Retrospettiva
Quattro foto da qualche anno fa
Foto per una manifestazione antirazzista. Un uomo di venticinque anni con suo figlio. Grazie, posso farla a tuo figlio. Carino il bambino combinato in quel modo sai, che poi ci mancava altro che lo coloravi di nero.
Cappellino jeans, palloncino e adesivi che lo tapezzano qua e la. E le scritte ” io sono razzista” che vanno orizzontali, dall’alto in basso, di sbieco e a destra e a sinistra. Ma che è un personaggio da comix, una maschera di carnevale, non ti bastava andare alla manifestazione con lui dentro il suo mega passeggino che sembra un astronave. E che da grande gli vuoi fare fare il super eroe ?. E va bene ti invidio proprio, è bellissimo tuo figlio. Uno, due, tre, fotografato.
Seconda foto. Frisullo e altri dieci o quindici tipi di altre associazioni di base che sono impegnati per la promozione umana degli immigrati. Intelletuali vestiti con giacche anni sessanta, cappelli stravolti, musi lunghi, troppo magri, oppure troppo grassi, gonfi, goffi a vederli.
Rimuginano sul nome della rete antirazzista e se il “matrimonio” tra le associazioni si deve o non si deve fare.
Ci sono anche quaranta immigrati a queste benedetta riunione che si tiene da tre ore fino a cinque minuti prima della manifestazione. Finisce che il volantino si fa senza il nome della nuova rete antirazzista; perchè per questo si devono riunire ancora sessanta circoli di Arci solidarietà.
Cominciano i mormorii di protesta. La protesta serena è che non si gioca con il nome della rete antirazzista, cinque minuti prima della manifestazione perchè vorrebbero controllare la formazione di questa rete di associazioni. Il volantino si deve ancora fare, e si dovrebbe badare di più alla sostanza. Che è da cinque anni che gli extra comunitari non scendono in piazza.
E click.
Terza foto. Un giovane ventenne di colore. Bello con la sua testa tra le mani, i tratti e il fisico alla Lewis, i gomiti a novanta gradi su uno dei sessanta tavolini da convegno. Resta seduto a guardarsi la scena: movimento spasmodico di persone che vanno fuori dalla stanza dell’Arci, dove si fa la riunione. Stanchi e già elettrici, con le ore di viaggio che si sono fatti, che gli fanno tante affossature agli occhi. C’è chi blatera sugli strumenti e i mezzi della democrazia nelle associazioni di base.
Quarta immagine. Strati di ragazzini con la Kefia, che si alternano agli strati della gente di colore. Una festa multimediale in cui i testi delle canzoni, dico quello per cui si scende in piazza, non coincidono perfettamente con le musiche, i ritmi e le armonie della gente di colore che che ha difficolta a mischiarsi con gli altri italiani, per. portare in piazza il proprio disagio senza che questa manifestazione si trasformi in festa folcloristica o in un festival multimediale all’italiana.
Sento l’odore di una giornata ipocritamente antirazzista, con i bus e la metro gratis. Ed è il venticinque febbraio, e siamo a Roma che sta tra Sanremo e Caserta. Che a Sanremo ci sta il festival, e a Caserta ci stanno i ghetti. E siamo nel bel mezzo del carnevale. Mi dicono che la lira è scesa: meno nove virgola sei di deficit di bilancio.