venerdì, Novembre 22, 2024
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San Berillo abbandono annunciato

“Se qualche ammini­strazione risanas­se davvero San Berillo sa­rebbe ricordata nella storia di questa città”

Eh già, risanare. Riferito allo stato at­tuale del quartiere sembrerebbe qual­cosa di lontano e difficilmente raggiun­gibile. Eppure, un semplice giro basta per accor­gersi della bellezza di questi luoghi, di come sarebbe facile immagi­nare un nuovo sviluppo del quartiere.

Siamo tornati per guardare da vicino l’evoluzione dell’attività sociale nel quar­tiere e per capire -in qualche modo- se nei piani alti dell’amministrazione catanese sia cambiato qualcosa relativamente ai progetti su San Berillo.

* * *

Il comitato popolare degli abitanti è nato da poco meno di un anno, ma il suo lavoro all’interno del quartiere è già rico­nosciuto e apprezzato dagli abitanti. Al nostro passaggio tutti salutano i ragazzi che ci accompagnano, chiedendo loro consigli, scherzando, cercando di infor­marsi sull’ultima notizia che disturba la paciosa mattinata del rione. Un edificio è stato dichiarato inagibile dopo due incen­di e al proprietario sono stati recapitati delle intimazioni a murare gli accessi. Quel luogo, infatti, era stata eletto dimora da alcune prostitute.“Devi dire a Maria che può spostarsi nell’altro basso, in quello non può più stare, ho già parlato con le altre, è tutto ok”. I ragazzi del co­mitato hanno aiutato le ragazze “sfrattate” a trovare nuova occupazione, spiegando più di mille parole la natura e le modalità dell’intervento sociale nel quartiere.

Approfittiamo della bella giornata per fare un piccolo giro. Iniziamo da dove, nel giugno del 2013, un ragazzo tunisino di poco più di vent’anni venne ucciso a sassate sulla testa “le pietre le hanno pre­se da qui. Dopo che hanno tolto il basola­to antico, sostituendolo con uno a buon mercato, ogni volta che piove salta tutta la pavimentazione”. Viene indicata una colata di cemento alla buona, intervento del comune dopo le recenti piogge. Altre pietre sono adagiate ordinatamente in un gradino, accanto a quello che fu il luogo del delitto.

Mentre camminiamo gli attivisti del co­mitato ci parlano dei loro progetti e della rete sociale avviata, di quelli che sono gli obiettivi da raggiungere e quali i problemi da risolvere: “Parliamoci chiaro, qui vo­gliono fare passare il messaggio che San Berillo sia un’erbaccia da estirpare per­chè dentro ci sono solo prostitute e immi­grati. Per ora, nell’attesa che si sblocchi­no i loro ‘piani di riqualificazione’ lascia­no tutto com’è, degrado e sporcizia. In questo modo saranno legittimati ad ap­propriarsi di tutto per fare quello che vo­gliono.”

Svoltiamo l’angolo e arriviamo in via Carramba. Una strettissima viuzza a sini­stra delimitata da un muro il quale non si capisce bene per quale principio fisico rie­sca a stare in piedi e non crollare. Dietro c’è una sciaretta, un piccolo sputo di ver­de in mezzo al quartiere, trasformata in discarica dagli operai del comune quando, nel 2009, ripulirono l’edificio di fronte.

Questo immobile, donato circa vent’anni fa al comune di Catania da un privato, è oramai quasi del tutto diroccato. Da un po’ di tempo è stato occupato da una prostitu­ta, che lì ha trovato la propria al­cova per viverci e lavorare.

Eppure, da un’intervista rilasciata alla Sicilia nel 2009 dall’allora assessore ai la­vori pubblici Filippo Drago, sappiamo che proprio quello stabile fatiscente sarebbe dovuto essere il punto di partenza per una ‘completa riqualificazione del quartiere’. Addirittura, dichiarava l’assessore, furono investiti 3 milioni di euro, i quali, a guar­dare bene il palazzo, non si sa capisce come siano stati spesi, anzi, meglio, se siano stati mai spesi.

Ovviamente, essendo del tutto perico­lante, l’edificio necessita di una profonda messa in sicurezza per la quale il comune non ha fondi a disposizione. Per cercare di limitare le proprie responsabilità, gli uffici comunali hanno avuto la geniale pensata di mettere due cartelli indicanti divieto di transito. Se ti cade un palazzo addosso, peccato, ma è colpa tua che non hai visto il cartello.

E dire che basterebbe poco

Proseguendo nel percorso, viene da chiedersi il perchè dell’abbandono di que­sti luoghi. Bastereb­be un’opera di riquali­ficazione che sem­plicemente sappia non sconvolgere l’armonia architettonica e la bellezza degli scorci.

