martedì, Novembre 26, 2024

Società

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I voti dei mafiosi

I dati delle votazioni si susseguono uno sull’altro, mancano pochi seggi ancora da contare e spunta più volte il volto sereno di Musumeci. L’ex presidente della Commissione antimafia in Sicilia non diventa mai triste, nemmeno se gli mettono l’amico del figlio di un capoclan nella coalizione.

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La solita solfa

Ci sarà un nuovo governatore della Sicilia, un volto nuovo che sostituirà il vecchio, chissà, forse si chiamerà Gattopardo. E tra qualche mese anche il nostro governo cambierà e vedremo “il sol dell’avvenir”. E poi, un nuovo sindaco per Catania che non parlerà al telefono con il rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa. Che non saluterà dalla carrozza del Senato i suoi sudditi. Un sindaco bravo, bello, insomma, un volto nuovo per una nuova politica.

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Dalla parte di Rino Giacalone

La redazione dei Siciliani Giovani esprime solidarietà all’amico e collega Rino Giacalone, per la sentenza della Cassazione di questi giorni che ha annullato l’assoluzione per Rino, “colpevole” di aver dato del pezzo di merda al boss Mariano Agate, capo mandamento di Mazara condannato all’ergastolo per la strage di Capaci.

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Coworking? Gli studenti sono pronti

Chiediamo l’assegnazione di uno spazio di coworking tra studenti, docenti, ricercatori e dottorandi, gestito e autogestito dagli studenti e le studentesse del nostro Ateneo. Chiediamo l’utilizzo a fini didattici di tutti gli immobili sottoutilizzati o tenuti chiusi dall’Ateneo. E la centralità di studenti e studentesse all’interno dell’Università.

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Caso Saguto

L’allegro e criminoso modo, portato avanti dalla Saguto, di mettere sotto sequestro aziende alle quali, in qualche modo spesso solo indiziario, si attribuiva una patente di mafiosità per procedere alla loro requisizione e affidarne la gestione agli avvocati o economisti che facevano parte del cerchio magico. L’amministrazione giudiziaria di questi beni ha arrecato danni irreversibili all’economia siciliana, poiché le aziende sono state smantellate e non più restituite, anche quando i proprietari sono stati penalmente assolti da ogni imputazione.

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Impresentabili

Ci sono uomini in Sicilia che, con la fedina penale pulita e senza che intervenisse nemmeno un carabiniere, hanno reso ostaggio la Regione di una speculazione sul debito pubblico che renderà un incubo il futuro delle prossime generazioni: un crimine contro l’umanità. E ci sono tante persone oneste in Sicilia che sono sotto processo per aver difeso il diritto alla casa, perché sono salite su un tetto per difendere un posto di lavoro, che sono indagate per aver bloccato una strada contro l’inquinamento.

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C’era una volta la scuola…

La scuola era un presidio stabile per formare e insegnare ai bambini come diventare cittadini e cittadine. Molte volte ci riusciva con l’appoggio di quelle coraggiose donne madri. Adesso a San Cristoforo ogni quattro adolescenti, due non vanno a scuola e non lavorano. Allora cosa fanno? Scorrazzano in motorino o in bici, mentre le ragazze in casa badano ai fratellini o fanno le “casalinghe”. Tanti altri invece cadono nella rete di chi li usa per lo spaccio nelle piazze e per le vie del quartiere.

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Togliere i figli ai mafiosi è giusto?

Non è un problema semplice e ogni caso va trattato con la dovuta delicatezza, senza disposizioni autoritarie che qualche volta si sono rivelate più nocive del male che si voleva combattere. Ci sono anche stati dei casi in cui i figli dei mafiosi si sono resi conto di quello che erano i genitori e, nel momento in cui hanno cominciato a pensare con la propria testa hanno preso le distanze. Non sono molti, ma l’esempio più eclatante è quello di Peppino Impastato, cui sono seguiti altri che hanno scelto la via del rispetto delle regole della società in cui vivono.

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Chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro

“Parchi rubati ai bambini” scrive il Corriere della Sera in un articolo di qualche mese fa. I ladri sono “sbandati” che dormono o bivaccano nell’area bimbi. Nell’immancabile fotogallery si vedono piedi che fuoriescono dalla casetta colorata, bottiglie rotte sotto alle altalene, non si vedono ma sono narrate feci spalmate “per dispetto” sugli scivoli. Sulla scrivania del sindaco, leggo, c’è un dossier con duecento aree segnalate per degrado e incuria e, immagino, chiusi in casa molti bambini tristi.

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Beni confiscati nel Lazio

“I pochi beni confiscati che abbiamo qui, non vengono dati in affidamento”, dice Marco Carducci, che con la cooperativa Sinergie ha gestito Villa Sandra durante la fase di sequestro. “Solitamente le assegnazioni avvengono dopo la confisca definitiva e una volta terminato l’iter giudiziario. Lì è accaduto il contrario, è bastato il primo grado di giudizio”.

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