mercoledì, Novembre 27, 2024

Storie

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Il comitato “Catania non si vende” alla stazione centrale

I passeggeri “C’è chi sta sulle poltrone e noi trattati come le pecore”

“Da quanto tempo aspetta l’autobus?” è facile rivolgere questa domanda a chi aspetta esasperato sotto il sole. “Io la mattina mi alzo alle sei e devo essere a lavoro alle otto” dice una signora rumena “capita quasi tutti i giorni che arrivo in ritardo ed è impossibile potermi organizzare diversamente”.

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Su al nord, ma non per scelta

Questa nuova riforma, dichiarata la più disastrosa, ha portato milioni di professori e alunni a manifestare insieme, come non si vedeva da anni.

Cristina non è la prima persona che conosco che viene “chiamata” per andare fuori, lasciando a casa la famiglia. A una riforma che promette di dare il tanto desiderato lavoro, si deve rispondere in modo positivo, anche ingoiando il rospo. E così si raccolgono i barrattelli lasciando i pupi a casa. Con lei ci chiediamo se si poteva fare diversamente

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Pino Maniaci va di nuovo via

Aspettiamo di conoscere le motivazioni, ma intanto la giustizia, se così la si può chiamare, va avanti con questa assurda trovata, il cui obiettivo, nemmeno tanto nascosto, è quello di arrivare al più presto alla chiusura dell’emittente… A questo punto c’è solo da decidere se chiudere e arrivare a un definitivo “abbiamo trasmesso” o se continuare una battaglia per la verità e contro la mafia che, a quanto pare, non è compito dei giornalisti portare avanti.

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Una sera tragica a Porto Empedocle

Una sera di fine estate di trent’anni fa, un’anziana coppia gustava il gelato, comodamente seduta al tavolino di un bar di via Roma a Porto Empedocle. Quando fu atterrita (non so dire se per la prima volta nella sua storia) da una strage di mafia. I colpi della mitraglietta fecero un’altra vittima innocente dentro il bar. Il giovane Filippo Gebbia vi si trovava con la fidanzata per una bibita. Aveva trent’anni, una vita davanti, un lavoro da poco trovato e un matrimonio alle porte.

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Mafie nel Vastese

L’isola felice che esiste solo nelle menti complici

Un mese fa abbiamo sentito e letto di tutto. Abbiamo visto chi non ha mancato l’occasione per la sua campagna elettorale perenne. E anche chi, improvvisamente, si è svegliato dal “Paese delle meraviglie” ed è uscito dal bosco di Biancaneve. “No, ma veramente, la mafia qui, nel nostro territorio?! Ma come è possibile? Non me l’aspettavo!”.

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L’antimafia vera e quella fasulla

Tragediatori, opportunisti, professionisti, volontari, attivisti e altro

L’antimafia non ha stagioni, non ha autunno: essa vive lì dove la gente non riesce a soddisfare i suoi elementari bisogni, dove c’è fame di lavoro, di giustizia, di legalità, di nonviolenza, d’informazione corretta, di educazione e di formazione. È l’antimafia sociale. Ma queste cose chi ha militato a sinistra dovrebbe saperle. Purtroppo, proprio a sinistra esiste l’inveterata abitudine a dividersi, a credere che ognuno sia depositario della verità assoluta.

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“Ci scusiamo per il disagio. Che comunque resta solo vostro”

A Catania di autobus ne passeranno sempre meno

“Signora, l’Amt sta fallendo, manco gli autobus ci saranno più tra poco! Vede che l’hanno scritto pure nell’insegna?”. E in effetti si avvisano i signori passeggeri che “il servizio invernale sarà ridotto notevolmente a causa della diminuzione di autobus. Ci scusiamo per il disagio”. Scriverci che si sono mangiati anche i soldi per pagare gli stipendi e per il carburante pareva brutto.

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Fiat, il tribunale ordina il reintegro dei cinque operai licenziati

Dovranno tornare a lavoro Marco Cusano, Roberto Fabbricatore, Massimo Napolitano, Mimmo Mignano e Antonio Montella.

Così ha deciso il tribunale civile di Napoli, ordinando il reintegro dei cinque cassintegrati licenziati illegittimamente due anni fa dalla Fiat, dopo aver inscenato una protesta all’esterno della fabbrica. Il 5 giugno del 2104, i cinque avevano esposto un pupazzo impiccato dell’amministratore delegato Sergio Marchionne, in protesta dopo i suicidi degli operai Pino De Crescenzo e Maria Baratto, due degli “esiliati” del cosiddetto reparto confino della Fiat, a Nola.   

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