Ultimi fra gli ultimi
Catania. Sbarcano gli emigranti
La cronaca è questa:
il 10 agosto sulle spiagge Catanesi della plaja sbarcano 94 emigranti di nazionalità Siriana ed Egiziana, sei di questi annegano nei bassi fondali di quella spiaggia, gli altri vengono soccorsi : 43 bambini non accompagnati vengono portati nei centri di accoglienza per minori, 34 emigranti, per lo più nuclei familiari con bambini, che rifiutano di farsi identificare, vengono portati nella sede della scuola Andrea Doria di via case sante, nel quartiere dei Cappucini, i rimanenti vengono tradotti al CARA di Mineo.
Era già successo, circa un anno fa degli emigranti Egiziani erano stati portati nella palestra che fu della scuola Andrea Doria di via Cordai, e dopo sole 24 ore furonorespinti nel loro paese di origine.
La cosa che salta in mente è che ogni volta che arrivano gli emigranti nella nostra città vengono portati nei quartieri popolari della periferia o del centro storico.
Come se si volessero mettere insieme gli ultimi con gli ultimi, come se si volesse tessere un sottile filo rosso tra gli uni e gli altri!
Gli ultimi che fuggono da dittature, guerre e carestie e gli ultimi che vivono nel degrado occidentale senza diritti, senza democrazia, sotto l’oppressione della mala politica e delle mafie.
Quando sbarcano gli emigranti, dove portarli?
Ovvio: “Nelle disagiate scuole e palestre dei quartieri popolari”. La città perbene, non deve sentire, non deve vedere e non deve essere turbata da tanta miseria umana, così com’è successo quando fu sgomberato palazzo Bernini occupato dagli emigranti Bulgari.
L’amministrazione catanese il 14 agosto ha proclamato il lutto cittadino per quei sei emigranti periti durante lo sbarco. Speriamo che non sia un atto di “buonismo” politico ma l’inizio di una politica per l’accoglienza e l’integrazione degli emigranti che scelgono di vivere nella nostra città.
Gli emigranti che sono stati portati nella scuola di via Case Sante, non hanno voluto dichiarare la loro identità, hanno solo chiesto di proseguire il loro viaggio verso il nord Europa per ricongiungersi con familiari che risiedono lì.
Durante la permanenza nella scuola non hanno avuto alcuna assistenza medica nè legale, né il supporto di mediatori culturali e interpreti. Nulla di quel che prevede la legge. Se non fosse stato per le organizzazioni sociali che si occupano di emigrazione, unite in un collettivo antirazzista, non avrebbero avuto il minimo sostegno.
Gli emigranti hanno resistito alla identificazione forzata protestando e gridando “Freedom, freedom!”. Ma le forze dell’ordine hanno reagito in malo modo, e con l’inganno hanno costretto queste persone a seguirle alla polizia scientifica per l’identificazione.
Alcuni emigranti hanno raccontato di essere stati maltrattati.
Ai funzionari e poliziotti ricordiamo che hanno giurato sulla Costituzione, il cuil’articolo 3 dice che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge a prescindere dalla razza o religione o orientamento politico, e che è loro dovere difenderli da ogni illegalità.
“Abbiamo eseguito gli ordini – ci risponderebbero loro – Abbiamo fatto solo il nostro dovere”.
Ma sarebbe la stessa risposta che dettero gli ufficiali e i soldati delle SS naziste dopo aver fatto il loro triste “dovere”.
La verità è una sola, che la nostra terra appartiene a tutti e tutte, che i flussi migratori sono vecchi quanto è vecchio il mondo e chi è contrario a tutto questo se ne deve fare una ragione.
La società multirazziale è una realtà positiva e bellissima.