giovedì, Novembre 21, 2024
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Speranze e doveri di un giornale

Sicilia: elezioni, promesse, grandi manovre. E noi?

È un fatto ricorrente nella politica siciliana che i partiti tradizionalmente egemoni entrino in uno stato di forte belligeranza interna per l’incapacità di ricomporre gli interessi – compresi quelli condivisi con organizzazioni mafiose – soprattutto in situazioni di crisi economica che accentuano gli effetti devastanti del malgoverno.

Queste sono fasi nelle quali si aprono spazi importanti per le forze politiche che, almeno nell’immaginario collettivo, sono prevalentemente collocate all’opposizione, benché la crisi di idee e di rappresentanza appaia diffusa sull’intero arco politico e la coerenza non sembri più un valore riconoscibile.

In questo clima ricorrente, che si sta vivendo anche adesso in vista delle elezioni per il Parlamento e il Presidente della Regione Siciliana, non si può chiedere l’impossibile ad un giornale che pure è disponibile ad assumersi la responsabilità democratica di essere parte.

Si può – e si deve! – chiedere ad un giornale di essere degno di questo nome.

Un giornale che anche in questa difficile fase provi, in piena onestà e trasparenza, ad orientare politicamente gli elettori, senza prendere parte incondizionatamente per chi dice di volere costruire l’alternativa al centro–destra siciliano, con metodi non propriamente alternativi.

Un giornale che pur scegliendo, data la gravità della situazione, di “sbilanciarsi” politicamente, condivida il disorientamento di larga parte del potenziale elettorato del centro-sinistra rispetto al dibattito tra le forze politiche e i metodi utilizzati per la ricerca del consenso.

Probabilmente, non era così che andavano costruite le candidature del centro–sinistra, con l’ormai indiscriminato rimbalzo mediatico di chi si propone di rappresentare il meglio della politica imponendosi alla gente, senza fare riferimento ad un progetto, ma con una narcisistica corsa ad anticipare gli altri.

La politica non può essere tutto un gioco vorticoso di immagini e slogan, apparentemente fuori dai vecchi schemi che, però, poi finisce per precipitare in un mix di manovre di antico politichese e di nuovo degrado. Questa è una roba da unto del Signore che fa pensare che l’unto per definizione, ancora pericolosamente incombente sul Paese, è entrato nel costume dell’intero sistema politico italiano e nelle teste dei suoi esponenti politici, più di quanto non si voglia credere.

Siamo un giornale pervicacemente legato all’idea che esiste ancora una diversità di fondo tra le diverse opzioni e sia, quindi, portatore dell’idea che in una larga area progressista ci siano, nonostante i dirigenti politici e i vari leader “fai da te”, le risorse umane e civiche per affermare un chiaro punto di vista della e nella politica. Un punto di vista aperto all’uguaglianza e alla giustizia sociale, soprattutto nei confronti degli “ultimi”, quelli che prima che senza diritti, sono senza voce.

Un giornale politicamente impegnato, ma anche coerente con se stesso e onesto con tutti, capace di una vigile apertura di credito a quel centro–sinistra che, con tutti i suoi limiti e le sue contraddizioni, dice di volere battere le forze del malaffare e della commistione politico-affaristico- mafiosa.

Questo, si spera, non per un’affermazione esclusivamente formalistica della legalità, ma per un’idea alta dell’etica politica che impone cambiamenti nei rapporti di forza nella società. Una scelta di campo che distingua sfruttatori e sfruttati e contrasti l’ampliamento della base povera e sottomessa della società, nelle nuove forme imposte da un capitalismo sempre più irresponsabilmente vorace.

Siamo un giornale che non vuole vivere di parole vuote o di convenienza, ma vuole essere chiaro e concreto, per rilevare, in coerenza con quanto già sostenuto, che l’abito politico-culturale dell’ex Presidente Lombardo non è diverso da quello del predecessore Cuffaro e impersona una versione, nemmeno tanto aggiornata, del più becero sicilianismo.

Un metodo di governo fondato su di un’asfissiante mediazione politico-istituzionale in tutti i settori della vita sociale resi totalmente dipendenti dal sistema di potere, interessato solo a perpetuare il mantenimento di mostruose macchine clientelari costruite per rendere tanti contestualmente vittime e responsabili del degrado socio-economico e culturale di una terra dalle straordinarie potenzialità.

In questo, la storia sta dietro, ma anche davanti a noi. Un orientamento consapevole non può essere confuso da vecchi e nuovi arnesi di quel devastante sicilianismo – si chiami movimento dei Forconi o in altro modo più sofisticato – che sfrutta un forte e vero disagio sociale, alimentando i peggiori istinti della società siciliana, comunque responsabile di avere costantemente confermato una classe dirigente, spesso impresentabile sul piano etico-politico.

Siamo un giornale che vuol provare a leggere la società, con rigore e senza ipocrisia, con il coraggio di investire su un’ipotesi di cambiamento fondato su una proposta politica originale non alterata da “strane” alleanze.

Per esempio, come non ci possono essere dubbi sul vero costume politico di Lombardo, non ce ne possono essere sul vero profilo dei più reazionari tra i neo-democristiani che esercitano da sempre la vecchia politica dei due forni, “infornando” – ora a destra ora a sinistra – secondo la necessità elettorale del momento, e si scoprono attenti alla questione morale solo quando non inficia la possibilità di raccattare voti. Vicenda Cuffaro-Udc docet.

Un giornale, che pure vuole essere democraticamente e moralmente partigiano, che osservi la realtà e i suoi interpreti con rigore e senza sconti per nessuno, nemmeno per quelli teoricamente più vicini per sensibilità politica.

Un giornale che, però, anche non accettando il ruolo comodo della neutralità e, anzi, rivendicando il diritto–dovere di essere parte, è pronto ad assumersi la responsabilità della denuncia politica quando ravvisasse errori e contraddizioni, anche da parte di chi dice di volere portare avanti valori politici innovativi.

In fin dei conti, un giornale che non vuole essere “compare” di nessuno, né intruppare alcuno.

Un giornale che vuole coinvolgersi, ma senza derogare al suo dovere prioritario di raccontare la realtà, quella che è e da qualsiasi parte emerga.

Insomma, un giornale… e basta.

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