali, lasciando processo e accusa sullo sfondo. Quei centoquaranta esseri umani a cui sono stati negati tutti i diritti sono stati solo un pretesto per portare a Catania i big della politica nazionale.

In mille, da piazza Trento, pacificamente in corteo, nel giorno dell’anniversario della strage di Lampedusa, abbiamo ricordato le vite, i diritti negati, la giustizia che dovrà prima o poi arrivare. Ci i decreti “sicurezza”, formalmente illegali ma che il governo non ha ancora cancellato. Raggiungere l’Europa senza morire è ancora una fortuna, se va bene, fra il razzismo all’arrivo e prima della partenza le torture.

I centoquaranta migranti-ostaggio della nave Gregoretti, i centosettantasette della nave Diciotti, ventimila morti annegati nel nostro mare, i giovani italiani “neri”, ma laboriosi e italiani quanto ognuno di noi, che vivono col terrore dell’espulsione – abbiamo gridato per loro. Esattamente in questo giorno, il tre ottobre di sette anni fa, trecentosessantotto emigranti sono morti in poche ore in un solo naufragio, davanti a Lampedusa. A loro, l’Italia ipocrita avrebbe dedicato una giornata ufficiale, la Giornata nazionale della Memoria e dell’Accoglienza. Ma figurati che nella festa dei politici qualcuno se l’è ricordato.

M.I.

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