“Si Marsala avissi ‘u portu…”
“Si Marsala avissi ‘u portu – dice un proverbio locale – Trapani fussi mortu”: il proverbio non sintetizza soltanto, in maniera campanilistica, la rivalità con la vicina Trapani, ma anche il fatto che, a Marsala, il porto è sostanzialmente nelle stesse condizioni di come lo lasciò Garibaldi quando vi sbarcò 152 anni fa.
Non ce n’è più. Giusto poco tempo fa il tetto di un vecchio capannone è crollato. Ogni tanto il mare decide di portare con sé un pezzo del molo principale. Di grandi navi, qui, non se ne vedono da parecchio. I fondali ormai sono troppo bassi. E i pescatori non sanno più dove ormeggiare i pescherecci.
Insomma, a Marsala è da decenni che si parla del nuovo porto. Niente. In compenso c’è un sindaco nuovo, Giulia Adamo, ex capogruppo Udc all’Ars. Durante la campagna elettorale ha fatto tante promesse, come tutti. Tra tutte, quella di realizzare il porto nuovo, con i soldi pubblici, e senza darlo in concessione ai privati.
Già, perché da qualche anno una società privata, la Myr, ha deciso di investire sul porto. Conferenze di servizi, riunioni con la precedente amministrazione, ricorsi al Tar. La Myr in accordo col Comune, seguendo la legge Burlando, può risanare il porticciolo turistico e mettere in sicurezza il molo principale. Tutto nero su bianco.
La Myr appartiene a Massimo Ombra, fratello di Salvatore. Quella degli Ombra è una delle famiglie di imprenditori più attive sul territorio. Salvatore Ombra nelle ultime amministrative è stato l’avversario principale di Giulia Adamo. Una campagna elettorale al vetriolo: denunce, querele, porto pubblico o porto privato. Perché secondo Giulia Adamo per il porto c’è già un progetto alla Regione. Lo ripete in campagna elettorale: “la Regione ha un mare di soldi, c’è un progetto da 50 milioni di euro, perché lasciarlo in mano ai privati?”.
La Regione è piena di quattrini. Un mare di soldi. E il mare davanti al porto è pieno di posidonia. Nell’ecosistema del Mar Mediterraneo la posidonia è una specie protetta, perché libera ossigeno nel mare, offre riparo ai pesci, consolida il fondale, previene l’erosione costiera, smorza le mareggiate. Per il sindaco Adamo questa posidonia è un’erbetta, eppure questa “erbetta” è protetta dalla legge. Nel mare dove c’è la posidonia non si può far nulla.
Un’alga che arriva in procura
Questa “erbetta” è un’alga lunga, lunghissima. Che ha anche un filo ideale. Comincia davanti al porto di Marsala, ed arriva dritta dritta in Procura.
Fino a poco tempo fa esisteva un progetto per la costruzione di una diga antemurale per la messa in sicurezza del porto di Marsala. Costo: 14 milioni di euro. Una barriera da collocare davanti all’imboccatura del porto. Alla Regione però fanno la mappatura del mare antistante al porto, e scoprono che c’è tanta posidonia. Quindi la diga non si può fare: cade tutta sulla posidonia. Bisogna cambiare progetto.
Dato che il Comune di Marsala ha nel frattempo attivato la procedura per la creazione dell’area portuale, con il contestuale affidamento ai privati, viene chiesto alla società aggiudicataria, la Myr, di pensarci loro alla sicurezza del porto. Alla Myr questo costerebbe 12 milioni di euro. Però forse ne vale la pena: meglio intervenire subito per fare un’opera senza la quale il porto non si può costruire, che aspettare i tempi morti della Regione, che dovrebbe rifare il progetto.
Conflitto d’interesse
E invece la Regione non sta ferma. Nel 2010, in parallelo al Comune di Marsala, per la realizzazione del porto si muove anche la Regione Siciliana, tramite un interessamento diretto di Giulia Adamo, deputato all’Ars. È lei stessa che annuncia che è stata affidata la progettazione della messa in sicurezza del porto direttamente al capo del Genio Civile delle Opere Marittime, l’ingegnere Pietro Viviano. “Così risparmiamo un sacco di soldi e non diamo il porto ai privati” dice Giulia Adamo.
Dimentica di dire alcune cose. Nell’ ordine: il progetto pubblico della Regione costa 50 milioni di euro, non i 12 milioni che costerebbe ai privati, né i 14 del primo progetto. E sono soldi pubblici. Viviano, poi, è capo di un ente che in quel momento sta valutando un progetto, quello dei privati, che è incompatibile con il progetto che sta redigendo. C’è un bel conflitto di interesse. Viviano, inoltre, è un fedelissimo di Giulia Adamo, è stato anche suo consulente ai tempi in cui il sindaco era Presidente della Provincia.
Chi progetta e dirige l’opera in questione si prende il 2% circa di onorario. Su 50 milioni di euro, è un bel gruzzolo.
Costa così tanto, il progetto, perché prevede l’allargamento a dismisura dei piazzali. C’è da accontentare un sogno segreto di Giulia Adamo: fare arrivare a Marsala, come già accade nella rivale Trapani, le navi da crociera.
