Sotto il cielo di Parigi
Il virus in Francia.
“Qui in Francia non è stata percepita nessuna fase, non c’è stata gradualità: il lockdown è iniziato una settimana dopo rispetto all’Italia perché il presidente Macron ci teneva a far votare per le municipali tutti i cittadini francesi. Quindi la domenica prima si andava al seggio elettorale, quella dopo eravamo tutti barricati in casa”- racconta Maria Agata, studentessa della Sorbonne di Parigi che vive lì da tre anni. Il suo sogno nel cassetto è diventare insegnante di italiano in Francia.
“Per me rimanere qui a Parigi ha avuto dei pro e dei contro: da un lato ricevevo spesso chiamate dai miei parenti perché preoccupati che io potessi stare male e quindi cercavo di tranquillizzarli; dall’altro l’ho trasformato in un momento di riflessione personale, dopo tutto le difficoltà ti aiutano a reggerti sulle tue stesse gambe; non avrò seguito corsi di zumba online come tutti gli altri, ma è stato comunque un momento di crescita nel bene e nel male.”
“I francesi all’inizio della pandemia non erano allarmati, i miei amici mi dicevano, “Dai ma è solo un’influenza, colpisce di più gli anziani e gli immunodepressi”, come se questi non appartenessero al genere umano”- commenta Maria Agata con ironia- “ Dall’undici maggio siamo di nuovo liberi, le università e le scuole sono aperte, la maggior parte di bar e ristoranti altrettanto. Io sto lavorando pure come baby sitter, insomma siamo tornati alla normalità solo che adesso quando siamo per strada indossiamo mascherine e guanti.”
“I controlli della polizia qui non sono stati ferrei come in Italia, se passeggiavi in tranquillità per le strade di Parigi nessuno ti diceva nulla. Spesso le piste ciclabili erano piene di bambini e ragazzi in bici o sul monopattino elettrico.”
“Nel week end lungo la Senna in molti fanno l’aperitivo”- un deja vù che ricorda i Navigli qualche settimana fa- “Gli assembramenti ci sono eccome. Anche i parchi sono pieni di gente.”