Un esempio del ‘volontario abbandono’ al quale è stato sottoposto San Berillo è quello di piazzetta delle Belle. Un piccolo slargo nel quale confluiscono varie stradi­ne del quartiere, squadrato e con delle pic­cole case tutt’attorno. L’unico edificio che svetta è un antico palazzo del ‘700.

Ci raccontano come per molti anni è stato impedito ai proprietari di poter re­staurare le costruzioni nella piazzetta per vincoli imposti dalla Soprintendenza. Dopo anni di incuria la riqualifica verreb­be a costare , molti attuali proprietari stan­no pensando di svendere le loro proprietà.

L’edificio più grande si trova a ridosso del “Romano Palace”, l’albergo di lusso del gruppo Virlinzi nella zona “riqualifi­cata” del quartiere.

Da qualche tempo ci sono state varie offerte per il suo acqui­sto da parte di rappresentanti della socie­tà, con prezzi abbassati relativamen­te al cattivo stato strutturale.

Un’esposizione di graffiti

Tempo fa il comitato ha ricevuto la visi­ta dell’assessore all’urbanistica del comu­ne di Catania Salvo Di Salvo, il qua­le, tra proclami e intenti dell’amministra­zione, ha presentato un nuovo progetto su San Berillo: un’esposizione di graffiti in via delle Finanze.

In collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti e l’istituto detentivo Bicocca, il progetto di istallazione di alcune opere da strada nella celeberrima via vedrà la par­tecipazione di una cinquantina di detenuti del carcere che, istruiti dagli allievi della Scuola Edile catanese, prepareranno i muri per le opere dei ragazzi dell’accade­mia.

Questo, dunque, il primo progetto per San Berillo della nuova amministrazione Bianco. Non incentivi fiscali ai proprietari per la ristrutturazione degli immobili, non la creazione di presidi civili come un cen­tro per la prevenzione di malattie sessuali, non la completa sanitarizzazione del quar­tiere, ma una semplice esposizioni di graf­fiti.

A parte quindi qualche legittimo dubbio rispetto alla reale efficacia dell’idea, le istallazioni sorgerebbero sui muri delle storiche palazzine settecentesche che ca­ratterizzano l’ambiente architettonico (di ciò che è rimasto) del quartiere.

“Uno scempio

continuato

nel tempo

che lascia

l’amaro in bocca”

Da qui, la controproposta del comitato: “Invece di intervenire su via delle Finan­ze, proponiamo di effettuare questi inter­venti artistici in via Zara, una stradina interna del quartiere, abbandonata a se stessa e trasformata in vespasiano a cielo aperto, dove non passano neanche i net­turbini comunali. Invece di limitarsi esclusivamente al montaggio delle opere artistiche, noi proponiamo che vengano sfruttate davvero le competenze di chi è occupato nel progetto. Perchè non far ri­pristinare agli studenti dell’accademia gli antichi altarini votivi sparsi nel quartiere invece di farli disegnare sui muri di pa­lazzine settecentesche?

Inoltre, pare che ci sarà anche il coin­volgimento della Questura, nell’ottica di ‘preparare’ la zona per l’arrivo dei detenu­ti. Tutto sarà guidato dal vice questore ag­giunto De Girolamo, lo stesso che ha di­retto gli inconcludenti blitz degli ultimi tempi all’interno del quartiere, lo stesso che, tra l’altro, detiene la proprietà di alcu­ne aree del quartiere. Così, ed è fatto no­torio, come altri esponenti delle forze dell’ordine, divenuti proprietari negli anni ’90.

Queste sono solo alcune delle “partico­larità” del nuovo progetto del Comune di Catania in sinergia con l’Accademia delle Belle Arti, la Scuola Edile e i detenuti del carcere di Bicocca. Un’idea interessante di certo, ma che non riesce minimamente ad intervenire sugli aspetti problematici del quartiere.

Quello che rimane di questo giro di San Berillo, dalle chiacchiere con gli attivisti, dal contatto diretto con la realtà di questa zona di Catania è una forte sensazione di amaro in bocca. Di fronte ad uno scempio continuato nel tempo non si può fare altro che porsi delle domande su quali siano le effettive volontà (e di chi siano) dietro a tutto ciò. Quello che potrebbe essere il gioiello barocco incastonato nel cuore della città è lasciato a se stesso, a marcire, in attesa della solita colata cementizia che accontenterà tutti, proprio tutti, tranne quelli che oggi dentro il quartiere ci vivo­no. Una babele di interessi economici e politici, di centri di potere più o meno ve­lati, impediscono la nascita di un reale progetto di valorizzazione del quartiere.

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