In via Calatabiano da cinque mesi senza luce e acqua: “Cucinavamo col carbone”
Ritorno all’Ottocento
«È tutto legale – dice Franco – ma non è giusto e non sempre “legge” vuol dire “giustizia”: questo di fatto è un assedio a persone che chiedono una casa con bambini e una donna incinta»
La porta dell’appartamento si apre piano e nella casa buia entra una piccola processione: «Tanti auguri a te, tanti auguri a te…». Una fila di bambini e adulti cammina cantando nel corridoio verso la sala da pranzo. Davanti ci sta Franco che tiene una torta piena piena di candeline strette e lunghe e colorate che illuminano dove passano, lasciando dietro il buio. Mentre tutti finiscono la canzoncina Franco poggia la torta sul tavolo: «…taaanti auguri Antonella, tanti auguri a te!», e la fila si scioglie in un applauso attorno ad Antonella, che guarda gli altri contenta nella poca luce della stanza. Oggi fa trentacinque anni, è una giovane mamma di tre piccoli, ma le candeline sono diciotto: «»Dopo i trenta non si mettono più i numeri, eh», spiega Gabriella a bassa voce.
La festeggiata sorride e tutti in coro le dicono di soffiare: lei si concentra e subito soffia sulle fiammelle. Tra gli applausi e le risate, Antonella prende le candeline, le spezza e le mette da parte, poi alla luce di un cero comincia a dividere la torta. È una festa improvvisata, a sorpresa, dove l’unica a farle il regalo è stata l’Enel che l’undici settembre ha tolto la luce al palazzo occupato. Senza un avviso nè alternativa, quel lunedì mattina i tecnici hanno tagliato i fili dell’energia elettrica e senza questa non arriva l’acqua al primo e al secondo piano.
«Sapevano che ci stanno anche dei bambini – dice Franco, uno degli occupanti – ed era pure iniziata la scuola. Una del palazzo è pure incinta. Ci vogliono fare uscire di qui per fame e malessere, senza darci una possibilità qualunque tipo il BnB. Per carità, avranno la legge dalla loro parte. Siamo stati denunciati il 27 luglio per furto di energia elettrica e occupazione abusiva. È tutto legale, ma non è giusto e non sempre “legge” vuol dire “giustizia”: questo di fatto è un assedio a persone che chiedono una casa». Si interrompe un attimo, posa il piatto con la torta sul tavolo, e continua: «Quel giorno a denunciarci era venuto uno importante della questura, si chiama Berretta, che è pure del sindacato Coisp. Gli abbiamo spiegato che la maggior parte di noi per cucinare e risparmiare usa le piastre e senza elettricità non possiamo preparare da mangiare. Ha capito la situazione e tre ore dopo è venuto col proprietario del Tortellino con pizze e arancini. Non ci credevamo, pareva ‘na festa. Addirittura quello del Tortellino ci disse che avrebbe mandato ogni tanto un ragazzo in motorino la sera per darci quello che rimaneva invenduto. Finora non è stato così ma …».
“Anzi ca ni ficiru mangiari”, lo interrompe Gabriella, paziente: è lei che aspetta un bimbo.
“Vero è” fa Antonella.
C’è un momento di silenzio, si sentono solo i rumori secchi delle forchette sui piatti di vetro e ceramica. Manca una famiglia alla festicciola, quelli del secondo piano, che già alle nove e mezza di sera è andata a letto. «Che devi fare quando non hai la luce? È normale, vai a dormire – dice la festeggiata – Ma a me non interessa e tu ci ll’ha diri» Antonella alza di colpo la voce e batte la mano aperta sul tavolo, facendo tremare i piatti: «Iù ppi dari da mangiare ‘e me figghi il primo giorno ho cucinato col carbone. E chi faceva? A pranzo addumai u fuculari, gli ho fatto la pasta col pesto, ca pignata supra a carbonella. Con un euro di carbone ce la puoi fare anche per due giorni. Iù ciàiu ‘n ciriveddu ca mancu ‘n masculu cià pò fari». E alla fine ride, superba.
Da cinque mesi senza elettricità gli occupanti di via Calatabiano 49 hanno fatto un passo indietro nella storia, sono tornati all’Ottocento: senza lavatrice scaldabagno piastre e lampadine tornano alle candele e al bucato a mano, alla cucina col carbone e alle docce fredde. Per la Corte di Cassazione sarebbe una condizione accettabile perché, con una famosa sentenza dell’anno scorso, ha stabilito che l’energia elettrica non è “un bene di prima necessità” ma qualcosa che dà “agi”. Nel senso che se sei povero sfrattato e con una donna incinta non sei giustificato a rubare l’elettricità, devi essere punito, perché in realtà tu vuoi vivere nel lusso e non puoi, senza soldi. «Il bello è che quando ci hanno denunciato – dice Franco – dichiarai al poliziotto che la luce è indispensabile alla vita quotidiana e che non mi sentivo colpevole di averlo fatto. Pare che mi hanno dato una risposta».
Nel 2014, con il famoso “piano Lupi”, si è deciso che se occupi una casa non puoi metterci la residenza e senza di questa non avrai mai un regolare contratto di acqua e luce. Cioé per vivere là dentro sei costretto a rubare tutto, acqua e luce: diventa una reazione a catena, le accuse si accumulano e si può anche andare in carcere.
«Resta il fatto che a toglierci l’elettricità è stata una fangata. Mio marito è disoccupato e ora devo andare dal prete a chiedere i soldi per la bombola» dice Gabriella. La luce tremolante della candela le taglia a metà il viso, mezzo scuro mezzo chiaro. Ha l’espressione seria e le mani intrecciate fra loro e domanda calma allargando le braccia verso i ragazzini: «Con tutta ‘sta truppa che ci resta da fare?».
La risposta non arriva da nessuno e le facce stanche dei piccoli convincono le mamme a mandarli a letto. Ci sono i saluti e poi ognuno va a dormire mentre Antonella sparecchia e dà la buonanotte agli altri. Sono le undici e chi passa dalla strada potrebbe vedere qualche bagliore venire dalle stanze del palazzo occupato, che ora sembra un gigante tozzo e silenzioso messo in punizione dal buio della sera.