Reprimere o educare?
Blitz antidroga, multe ai fumatori e sequestri assurdi. La polizia entra nelle scuole nel modo peggiore possibile.
Da alcuni giorni la Questura di Catania è impegnata con ingenti uomini e mezzi a organizzare retate nelle scuole superiori della città. Su disposizione del Questore, Alberto Francini, i poliziotti irrompono nelle scuole durante l’orario di ricreazione con l’obiettivo di sorprendere studentesse e studenti in possesso di droghe leggere o intenti a fumare sigarette di tabacco in aree nelle quali il fumo è vietato.
Col blitz presso l’Istituto nautico Duca degli Abbruzzi, i poliziotti hanno beccato e denunciato dodici studenti che nel cortile della scuola fumavano sigarette di tabacco. La polizia in quel caso ha pure proposto al dirigente scolastico le sanzioni da imporre agli studenti, anche se esse sono prerogativa dei consigli di classe composti da docenti, genitori e studenti. Sospensione di cinque giorni e lavori socialmente utili a scuola. Per aver fumato una sigaretta a ricreazione.
Durante un altro blitz compiuto al Liceo Scientifico Galileo Galilei, la polizia ha proceduto al sequestro di alcuni mozziconi di sigarette, rinvenuti in cortile, al fine di esaminarli. Al sequestro di dodici bustine di plastica vuote ma dove presumibilmente era contenuta marijuana, di alcuni pacchetti di cartine lunghe e corte e di un portacolori utilizzato per contenere anche le cartine e le bustine di plastica.
“È risaputo – dice Nino De Cristoforo, docente di Liceo e rappresentante dei Cobas Scuola – che un’attività repressiva (che, peraltro, in questo caso non può che essere “a singhiozzo) non serve a modificare comportamenti relativi a eventuali abusi, compito che, invece, è naturale venga svolto dalla scuola. Purtroppo questi interventi esterni, per come si caratterizzano, rendono più difficile al personale della scuola riportare queste problematiche, come si dovrebbe fare, all’interno della normale, e quotidiana, pratica educativa”.
“Le scuole italiane sono frequentate ogni giorno da milioni di persone e in pochi casi le cronache hanno messo in luce comportamenti inadeguati. In generale, quindi, si tratta di luoghi sicuri dal punto di vista didattico-educativo. Lo stesso, purtroppo, non può dirsi rispetto alle strutture: almeno il 70% dei locali scolastici, infatti, non è a norma rispetto agli standard della sicurezza”.
“In questi giorni, a Catania, – continua De Cristoforo – le scuole sono state oggetto di numerosi interventi da parte delle forze dell’ordine. Non con l’obiettivo di verificare il rispetto della normativa sulla sicurezza (la cui responsabilità ricade, comunque, sui dirigenti scolastici), ma per individuare eventuali violazioni della normativa sul fumo (assolutamente vietato negli interi edifici scolastici) e/o sequestrare sostanze stupefacenti. Al di là dei modestissimi risultati ottenuti, a fronte di uno schieramento di uomini e mezzi del tutto sproporzionato, evidentemente sottratto a altre attività istituzionali, ci si chiede quale sia il senso di tali interventi”.
“Come Sindacato abbiamo espresso grande preoccupazione di fronte a tutto ciò e siamo impegnati, insieme a tutte le componenti scolastiche, per denunciare questa “spettacolarizzazione” dei problemi, utile solo a renderli più complicati”.
Le organizzazioni degli studenti sono sul piede di guerra e hanno già annunciato manifestazioni per esigere che le scuole non siano considerate come galere.
“Gli assurdi sequestri e le assurde sanzioni agli studenti rappresentano un’azione repressiva controproducente, voluta direttamente dal ministro Salvini”. Dice Teresa Fazio del Collettivo autonomo studentesco che negli ultimi giorni ha manifestato davanti le scuole di Catania spiegando agli studenti e ai docenti che non si può combattere la carente informazione sul fumo mandando decine di poliziotti nelle scuole durante la ricreazione. “Noi abbiamo subito portato solidarietà agli studenti multati e sospesi solo perché sorpresi a fumare una sigaretta in cortile.. L’iniziativa di Salvini è intollerabile in quanto crea un clima di minaccia e repressione all’interno delle scuole che dovrebbero invece essere luoghi di studio, di socialità e apprendimento”.
“I veri problemi delle nostre scuole non riguardano le sigarette fumate a ricreazione ma la carenza di cultura, i tagli all’istruzione. Riguarda Istituti scolastici troppo impegnati a portare avanti progetti diseducativi e inutili come l’alternanza scuola-lavoro. I veri problemi sono la mancanza di laboratori, la vera emergenza per la sicurezza sono le scuole che crollano”.
“Noi vogliamo una scuola dove ci sia al primo posto la nostra educazione, non il terrore”.