mercoledì, Dicembre 18, 2024
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Satira volontaria e no

Quale libertà

JE SUIS LILLO’ 

Lillo Venezia era il direttore del Male (ci collaborava anche Wolinski), che era la versione italiana del vecchio Ha­rakiri (che poi, cambiato nome, diventò CharlieHeb­do). In questa veste ha preso circa duecen­to querele, di cui qualcuna (per esempio quella del falso monu­mento ad Andreotti) lo portò in galera con altri disegnatori bla­sfemi di quei tempi. Ce lo siamo ritrovato ai Siciliani, di cui per un periodo fu anche amministra­tore: firmò cambiali e ci rimise – grazie alla scarsa pazienza della Lega­Coop – i mobili di casa.

Non è una per­sona perbene, non lo è mai stato (nè Spa­ragna, Wolinski e compagnia bella) e non credo che ai suoi funerali ver­ranno i pezzi grossi di mezzo mondo, smet tendo per mezza giornata di ammaz­zare o mettere in gale­ra i disegnatori bla­sfemi.

La più bella copertina di Wolinski, ahi­mè, non la vedremo mai: è quella che avrebbe fatto mettendoci le facce compun­te di tutti i ciarlatani e gli ipocriti che ave­va preso per il culo per cinquant’anni e adesso, per giusta vendetta, prendevano per il culo lui con la loro “commozione”.

Non mi chiedete dov’è Lillo e che cosa fa in questo momento, in quale grande giornale lavora e chi, dei valorosi colleghi che ora sono-tutti-charlie, si ricorda di lui. La satira, nel Belpaese, è onorata e protet­ta, a patto però che sia involontaria. Altri­menti so’ cazzi vostri, caro Lillo e caro Wolinski (da vivo).

(Ah: guardate che degli islamici morti a Parigi metà erano terroristi e metà erano cittadini che cercavano di fermarli)

(Ah: guardate che l’ultima copertina di CharlieHebdo non ce l’aveva con l’Islam ma con uno scrittore antislamico sostenito­re dei Le Pen)

(Ah: fatevele raccontare complete, le storie, sennò diventate pezzi di satira voi stessi)

r.o. 

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