Sanità abruzzese, uscita dal commissariamento
Scusate ma non si riesce a festeggiare…
Grande enfasi ha accompagnato nei giorni scorsi la notizia dell’uscita ufficiale dell’Abruzzo dal commissariamento sulla sanità post-sanitopoli.
Dall’attuale alla precedente maggioranza quasi una corsa ad accreditarsi i meriti dell’uscita da quello che è stato definito un tunnel. Ma per i cittadini, i malati, i meno abbienti di questa Regione purtroppo non c’è nulla da festeggiare. Perché per loro dal tunnel non c’è nessun uscita, ieri, oggi, e ancora domani e in futuro resta un calvario infinito, un peso enorme quotidiano.
Si è addirittura arrivati a parlare di “percorso virtuoso”, ma quale virtuosismo? Quello sulle spalle di malati e pazienti che vedono il diritto alla salute e a curarsi sempre più come un lusso, gravato da sforzi e difficoltà sempre maggiori? La classe politica ha ben poco di cui vantarsi e festeggiare perché questo “percorso virtuoso” ha visto sacrificarsi solo i cittadini e i loro diritti.
Si dovrebbe festeggiare dopo aver visto chiudere sempre più ospedali, guardie mediche e postazioni del 118? Dovrebbero festeggiare le vittime di “incidenti nella sanità”, dovuti anche a sempre meno fondi a disposizione? Dovrebbero festeggiare i disabili che vedono i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) sempre più lontani? Dovrebbero festeggiare i familiari dei malati gravi in ADI (Assistenza Domiciliare Integrata), che per ogni farmaco sono costretti a sobbarcarsi ore e ore di viaggi (anche lunghissimi) per recarsi inutilmente in ospedali da dove escono quasi sempre solo con una firma e un timbro? In questi giorni è stata nuovamente resa nota la situazione della farmacia dell’ospedale di Ortona.
Ma in altri ospedali la situazione non è molto diversa, perché se ci si sente dire “ce l’abbiamo” c’è quasi da commuoversi o temere l’arrivo di una calamità naturale tanto è eccezionale l’evento… E, rende noto la stampa locale, la ASL ad Ortona comunica che “ha il dovere di esercitare una semplice azione di monitoraggio e controllo”. Non credo ci sia bisogno di commentare nulla (e sia ben chiaro che nessuna colpa o addebito può essere data al funzionario di tali dichiarazioni perché se soldi non ce ne sono l’addebito non può essere suo…). Dovrebbero poi festeggiare i familiari di persone anziane e malate ricoverate nelle case di cura, che da anni vedono quasi periodici aumenti dei costi. Essere ricoverati in una struttura attrezzata per un anziano, e la sua famiglia, può essere una necessità preziosa e vitale. Ma ormai è diventato più di un lusso…
Poi si viene a conoscenza di un nuovo progetto di ospedale tra Chieti e Pescara. E le cifre vanno su più che vertiginosamente. Qualcuno dice che è indispensabile perché l’attuale edificio ha problemi strutturali. Mentre i cittadini hanno subito le conseguenze di finanze sempre minori, sono mai state individuate le responsabilità di questi “problemi”?! Qualcuno è mai stato chiamato a risponderne? Intanto scopriamo che nella Terra dei Fuochi sono state rintracciate migliaia di ricette provenienti da ASL abruzzesi. Come è possibile? Chi le ha fatte arrivare lì? Chi non le ha portate al macero? E chi non ha sorvegliato? Chi ha pagato (altri costi sempre e solo sulle spalle di cittadini e malati) per un servizio che, a quanto pare, non è avvenuto come era dovuto?
Altro che festeggiamenti, qualsiasi cittadino che in questi anni ha visto avanzare il “percorso virtuoso” (e quelli riportati non esaurisce tutta la gamma) non può che porre interrogativi, domande, non certo con animo sereno. Cittadini che in questi anni hanno visto solo proclami, passerelle, esponenti politiche che in maggioranza tagliavano ospedali e poi all’opposizione protestavano per gli stessi tagli (e viceversa). E nessun politico ha mai chiesto scusa ai malati e ai pazienti, ai cittadini costretti a calvari, attese infinite (ogni tanto sulla stampa son finite notizie di esami urgenti per malati gravi fissati dopo due anni, se non di più…) e costi in aumento. Anzi no, un caso c’è stato. Quando il più alto rappresentante della classe politica regionale dell’epoca andò dal Grande Zio…
Chiudendo spero che nessuno, impegnato magari nei festeggiamenti per la virtuosa uscita dal commissariamento, si senta così disturbato da queste brevi righe da aver bisogno di ricorrere a cure mediche. Non vorrei che si trovasse in zone montane, tipo la Marsica o l’Alto Vastese, e dover fare chissà quanti chilometri per giungere in un “ospedale” come Gissi, attendere, e poi dover essere trasportato a Vasto, con nuovi chilometrici spostamenti e attese. Non dovesse mai accadere che poi me lo ritrovo sulla coscienza…