A gennaio del 2012 cominciano già i lavori di carotaggio davanti al porto di Marsala. Il progetto pubblico redatto da Viviano viene depositato a fine aprile. Adamo ne fa materia di campagna elettorale: “Il progetto pubblico è stato analizzato in tutti i dettagli. È esecutivo e cantierabile”.
Una volta eletta Sindaco, Giulia Adamo decide dunque di sposare il progetto pubblico che lei stessa ha sponsorizzato da deputato regionale. Tant’è che alla conferenza di servizi del 7 Giugno sul progetto privato – che nel frattempo va avanti, in una situazione sempre più grottesca – dal Comune di Marsala non si presenta nessuno. Come dire: questa cosa non ci interessa.
Interessa però a Viviano, progettista dell’opera pubblica concorrente ma anche rappresentante del Genio Civile Opere Marittime. È Viviano che dà in quella sede un parere negativo al progetto privato.
Il Comune di Marsala continua a spingere sul progetto pubblico. Il Sindaco Adamo, il progettista Viviano e tutti fanno anche una foto di gruppo durante una riunione che segna, dicono ”un ulteriore passo avanti per la messa in sicurezza della struttura portuale”.
È tutta una presa in giro però. Perché, mentre Adamo e Viviano si fanno i complimenti a vicenda sul progetto del porto, l’assessorato alle Infrastrutture della Regione Siciliana decide di vederci chiaro. Le due opere, pubblico e privato, sono incompatibili: così non si può andare avanti. All’assessorato acquisiscono i due progetti, spulciano un po’ le carte.
E spunta la posidonia. Una società privata, la Prisma, ha fatto la ricognizione dei fondali, e ha disegnato una mappa contrassegnando le zone dove c’è posidonia. Una cartina colorata, roba che piace ai bambini. Dove è verde vuol dire che c’è posidonia e non si può fare nessun tipo di molo o barriera.
Il progetto della Regione di qualche anno fa (quello economico, 14 milioni di euro) era stato bocciato perché cadeva tutto sulla posidonia. Ma con grande sorpresa, i tecnici della Regione scoprono che anche il progetto nuovo, quello che costa 50 milioni di euro e redatto da Viviano, poggia sulla posidonia.
E la mappa cambia colore
Ma, e qui viene il bello, qualcuno ha cambiato la mappa, e ha fatto diventare la zona vietata di un altro colore, per dire che si può costruire. Il verde diventa marrone. Lì dove la mappa diceva “posidonia”, adesso dice “posidonia morta”.
Stessa mappa, stesso documento, stessa data, stessa elaborazione: un altro risultato. La posidonia scompare. E il progetto di Viviano (quello pubblico), come per incanto, è fattibile. Magia. O reato.
A proposito di reati. A firmare il progetto del porto di Marsala, con l’ingegnere Pietro Viviano, è tale Leonardo Tallo, come direttore tecnico. Tallo è stato arrestato lo scorso 4 Giugno. Da progettista e direttore dei lavori, è coinvolto in un indagine sul cemento depotenziato utilizzato per la costruzione del porto di Balestrate. Ha attestato falsamente, secondo la Procura, i volumi del porto, e non ha vigilato sulla qualità dei lavori. Secondo i magistrati, dalla progettazione al collaudo, il porto di Balestrate è tutto un falso, tutto un unico corpo di reato.
Ma torniamo a Marsala. La parola fine al progetto pubblico la mette proprio l’Assessorato alle Infrastrutture. Che si accorge dell’anomalia e manda tutte le carte alla Procura di Trapani. Ma il procuratore Capo, Marcello Viola, le carte ce le ha già. La polizia giudiziaria ha fatto un blitz ed ha acquisito tutti i faldoni della progettazione del porto di Marsala il 30 luglio.
Sempre l’Assessorato, dal canto suo, lo scorso 10 Agosto scrive all’Ingegnere Viviano ed al Genio Civile di Trapani: il progetto pubblico si basa su una documentazione falsa. In burocratese si parla, elegantemente, di “difformità tra gli elaborati”. “Le tavole non sono conformi alla mappatura della posidonia elaborata dalla ditta Prisma”. Ancora: “c’è una vasta prateria di Posidonia oceanica nei fondali sui quali dovrebbe insistere la diga antemurale” del progetto tanto caro al Sindaco Adamo.
E c’è ancora un altro fatto singolare in questa vicenda. Si viene infatti a scoprire che il progetto pubblico, quello di Viviano sponsorizzato da Adamo, vede per la prima volta la luce non in una conferenza pubblica, ma nello studio del consigliere comunale Antonio Provenzano, pupillo del sindaco Adamo, davanti ad altri consiglieri. A che titolo non si sa.
La storia delle carte false è una bomba. Il sindaco Adamo urla al complotto e non chiarisce la faccenda. Parla di sterili polemiche, e non manca l’attacco alla stampa. Fatto sta che il progetto del porto pubblico è praticamente morto, materia per la Procura.