Un quartiere
Lo stralcio di un racconto che va avanti da molti anni: una città, un quartiere, persone che ci vivono dentro. E che vivendoci esplorano città, altri esseri umani, la propria vita…
Un quartiere si può osservare in tanti modi, ma soltanto la notte si possono rilevare e mettere a confronto con il resto della giornata, alcuni particolari che durante il dì non si possono notare.
Il colore della casa, i chiaroscuri, i silenzi e i rumori delle macchine che salgono la via del Redentore, questa notte, a Franco sembrano elementi da non trascurare; l’umidità gli entra nelle ossa, il suo corpo è caldo, e la febbre addosso, a lui dà la sensazione di formare un vestito che lo copre dal freddo; mentre cammina, comincia a sudare, guarda l’edicola e pensa che la mattina non ha comprato il giornale, allora si chiede improvvisamente se fosse successo qualcosa che lui deve effettivamente sapere.
Poi ritorna alle strade del quartiere e gli viene in mente la prima notte che le aveva attraversate con suo padre, quando era bambino; di allora si ricorda quelle ville, come abitazioni molto grandi rispetto alle loro dimensioni reali. Suo padre avrebbe voluto che lui si trasferisse in un’altra città; lui invece, dopo la sua morte aveva chiesto a se stesso di poter ritornare nel quartiere della casa in campagna di suo nonno.
Allora non avrebbe pensato che quella via dopo gli anni Sessanta sarebbe stata edificata da palazzi a quattro e a cinque piani, che avrebbero sovrastato le vecchie ville dell’inizio del novecento, com’era quella che lui aveva ereditato.
“Tutto differente” pensa Franco. “Adesso che i palazzi sovrastano il tessuto urbano antico, illuminano la strada, con le loro luci che escono dagli infissi degli appartamenti, durante tutta la sera”.
Questa notte, la stessa via del Redentore ha per uniche luci i fari delle macchine; ha piovuto, e la viabilità si è trasformata in un fiume, mentre le macchine di piccoli onnipotenti si sono fermate una dopo l’altra, e coloro che guidano, suonano i clacson come tamburi, con l’intolleranza di chi vuole ritornare a casa.
Durante la serata, il traffico si delinea; restano alcune macchine ferme vicino al marciapiede, e qualcuno é ritornato con un’altra macchina a riprendersi quella lasciata lì, dopo ore di nubifragio. Franco ha l’impressione di stare ritornando da un lungo viaggio, con le ossa fracassate dalla fatica mentre si avvicina a casa sua, il chiaroscuro delle case, nel contesto della sua abitazione, adesso emerge nitidamente.
La sensazione di stare portando tutto il peso del suo corpo fino a casa non gli fa trascurare tutto quello che vede. Apre il portone della villa e il cane va verso lui ululando per la felicità del ritorno del suo padrone, si accuccia ai suoi piedi, allora Franco si china e fa come se gli dicesse qualcosa.
Il cane si acquieta, entra a casa e lui se lo porta fino alla stanza del secondo piano vicino alla terrazza. Il cane gli rimane vicino.