Triste, solitario y surreal
Che sfiga, per una palazzina di tre piani diventata rifugio di barboni, collassare proprio l’11 settembre. Manco due parole in cronaca. Niente
E del gene della tristezza, presentato alla comunità scientifica lo stesso giorno del bosone di Higgs, ne vogliamo parlare?
Bene, a quanto sostengono John O’Hara e Paul Gillespie, i due biologi genetisti neozelandesi autori della scoperta, si tratterebbe di un gene tra i più remoti e isolati del nostro codice, talmente elusivo e misterioso da essere sempre sfuggito a ogni rilevamento e tale da consentire comunque al momento solo ipotesi, pur se non prive di fondatezza.
Secondo i due scienziati, questo gene potrebbe avere tra le altre funzioni quella di conservatore di una forma arcaica di memoria risalente a epoche in cui le forme di vita esistenti erano forse ancora di solo livello molecolare. E in tanta semplicità, dicono gli studiosi, è presumibile che regnasse ancora un equilibrio difficilmente riscontrabile dopo.
Molto affascinante, e per quanto oscurata dal bosone (nessun giornale ne ha parlato), la notizia ha comunque destato molto interesse in ambito scientifico, e non meno, per quello che riguarda questa rubrica, in quello musicale, costringendo critici, discografici e melomani a rivedere certe consolidate posizioni che della concreta e impegnata leggerezza facevano ragion d’essere.
Il contributo più tangibile l’hanno dato però come al solito gli artisti, Gianna Nannini ospite da Fazio ha detto la sua, Ligabue ha subito lanciato il singolo “Allora chi siamo da dove veniamo e perché ogni tanto siamo tristi?”, Mina ha rinverdito il vecchio hit “Ma cos’è questa tristezza qua” e Mogol ha dichiarato all’Ansa che se non fosse stato per lui Lucio avrebbe fatto solo canzonette allegre.
Purtroppo anche di queste cose se n’è parlato poco perché, quando si dice sfiga, nel frattempo c’è stato il patatrac di quel tizio della Regione Lazio, della Polverini e di tutti quei contributi variamente impiegati, ragion per cui giornali e tg adesso si mettevano a perdere tempo con le menate sulla tristezza di Pupo e la Nannini.
Dove invece la cosa ha avuto esiti più diffusi è stato sul web, dove dai siti congiunti di Warner e Universal è stato annunciato per Natale l’uscita del cofanetto “Non solo triste – Greatest Hits”, mentre soprattutto nei social forum si è sviluppava un dibattito, spesso conciso e sintetico, a volte inutile, in ogni caso interessante.
Insomma, vuoi per una cosa vuoi per un’altra, alla fine quella che sembrava una notizia destinata per la sfiga di prima a passare inosservata, ha finito per essere ospitata perfino sulle pagine di questo giornale (che notoriamente si occupa di altro), e se ciò non bastasse, per figurare nell’agenda della Commissione Sviluppo Economico del Parlamento Europeo, che nel frattempo aveva intanto provveduto a raccomandare ai Paesi membri di prestare all’argomento la massima attenzione e di considerarlo prioritario in un’ottica di immediata strategia di cassa.
I più solerti a rispondere all’invito furono allora le compagnie telefoniche, che non sapendo più che cazzo inventarsi sostituirono prima tutte le suonerie con nuove suonerie tristi, e inondarono poi gli utenti di sms a pagamento con notizie che ne favorivano lo stato d’animo. Nel breve termine in realtà un po’ tutta l’economia ne trasse giovamento, furono ristampate le opere complete di Leopardi, Corazzini, Tenco, Ciampi, Cohen, De Oliveira, non quelle di Lolli, ma andarono pure quelle a ruba.
La tristezza sembrava riportare l’uomo alle sue origini, forse lo riavvicinava addirittura a Dio si diceva, quel Dio che lo aveva sfrattato un giorno da quel giardino condannandolo a riguadagnarselo, e paradossalmente, più la si guardava in faccia la tristezza, più essa appariva dolce e conciliante, e si comprese allora, come se prima non ce ne fosse mai stata l’occasione, perché l’uomo aveva inventato la poesia, e aveva composto opere come il Requiem in re min. K 626, Crescent, Adele H, Nostalghia, Trilogia della città di K. Ma durò poco, perché passata quella domenica il lunedì mattina si venne a sapere che la notizia era inventata, e la storia del gene della tristezza solo una bufala.
Di O’Hara e Gillespie nessuna traccia, inventati anche loro, come ogni altra cosa in questa pagina. Pura fantasia. Le borse a ogni modo reagirono male lo stesso, e si rischiò molto, ma alla fine, come in tutte le belle storie, trionfò il buon senso, e così la tristezza venne nuovamente bandita, i sostenitori attoniti dispersi, le fabbriche di maionese riaperte, e in men che non si dica, con un gran sospiro di sollievo di tutti, che a qualcuno sembrò però un singhiozzo, la musica tornò a essere quella di prima, ma ancora più leggera.