Ritorno a Montelepre: Rosi, Giuliano, Iliade della Sicilia grama
“Salvatore Giuliano fu la prima opera alla quale partecipai”, dice. “Fui scelto mentre giocavo a carte in un bar, entrarono Francesco Rosi, l’operatore Pasquale De Santis, l’ispettore di produzione Bruno Sassaroli e il fratello di Gaspare Pisciotta, che li accompagnava. Il giorno prima avevo saputo che cercavano degli attori. Mi presentai e mi dissero: vaffanculo. Quando Rosi mise gli occhi su di me gli risposi per le rime. ‘Cosa è successo?’. Gli spiegai il fatto. ‘Non ci pensare, domani presentati di nuovo’. ‘Quanto mi date?’ ‘Ventimila lire al giorno’. Quei soldi mi servivano. Vendevo stracci americani, robe vecchie, allora la gente era molto povera e comprava queste cose. All’inizio feci la parte del bandito Nunzio Badalamenti, poi siccome me la cavavo, fui promosso sul campo: Nino Terranova, uomo di spicco della banda. Il vero Nino Terranova era mio cugino, un bravissimo ragazzo, come tutti gli uomini di Giuliano, compreso Turiddu, che aveva fatto il militare con mio fratello”.
“Un giorno andammo a Palermo per girare la scena di un sequestro di persona. Passammo da Altofonte armati fino ai denti. Scendemmo dalla Balilla ed entrammo in un bar. Ordinammo tre caffè. La proprietaria per la paura ruppe le tazzine. A un certo punto ci vide un brigadiere dei carabinieri. Pensava che fossimo dei banditi e scappò”.
– Signor Norvese, cosa le è rimasto del film?
“Comprai la casa ed aprii un emporio fornito di tutto. Se non fossi stato analfabeta, avrei sfondato. Un giorno mi arrivò un telegramma di Dino De Laurentiis: caro Vincenzo, vorrei sapere se conosci la lingua inglese per girare Sacco e Vanzetti in America. Dovetti rinunciare a novanta milioni e ad una carriera bellissima”.
Nella parte alta del paese c’è la casa di Giuseppe Sapienza, 78 anni, che nel film fa il bandito: sul grande schermo si vede con il mitra in mano, intento a pagare un pastore per ottenere delle informazioni importanti, e poi nell’aula del tribunale di Viterbo per rispondere dell’accusa di aver partecipato alla strage di Portella della Ginestra
“A quel tempo lavoravo in campagna con gli animali e portavo il vino a San Martino delle Scale. Fui contattato e partecipai al film. Il primo della mia vita. Non pensavo che negli anni successivi avrei fatto parte del Gattopardo e che avrei fatto il padre della Cardinale in Corleone di Pasquale Squitieri”.
Fra i vicoletti del paese c’è lo studio di Totò Chiaramonte, un fotografo di ottantacinque anni che nell’ultimo sessantennio è stato testimone prezioso di molti eventi svoltisi in quella zona.
Nell’archivio ci sono decine di immagini del vero Salvatore Giuliano, e di parecchie foto scattate durante la lavorazione del film: Francesco Rosi che parla con gli attori; Francesco Rosi che si intrattiene con i suoi ospiti più illustri (specie con Marcello Mastroianni e con lo scrittore Carlo Levi); Francesco Rosi che scherza con ‘u tammurinaru prima della scena in cui viene annunciato il coprifuoco (“Sintiti sintiti sintiti, per ordine del comando militari…”).
“Rosi era molto disponibile”, ricorda Chiaramonte, “vide le foto di Giuliano e restò favorevolmente impressionato, così mi fece fare il fotografo di scena”.
Lasciamo Montelepre e ci avviamo verso la Valle del Belice con i suoi vigneti e i suoi bagli di pietra gialla. Attraversi i paesini che dal ’43 al ’50 furono sotto il giogo di Giuliano, arrivi a Portella della Ginestra inondata di luce, con l’ampio pianoro erboso dominato dalle montagne Palavet e Kumeta. Qui il primo maggio del ’47 undici contadini furono trucidati dalla banda Giuliano e dalla mafia in occasione della festa del lavoro.
Qui Rosi ricostruì magistralmente le scene della strage. Pochi chilometri più in là ecco Piana degli Albanesi.
Sulla via principale c’è la Camera del Lavoro che negli anni Quaranta e Cinquanta fu luogo di riunioni memorabili per l’organizzazione delle rivolte contadine. Nel ’61 in questa sezione molte comparse furono ingaggiate per partecipare al film.
Francesco Tàlia, 77 anni, fu una di queste. Una di quelle persone che quattordici anni prima era scampato alla strage vera. “A selezionarci fu una donna. Mi diede una divisa: ‘Tu fai il carabiniere’. Mi portò a Portella dove incontrai un carabiniere vero, osservò i miei gradi e disse: ‘Sono nuovi di zecca, me li regali?”.
Francesco Guzzetta, 53 anni: “Avevo nove anni quando partecipai al film. Tutta Piana prese parte alla ricostruzione della strage. La gente volle essere presente per esprimere la propria indignazione e per dare la propria testimonianza. Quelli che il primo maggio del ’47 erano stati a Portella tornarono in occasione del film, a cominciare dal segretario della Camera del lavoro che nella pellicola faceva l’oratore ufficiale della manifestazione”.
Ultima tappa del viaggio, Castelvetrano. Testimone d’eccezione, l’avvocato Gregorio Di Maria, personaggio-chiave della storia e del film, per aver dato ospitalità a Giuliano nella casa di via Mannone dove nella notte fra il 4 e il 5 luglio del ’50 il bandito fu ucciso nel sonno dal cugino Gaspare Pisciotta.
“Nel ‘61”, ricorda Di Maria, “vivevo ancora in quell’abitazione. Rosi venne a Castelvetrano, mi avvicinò e mi parlò del lavoro che voleva fare. Gli misi a disposizione la casa e gli feci da consulente. Non ebbi alcuna diffidenza a collaborare con lui, anzi me ne sentii lusingato.
Mi ispirava fiducia, ebbi la sensazione immediata di trovarmi davanti ad una persona perbene. La casa era ottocentesca ed apparteneva a mia madre che l’aveva ricevuta in eredità. C’è un primo piano con delle volte affrescate di bianco, i pavimenti decorati, le ampie stanze. Io nacqui lì e lì vissi per tanti anni. Nel ’65 fui costretto a venderla”.
Il volto di Di Maria diventa improvvisamente triste: “Dopo la cattura di Giuliano fui portato all’Ucciardone e subii un processo che durò 14 anni. Fui costretto a vendere tutto. Da allora mi imposi di non guardare al passato e di non avere rimpianti. Ci sono molti ricordi legati a quella casa, ma non voglio parlarne. La vita continua, malgrado tutto”.
io qualche documento sui fatti c’e l’ho!. ed anche qualche storia inedita.