Sicilia: fenomeni distorsivi nella gestione dei rifiuti
Un’emergenza che si trascina da oltre vent’anni
Anche l’Anac, (l’autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone) scopre che la gestione del ciclo dei rifiuti in Sicilia, in perenne, sistematica e organizzata emergenza da oltre vent’anni, è segnata da un passato di “logiche clientelari”, da “condizioni di oligopolio”, da un quadro economico “disastroso”, e sulla quale incombe il rischio di un’interminabile fase transitoria, che si trascina da anni e non si è ancora chiusa.
Questo l’esito di un’indagine conoscitiva dell’Autorità sul ciclo rifiuti, finalizzata a verificare “fenomeni distorsivi” del sistema.
La delibera con i risultati dell’indagine è stata pubblicata sul sito dell’Anac ed è stata inviata oltre che alla Regione, anche al Ministro dell’Ambiente e alla Corte dei conti per eventuali profili di danno erariale.
L’indagine nasce a seguito di numerosi esposti in cui venivano denunciate presunte illegittimità nelle condotte poste in essere dai comuni e dalle società d’ambito (le famigerate ATO) nella gestione del servizio di igiene urbana nella Regione Siciliana, e ha visto l’audizione dell’attuale assessore regionale al ramo, Vania Contrafatto e del presidente dell’Anci Leoluca Orlando.
La Contrafatto ha segnalato innanzitutto il fenomeno dei comuni che operano in regime di proroga attraverso le note ordinanze “contingibili e urgenti” ex art. 191, D. Lgs. n. 152/2006, affidando il servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti sempre alle stesse ditte e per un arco di tempo che supera i limiti consentiti dalla normativa.
L’autorità di Cantone quindi si è messa a spulciare a campione queste ordinanze e ha rilevato che “le stesse vengono adottate basandosi, generalmente, su un triplice ordine di motivazioni:
a) sono le stesse ordinanze del Presidente della Regione (Rosario Crocetta) a testimoniare l’eccezionalità della situazione che consente, anche ai sindaci, il ricorso temporaneo a speciali forme di gestione dei rifiuti;
b) le SRR (il carrozzone che andrebbe a sostituire le ATO), ancorché formalmente costituite, non sono tuttavia operative: non hanno adottato il rispettivo Piano d’Ambito e non hanno proceduto all’affidamento del servizio;
c) l’ARO, sebbene costituito e con un Piano d’Intervento approvato dalla Regione, non può comunque indire la gara per l’affidamento del servizio ma deve obbligatoriamente rivolgersi all’UREGA provinciale, di cui però non controlla i tempi di pubblicazione del bando di gara né del successivo espletamento delle procedure concorsuali”.
Per l’Anac di tutte le “giustificazioni addotte per legittimare l’emissione delle ordinanze contingibili e urgenti” la meno convincente sarebbe quella che attiene al mancato funzionamento delle SRR.
“I sindaci – si legge nella delibera – ne parlano come di un soggetto terzo, senza considerare che i comuni da loro governati sono soci di quelle società e che, conseguentemente, il loro mancato funzionamento è in parte da addebitare a loro stessi”.
Nulla impedisce al sindaco – prosegue l’impietosa analisi – “in presenza di una fase di stallo per l’impossibilità della SRR di assicurare il servizio, di sostituirsi all’ente preposto adottando, legittimamente, le ordinanze contingibili e urgenti a tutela della salute pubblica e dell’ambiente. L’ordinamento, tuttavia, giustifica la loro emissione solamente in presenza di casi realmente eccezionali che – in quanto tali – non possono riguardare un così alto numero di territori comunali”.
La delibera inoltre si è soffermata anche sullo stato di attuazione della riforma introdotta con L.R. n. 9/2010
Ora la Regione ha due mesi di tempo per indicare che misure intende adottare.