Sigonella raddoppia e Ciancio festeggia
“Generale Ciancio, presente!”
Sabato pomeriggio sono in viaggio in auto da Catania a Niscemi per poter partecipare all’evento No MUOS. Passiamo da Sigonella e ho modo – dolorosamente – di scoprire che si è concluso l’iter di esproprio di un centinaio di ettari di terreni per ampliare la base di morte USA/NATO, nell’ambito di un programma dell’Alleanza per allungare le piste e consentire i decolli e gli atterraggi dei maxi-aerei cisterna per il rifornimento in volo dei cacciabombardieri.
Un progetto devastante dal punto di vista socio-economico ed ambientale, su cui il ministero della difesa – come sempre – non ha ancora informato le Camere, la Regione siciliana e i comuni limitrofi alla base (Belpasso, Lentini, Catania, ecc.).
Ma la grande vergogna dell’ennesimo programma di trasformazione della Sicilia in piattaforma per le scorribande dei guerrieri del XXI secolo è che l’Aeronautica Militare italiana (a cui è stata affidato l’incarico di realizzare l’hub) ha accelerato gli espropri e ha già concluso la riperimetrazione dell’installazione, consentendo così iper il valore di oltre 2.500.000 euro a favore della Sater Srl di Catania, la società titolare di quasi tutti i terreni inglobati da Sigonella.
Come abbiamo già avuto di denunciare più volte in passato, la Sater Srl vede tra i suoi soci il noto (ex) editore-direttore de La Sicilia, Mario Ciancio Sanfilippo (777.612 euro di capitale sociale), i due figli Rosa Emanuela e Domenico Natale (entrambi con 260.580 euro di capitale) e la moglie Valeria Guarnaccia (1.548). Dell’impresa, l’anziano patròn di alcuni dei maggiori media siciliani è anche amministratore unico e rappresentante.
Il 24 settembre 2018 la Sater S.r.l. è stata sottoposta a sequestro dal Tribunale di Catania su richiesta della Direzione distrettuale antimafia nell’ambito del maxi-sequestro per svariati milioni di euro delle aziende e dei beni di Mario Ciancio Sanfilippo. La confisca dei beni è stata annullata il 24 marzo 2020 dalla Corte d’Appello poiché non sono state provate né “l’esistenza di alcun attivo e consapevole contributo arrecato dal Ciancio in favore di Cosa nostra catanese”, né “alcuna sproporzione tra redditi legittimi e beni mobili o immobili di proprietà”. Il dissequestro è divenuto definitivo il 21 gennaio 2021 con sentenza della quinta sezione della Cassazione.
Peccato però che il signor Mario Ciancio Sanfilippo è ancora in attesa di sentenza di primo grado al processo in corso presso il Tribunale della Repubblica di Catania, dove risponde dell’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Nella loro requisitoria, a fine marzo i pubblici ministeri hanno chiesto alla Corte la condanna di Mario Ciancio a 12 anni di reclusione e la confisca dei beni che gli erano stati dissequestrati (dunque anche le quote sociai della Sater e i terreni oggi acquisiti dal demanio militare), più 40 milioni di euro in conti bancari.
Una vicenda ignobile dove sono proprio le maggiori istituzioni della Repubblica a fare davvero una grande figura di merda.