mercoledì, Novembre 27, 2024

Società

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Sicilia: fenomeni distorsivi nella gestione dei rifiuti

Anche l’Anac, (l’autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone) scopre che la gestione del ciclo dei rifiuti in Sicilia, in perenne, sistematica e organizzata emergenza da oltre vent’anni, è segnata da un passato di “logiche clientelari”, da “condizioni di oligopolio”, da un quadro economico “disastroso”, e sulla quale incombe il rischio di un’interminabile fase transitoria, che si trascina da anni e non si è ancora chiusa.

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Catania – Una domenica al Midulla

Ieri dalle undici del mattino alle sette di sera, si è tenuta una festa per inaugurare il Midulla riconsegnato alla città. Non l’ennesima autocelebrazione di un’amministrazione che inaugura per mettersi medaglie al petto, ma un’inaugurazione dal basso dove semplici cittadini hanno festeggiato la riapertura del centro polifunzionale, facendo le attività più disparate e coinvolgendo la gente del quartiere.

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Qua si continua

“Un uomo dentro a un giubbotto di pelle con una nazionale sempre in bocca e una faccia da saraceno”. Non so se fu un caso quando in quella calda estate dell’Ottanta lo incontrammo o se fosse già scritto da qualche parte, so solo che fummo accolti con un abbraccio severo che provocò in noi soggezione e rispetto.

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Chi sono i “Siciliani”

Un elenco complicato e confuso, difficile da studiare. Ma in fondo è giusto così, perché costringe a fermarsi, almeno un attimo, su ciascuno individualmente di questi nomi. Ciascuno di essi è una vita, dei sacrifici affrontati, delle gioie, dei dolori, dei momenti difficili e di quelli lievi… Ci sono stati litigi e amori, immense solitudini e amicizie sincere; comuni donne e uomini, né eroi né fanatici, fermati più d’una volta da stanchezza o paura. Eppure la strada continua, e siamo ancora qui. Tutti, chi è in prima linea adesso e chi ha prima o poi donato un pezzetto, più o meno grande ma sempre preziosissimo, della propria vita.

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“Crediamo molto nella nostra protesta”

Il portone del liceo Boggio Lera è barricato, anche di sera quando ci vai. Lo presidia un gruppo di studenti: “Parola d’ordine” chiedono a chi vuole entrare. Un via vai di ragazzi e ragazze. Fanno i turni, la notte dormono lì. Ogni giorno alle nove in punto fanno l’assemblea per discutere e decidere il da farsi. Il resto del tempo lo passano tra i gruppi tematici che hanno creato per parlare di ambiente, beni confiscati, fondi strutturali europei.

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Trent’anni di normalità

All’inizio dell’anno, il trenta gennaio, un po’ di associazioni sono scese in piazza: “Via i Bianco, via i Ciancio, fuori la mafia dal comune!”. Altre no. Per molta antimafia “perbene” in fondo va bene anche così. Inaugurare, commemorare, fare discorsi, questo sì. Ma in piazza, a fare opposizione e denuncia, questo no. Intanto la città muore un giorno dopo l’altro. Di mafia, parola screanzata, si parla raramente, e a voce bassa.

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