Un caffè, un voto.
Elezioni universitarie del 23 e 24 ottobre 2018, ecco il biglietto da visita.
“I punti del programma elettorale della mia lista? Non me li ricordo”
Nulla di inventato eh, abbiamo avuto veramente una discussione del genere; ad onore della cronaca però almeno ci è stato indicato con chi parlare se fossimo interessati.
Non sottovalutiamo la questione elezioni però; nell’aria densa di tensioni politiche e titanici scontri intellettuali aleggiano interessi superiori.
Quali interessi?
Quelli dei bar, che fra caffè e aperitivi guadagnano milioni.
“Sono stato contattato da un sacco di persone – ci raccontano un po’ tutti da un po’ tutte le facoltà – mi dicono che loro ci credono veramente, che sanno che sono stato già contattato da un sacco di persone (e te credo!) e che contano sul mio appoggio. I più educati dicono di volermi offrire un caffè”.
Da questo caffè, che i più scaltri scroccano spudoratamente a prescindere dalle proprie intenzioni elettorali, dovrebbe nascere poi un voto. Cioè: il candidato, nelle sue nobili intenzioni, avendo offerto un caffè al povero elettore si sarebbe guadagnato la sua fiducia.
Eh sì, un tempo le calde bevande venivano usate per rimorchiare, oggi per farsi votare. Da “me lo sono portato a letto” a “me lo sono portato al seggio” il passaggio è breve.
Ecco dunque che possiamo iniziare ad immaginare il profilo del candidato tipo:
1- Arriva con un clamoroso anticipo a lezione, fregandoti il posteggio, e parla con qualunque entità gli si pari davanti. Se però scopre che sei matricola e non puoi votare sarà molto elegante nel mandarti a fan…
2- Possiede il dono dell’ubiquità. Durante le pause si torva contemporaneamente in tutti i gruppi presenti a lezione: parla simultaneamente di quello stronzo di diritto privato, di Cristiano Ronaldo alla juve, del governo giallo-verde, del parallelismo storico immigrato-ebreo, dei no-vax e volendo anche dell’acqua della Ferragni.
3- Hai la sigaretta spenta? Avrà sempre l’accendino pronto per attaccare conversazione e raccattare voti. Anche se non fuma.
4- Cavalca l’onda del disagio come un surfista: c’è un minimo problema a lezione? C’è una piccola discussione? Lui si materializzerà davanti a voi. Lo farà anche dopo le elezioni? Chi vivrà vedrà.
5- Sorride sempre. Avanzate tecniche di sociologia? No, sta solo diventando schizofrenico per i caffè.
In fondo però è interessante. Tutte le liste hanno bisogno di appoggio per andare avanti, e il suddetto appoggio arriva dai partiti “dei grandi” che nelle università vedono un vero e proprio settore giovanile.
Caffeinomani del presente, politici del futuro.