Termini Imerese: fine del sogno siciliano
Le raffinerie di Milazzo ed Augusta, le petrolchimiche di Gela e Priolo, concepite un tempo con la logica che la Sicilia fosse la pattumiera d’Europa, a breve chiuderanno e con esse sarà l’addio definitivo al sogno dell’industrializzazione.
La pesca è un settore che ormai langue anch’esso, sia per la concorrenza del pesce importato, sia per quella del pesce allevato, sia per il progressivo spopolamento ittico del Mediterraneo: interi gruppi di tunisini stanno rilevando a Mazara del Vallo i pescherecci i cui proprietari hanno scelto di fare studiare i figli e di destinarli ad altre occupazioni.
L’unica valvola di sfogo, l’unica risorsa che si è riusciti a distruggere, ma che è sempre potenzialmente attiva, è la terra: rimboccarsi le maniche, non con il vecchio “zappuni”, ma con mezzi moderni, puntare e impuntarsi per una più equa distribuzione delle risorse idriche, associarsi in cooperative per evitare di farsi erodere il frutto del lavoro da una filiera parassitaria e mafiosa, indirizzare le culture sulle produzioni che una volta caratterizzavano il sud e ne costituivano la ricchezza, cioè ortaggi e frutta, agrumi, serricultura, zootecnia assicurare il fabbisogno di energia con l’utilizzo delle risorse naturali (vento e sole).
I lavoratori delle tre cooperative agricole di Corleone ci stanno provando e sui terreni confiscati alla mafia. Naturalmente non è solo su questo che si costruisce un’economia che vuol reggere il passo con i prezzi concorrenziali dei prodotti delle altre aree del Mediterraneo. Senza incentivi si affonda: i costi della “messa in regola” sono proibitivi, al punto che nessuno assume tramite collocamento, i costi dei carburanti sono ormai alle stelle, per non parlare di quelli dei fitofarmaci o dei concimi chimici.
Una volta i contadini compravano la nafta a condizioni favorevolissime, godevano di prestiti a fondo perduto o a basso tasso d’interesse per comprare trattori e macchine varie, avevano facilmente finanziati progetti di impianti per la piantumazione e di sfruttamento razionale dei terreni, oggi tutto questo è passato e senza investimenti non c’è produzione. Per non parlare della progressiva desertificazione che si va estendendo a causa della lunga siccità estiva e dei dissesti idrogeologici.
Consoliamoci con il turismo, sino a quando i visitatori non si accorgeranno che i costi delle strutture alberghiere sono tra i più alti d’Europa e che il turista è il pollo da spennare, almeno sino a quanto dura. Il resto è tutto da rifare, ma nessuno se ne preoccupa: al momento del voto i siciliani continueranno a preferire Schifani, Alfano, La Russa, La Loggia, Miccichè, Lombardo, Scilipoti e altra gente della stessa risma, nel nome del loro padrone Berlusconi che, assieme al suo socio Bossi, quando si rivolgeranno a lui per aiuto, alzerà il dito medio con uno smagliante sorriso, magari meritandosi un applauso.