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Catania, 11 marzo: a centinaia i lavoratori marciano contro i licenziamenti alla Sirti

Da molto tempo non si vedeva a Catania una manifestazione sindacale, interregionale,  caratterizzata da dura fermezza, sofferenza e risoluta volontà a resistere.

Un corteo compatto, costituito da alcune centinaia di lavoratori Sirti provenienti dalle strutture produttive di Catania, Palermo, Cosenza  e Catanzaro – organizzato dalle strutture sindacali metalmeccaniche di Fim, Fiom, Uilm -, presenti con manifesta attiva solidarietà una nutrita rappresentanza di militanti sindacali di Cgil, Cisl, Uil, giovani ed ex lavoratori Sirti,  nel corso della mattinata ha attraversato tutta l’area centrale della città, fermandosi a lungo sotto la Prefettura. Una delegazione – presenti anche i rappresentanti nazionali del comparto Tlc delle tre organizzazioni sindacali –  è stata ricevuta dalla struttura istituzionale. Sono stati esposti le motivazioni della manifestazione sindacale e le grandi preoccupazioni dei lavoratori dopo l’annuncio dei licenziamenti avvenuta il 14 febbraio a Milano in sede di Assolombarda, formalizzati una settimana dopo.

Il progetto dell’Azienda è finalizzato a tagliare 833 posti di lavoro, su 3692 dipendenti ( si aggiungono diverse centinaia di lavoratori in condizione di “somministrati”).

I licenziamenti riguardano la globalità dei siti lavorativi, allocati di fatto nella gran parte delle regioni italiane, la quota più consistente, duecento, interessa la Lombardia, nelle sedi di Cassina dei Pecchi e  Milano, poi nel Lazio e Campania.

L’iniziativa sindacale svoltasi a Catania si inserisce nell’ambito della “Settimana della Lotta”, decisa dopo l’incontro “esame congiunto”, come previsto dalle procedure di legge,  svoltosi a Milano il 28 febbraio. Preso atto del drastico intendimento aziendale di procedere con i licenziamenti tra l’11 e il 15 marzo si svolgeranno scioperi di otto ore, con manifestazioni e presidi a carattere interregionale.

Il 12 marzo a Roma s’è svolto un presidio davanti alla sede del Mise ( Ministero dello Sviluppo Economico).

I lavoratori e le organizzazioni sindacali richiedono il ritiro dei licenziamenti – con la messa in opera di una interruzione/ moratoria dei 75 giorni di decorrenza previsti dalle normative di legge – , riduzione delle consistenti attività di sub-appalto, eventuale utilizzo di ammortizzatori sociali a carattere temporaneo, dimissioni volontarie sostenute economicamente con accompagnamento alla pensione.

Tra l’altro, le strutture sindacali, consapevoli che i licenziamenti Sirti e le dinamiche occupazionali di tutte le aziende del settore , si inseriscono nel quadro complessivo che riguarda la gestione delle TLC ( Telecomunicazioni) in Italia, già in precedenza hanno richiesto al Governo – Mise – la promozione di uno specifico ambito di incontri indirizzato alla definizione di un progetto chiarificatore e determinante che riguardi un comparto assolutamente prioritario per l’Italia, con il diretto coinvolgimento delle aziende che gestiscono il servizio delle Tlc, private ( a partire da Tim) e pubbliche ( Open Fiber, Infratel).

La Sirti, per le articolazioni produttive diffuse nel territorio nazionale e all’estero, gli ambiti  tecnologici di intervento ( reti fisse e mobili nelle telecomunicazioni, sistemi di telecomunicazioni nei trasporti ferroviari, reti di trasporto e distribuzione di energia, nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione  ” Ict”  ), i volumi occupazionali presenti in tutte le regioni italiane il territorio nazionale,   continua ad essere la principale azienda di impiantistica evoluta e manutenzione di reti.

Quindi, un patrimonio lavorativo che deve essere assolutamente salvaguardato, respingendo i progetti dell’azienda finalizzati ai licenziamenti.

La Sirti  – Società Italiana Reti Telefoniche Interurbane – è la più antica azienda delle Tlc in Italia. Nata nel 1921 a Milano, a partire dal 1965 viene controllata dalla Stet ( finanziaria dell’Iri per le telecomunicazioni),  dopo l’acquisizione delle aziende gestori del servizio telefonico in Italia, con conseguente unificazione. La Stet, prima della nefasta operazione di smantellamento della presenza del capitale pubblico avviato con la privatizzazione iniziata nel 1992, gestiva in posizione di maggioranza il “cuore” del settore delle Telecomunicazioni in Italia, un nutritissimo gruppo di importanti e sofisticate aziende, anche nel settore manifatturiero…. Italtel, Finsiel, Olivetti, Sgs. Ates microelettronica.

Dopo avere raggiunto un organico con oltre 10.000 dipendenti, con attività produttive svolte in molti Paesi, a seguito della totale vittoria del modello privatizzazione inconsulto in linea con le regole del neoliberismo trionfante, anche la Sirti, dopo  il controllo di Telecom nel 1997, con l’inizio degli anni 2000 è iniziata la completa vendita a Soggetti privati.

Nell’agosto del 2016, con conseguente ristrutturazione del consistente debito accumulato nel corso degli anni, è stata totalmente acquisita da  Pillarstone Italy  – società di investimento a supporto di  banche e  imprese  -, l’operazione ha avuto come advisor ( consulenza) la banca d’affari Lazard.

Di fronte a questo grande dramma occupazionale il Governo non può continuare a fare la parte dello spettatore silente.

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