domenica, Novembre 24, 2024
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Tangenti e discariche: rinviati a giudizio Antonioli, Proto e Cannova

La Procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per Giuseppe Antonioli, amministratore delegato della discarica di Mazzarra’ Sant’Andrea (Me), Domenico Proto, titolare della discarica Oikos a Misterbianco, i fratelli Calogero e Nicolo’ Sodano, proprietari della discarica Soambiente di Agrigento e per il funzionario dell’assessorato regionale Territorio Ambiente, Gianfranco Cannova. L’accusa è corruzione.

Cannova avrebbe intascato mazzette in cambio di agevolazioni nel rilascio di autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti. L’indagine, iniziata nel 2011 e durata due anni, e’ stata condotta dalla polizia di Palermo e Agrigento avendo coinvolta anche due imprenditori agrigentini. Il funzionario pur muovendosi nel complicato groviglio delle procedure amministrative, avrebbe agevolato gli imprenditori preservandoli dall’ordinaria attività di controllo e monitoraggio imposte a chi gestisce le discariche e previste per lo smaltimento dei rifiuti e avrebbe consentito loro di bypassare indenni tutti i controlli. Tutti i personaggi coinvolti vennero arrestati a luglio. Secondo le indagini i titolari di grossi impianti di smaltimento avrebbero pagato svariate migliaia di euro per ottenere i favori di Cannova. Ma non solo. Al funzionario infedele sarebbero state messe a disposizioni escort, viaggi e impianti televisivi da oltre 17 mila euro.

Nei confronti del dipendente regionale l’ex assessore regionale al Territorio Mariella Lo Bello aveva presentato lo scorso marzo un esposto. Il funzionario: aveva predisposto un atto che bloccava l’autorizzazione a una discarica di Gela. A quel punto l’assessore Lo Bello, insospettita dallo “strano” comportamento, avvia una serie di verifiche e salta fuori la storia di una conferenza dei servizi convocata nel settembre 2008 e presieduta dallo stesso Cannova che aveva rilasciato l’Autorizzazione integrata ambientale per l’ampliamento della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, omettendo la vicinanza al centro abitato di Furnari.

Nell’ottobre del 2008 il funzionario acquista un’Audi A6 in Lombardia, in una concessionaria che faceva riferimento all’amministratore delegato della società alla quale era stata rilasciata l’autorizzazione. «Abbiamo così trasferito il funzionario e presentato una denuncia sospettando un giro di tangenti per oliare alcune pratiche piuttosto che altre, il tutto in un assessorato noto per le sue lentezze e le improvvise accelerazioni», commentava la Lo Bello.

L’inchiesta Terra mia attraverso numerose intercettazioni ambientali ha svelato le nuove regole del sistema mazzette, assurto ad un vero e proprio lavoro.

«Se io lavoro mi da… mi da i soldi… non regala nessuno niente. – raccontava Cannova al figlio -Se tu li meriti perché sei bravo e lavori, te li danno». Non lo stipendio, ovviamente, ma le mazzette.

Prima regola, la mazzetta va consegnata in auto.

Proto a Cannova: «Aspetta che ti lascio quelle cose», mentre una cimice piazzata nella vettura del funzionario registrava.

«Mettiti più avanti», sussurrava Proto.

«Io non ti voglio far camminare con la borsa, Mimmo mi metto là vicino?», chiedeva Cannova.

Proto: «Scusa, t’abbastano i piccioli per Cappeddanno?».

Nell’auto di Cannova si tenne anche un’altra consegna di denaro, quella fatta da Antonioli, per consentire al funzionario di fare un bonifico di copertura. Anche in quel caso, la cimice registrò in fruscio di banconote che venivano contate.

Sì, un bonifico, perché nelle nuove regole del perfetto tangentista la mazzetta si traveste da prestito, con il funzionario corrotto a fare un piccolo bonifico all’imprenditore.

«Te li do io i soldi, sono dodici tondi – spiegava Giuseppe Antonioli, amministratore delegato della “Tirrenoambiente” a Gianfranco Cannova, – basta a giustificare… Se vengono e dicono, io gli rispondo: “Ma questo è un mio amico, questo signore mi deve dare dei soldi…».

Altra regola, sms in codice.

«Il fax in ufficio è acceso?».

“Fax” è l’appellativo con cui Cannova chiamava Proto. Quando sorgeva la necessità di un incontro riservato, il funzionario mandava un messaggio a un intermediario.

La risposta sempre tramite sms: »Aspetta il fax all’Excelsior per le 11,30». Era il segnale per incontrarsi al Grand hotel Excelsior di Catania.

Quarta regola, i pagamenti per le vacanze-regalo al funzionario pagati con la carta di credito di un’impiegata.

«Poi Mimmo (Domenico Proto) gli restituisce i soldi», spiegava Cannova alla moglie, che però insospettita rispondeva: «Sì, ma non ha senso, un’impiegata come se lo permette di pagare una vacanza di 6000 euro per una settimana? Perché tanto noi consumiamo».

«Lo può fare» la lapidaria risposta.

La moglie insisteva: «Un’impiegata lo può fare? Perché, quanto guadagna?».

«Lo può fare nel senso che è la ditta che le offre il premio del soggiorno».

Ultima regola, la più criminale.

Due corrotti sono meglio che uno. Ma prima di corrompere il secondo, informarti bene con il primo. Così faceva Proto, che si informò con Cannova su un suo collega: «Ci faccio firmare sta cosa. Dieci, venti, trentamila euro pure per… ».

«Ancora legna ci devi mettere nel fuoco?» rispondeva il funzionario infedele per far intendere che anche il collega non era immune dal virus tangentizio.

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