Sicilia/Terna
Contro il piano paesaggistico
Terna Spa ha inviato all’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana la richiesta di modifica del Piano Paesaggistico dell’Ambito 9, allo scopo di rendere possibile la realizzazione di opere di interesse nazionale, strategiche e via dicendo, non compatibili con le stringenti norme di tutela vigenti
La notizia è stata diffusa oggi dal dottor Gianni Mento, esponente dell’associazione Mediterranea per la natura (MAN), da anni in lotta contro il colosso delle reti elettriche nazionali, che ha richiamato all’unità di intenti le associazioni della Valle del Mela, sollecitando anche una maggiore azione da parte delle amministrazioni locali.
Una richiesta che, se accolta, eliminerebbe – per la MAN – gli ostacoli normativi per la realizzazione non solo del secondo elettrodotto Terna Torrente Gallo-Sorgente 2, ma anche dell’inceneritore Edipower o di altro analogo impianto nell’Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale, non più protetta.
In una nota inviata all’assessorato regionale ai Beni culturali, proprio in risposta alle richieste di Terna, la MAN evidenzia la “tardività” dell’intervento, giunto ad oltre sei anni dalla data di adozione e pubblicazione del Piano Paesaggistico dell’Ambito 9.
Una tardività – scrive la presidente Deborah Ricciardi – ancora più grave se si pone attenzione al fatto che già nell’agosto del 2010 il consiglio comunale del Comune di Villafranca Tirrena aveva evidenziato a Terna Spa che il tracciato dell’elettrodotto Sorgente Rizziconi era incompatibile con il Piano adottato e pubblicato. Ma l’indifferenza totale di Terna Spa alle tematiche di tutela paesaggistica e la convinzione che le leggi non valgono per le attività gestite dalla stessa hanno portato alla citazione in giudizio del suo dirigente ing. Roberto Cirrincione e dei dirigenti della soprintendenza che incautamente hanno disatteso il Codice dell’Ambiente e le disposizioni del Piano, nonostante il ripetuto richiamo del Dipartimento Regionale dei Beni Culturali sulla piena vigenza delle norme di salvaguardia.
Significativa a riguardo sarebbe anche la valutazione del Tribunale del Riesame del 23 aprile 2015 che aveva rigettato la richiesta di dissequestro del pilone 40 del contestato elettrodotto.
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Per la Ricciardi la mossa di Terna sarebbe “un tentativo di ottenere la depenalizzazione dell’illecito contestato dalla Procura di Messina per risolvere un problema che certamente assilla Terna”.
Entrando nel merito delle proposte presentate, la nota della MAN richiama alcuni fatti importanti, a partire dalla “diagnosi unilaterale e di comodo sui danni che la Sicilia potrebbe subire”, ricordando che l’art. 145 comma 3 del Codice dei Beni Culturali dispone che: Le previsioni dei piani paesaggistici di cui agli articoli 143 e 156 non sono derogabili da parte di piani, programmi e progetti nazionali o regionali di sviluppo economico.
“Pertanto – prosegue la nota –, anche se fossero vere, le considerazioni di Terna sono certamente da disattendere, anche perché non risulta modificato l’art. 183 del citato Codice che prevede esplicitamente le modalità di modifica e di deroga ai principi del D.Lgs. 42/04”.
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Per quanto riguarda invece le motivazioni tecniche addotte da Terna, la Man evidenzia che “le difficoltà della Sicilia in merito alla gestione dell’energia elettrica sono il risultato anche della situazione delle centrali di produzione, per lo più obsolete e non in grado di fare fronte in tempi brevi a richieste di maggior produzione e fornitura di energia elettrica. La scelta politica di trasportare energia da grandi distanze, piuttosto che modernizzare le centrali di produzione locali e diffuse, sta portando ad un crescendo di progetti di nuovi elettrodotti, anche per le criticità che accompagnano la presenza”.
A rendere più complessa la problematica autentica dell’energia – conclude la dottoressa Ricciardi – è la grande presenza di impianti eolici la cui interruzione di produzione, per motivi puramente naturali, accentua le criticità legate ad improvvise richieste di fornitura già con l’attuale presenza di 1700 mega in funzione. Ma il parco progetti che attende l’autorizzazione dalla Regione è enorme e, se anche autorizzato parzialmente, creerà ulteriori problemi in aggiunta a quelli esistenti. Terna è consapevole di questo ed in passato ha cercato di contrastare lo scandalo dei distacchi di produzione e dei rimborsi legati alla mancata produzione elettrica imposta.
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Per l’avvocato Nino La Rosa, da anni attivo nella tutela ambientale e del territorio, “L’accoglimento dei desiderata di Terna sarebbe un disastro per la tutela del nostro territorio perché privato di uno strumento importantissimo di salvaguardia ma anche di un qualificante indirizzo di sviluppo delle nostre comunità verso la naturale vocazione del nostro patrimonio paesaggistico e archeologico”.
È, infine, ancora Gianni Mento a ricordare come il tentativo di Terna era stato preceduto da una delibera della giunta regionale siciliana, la 250 del 7 ottobre 2015, avente ad oggetto un protocollo d’intesa tra la Regione e Terna per lo Sviluppo e razionalizzazione della rete elettrica di trasmissione nazionale nella Regione siciliana con particolare riguardo alla provincia di Messina e alla Valle del Mela, “adottata e poi disattesa, allo scopo di rendere superabile la Normativa di Piano rispetto agli ostacoli che Terna incontra per realizzare impunemente i suoi progetti, da quando si è accorta della difficoltà di ottenere dalla magistratura quello che in passato ha ottenuto dalla politica”.
In quel protocollo, per poter realizzare l’intervento di razionalizzazione della rete elettrica in provincia di Messina, per il gestore delle reti nazionali è necessario ipotizzare una collocazione a monte delle linee. Tuttavia, l’area a monte della provincia di Messina è interessata da numerosi vincoli paesistici, che pongono livelli di tutela che impediscono la realizzazione di qualunque opera, ancorché di interesse nazionale.
Pertanto – secondo Terna – sarebbe necessario contemperare l’interesse a mitigare l’impatto delle linee elettriche attualmente esistenti sul territorio con quello alla base dei livelli di tutela contenuti nei Piani Paesistici provinciali.