lunedì, Novembre 25, 2024
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Quella sera che l’Italia perse Berlinguer

ITALIA

Ai tempi di Berlinguer

“La politica? E io che c’entro?”. “Bisogna urlare, per farsi sentire”. “Io da grande mi compro il Suv”. “Io mi faccio i fatti miei”. “Tanto non cambia niente”. “Cos’è la mafia?”. “Diritti? Quali diritti?”. L’Italia 2014 non vuole avere illusioni e alla politica – in particolare – non ci crede più da un pezzo. In quelle piazze di Roma, giusto trent’anni fa, non salutammo solo Berlinguer ma la nostra Repubblica.

 

Scheda

HANNO DETTO (L’UNITA’, 13 GIUGNO 1984)

Riuscì a fare di un ideale un modo d’essere

Caduto in battaglia è una brutta espres­sione retorica, eppure è così. Berlinguer aveva avvertito che la democrazia italiana sta correndo grandi rischi, che molti valo­ri essenziali che abbiamo cercato di af­fermare nella società nazionale in questi de­cenni sono stati minac­ciati. È tragico, e sembra quasi un ammonimento per noi, che si sia spezzato sotto questa tensione. Fece molto di più di una scelta poli­tica come può essere intesa oggi, si identificò con una causa ideale e ne fece un modo d’essere.

Luigi Pintor

 

Il suo fascino era la diversità

Il suo fascino era la diversità: non quel­la tanto inseguita e mitizzata dal comuni­smo che rigenera il mondo, ma la più rea­le e radicata del vir probus, del signore vero, del non plebeo. Sì, mi piaceva ve­derlo nelle tribune politiche e nelle confe­renze stampa protetto dalla vol­garità come da uno scudo invisibile e impenetra­bile; uno scudo di ri­trosia e di gelo su cui le parole melense o indecenti, stupide, o perfi­de si frantumavano.

Giorgio Bocca

 

Per abbattere il suo progetto ci volle­ro oscure congiure

Il suo progetto politico era sensato e realistico. Era il progetto di una coalizio­ne democratica: per abbatterlo ci sono vo­lute oscure congiure che si sono valse del ter­rorismo. E credo poi che Berlin­guer sia stato un punto di riferimento anche inter­nazionale per lo svi­luppo di una tradizio­ne politica, di una esperienza sto­rica e soprat­tutto di una morale.

Italo Calvino

 

Manteneva le promesse

Enrico Berlinguer parlava poco, ma è stato uno dei pochi politici che abbia mai conosciuto che manteneva le promesse. Una piccola cosa, ma che in politica è grande come una montagna.

Enzo Biagi

 

Se n’è andato un giusto

Faccio mie le parole del presidente della Repubblica Sandro Pertini. Non è giusto, non doveva essere colpito un giusto.

Alberto Moravia

 

Un programma basilare per il futuro democratico del Paese

Un uomo introverso e malinconico, di immacolata onestà e sempre alle prese con una coscienza esigente, solitario, di abitudini sponta­nee, più turbato che alet­tato dalla prospettiva del potere, e in perfett­a buona fede di cui ci resta un pro­gramma sociale, politico, econo­mico, eti­co e morale non scritto basilare per il fu­turo democratico e di progresso del nostro Paese.

Indro Montanelli

 

Il sogno di una cosa di fronte alla spietatezza del secolo

Aveva imparato bene, da Gramsci, che la verità è sempre rivoluzio­naria. E la sto­ria ha talvolta bisogno di un uomo che possegga quell’autorità che deriva soprat­tutto dal fatto che gli si vuole bene, per­ché una verità possa essere pronunciata in maniera piena e in­sospettabile. Attraverso quello che oggi volgarmente viene defini­to come lo «strappo» e che è in sostanza il corretto restauro del «so­gno di una cosa», di fronte alla spietatezza del secolo, la sto­ria, in Berlinguer, ha così trovato il suo uomo.

Edoardo Sanguineti

 

Seppe dare voce alla rivolta morale di milioni di italiani

Enrico Berlinguer è stato uomo di temi e scelte difficili.

Questo spirito di rivolta morale non è nuovo nella tradizione politica italiana. La novità, e grande, stava pero nel fatto che, questa volta, non c’era solo la disperata e solitaria invocazione di singole perso­nalità o di gruppi ristretti. Enrico Berlinguer stava facendo diventare quella forma di ri­volta li patrimonio di milioni di cittadini: qui è l’origin­e della straordinaria e per molti ina­spettata reazione popolare alla sua morte.

Se aveva reso sempre più netti i toni e sempre più incisiva l’azione, era perché si rendeva conto del fatto che i tempi si era­no fatti più stretti e che quella rivolta moral­e era davvero l’arma più temuta da­gli avversari, per essi intollerabile. E, così fa­cendo, non lavorava setta­riamente per sé o per il suo partito, ma per la repubbli­ca.

Stefano Rodotà

 

Saperne di più

La biografia più bella

– Chiara Valentini, Enrico Berlin­guer, Fel­trinelli, Milano, 2014, 415 pp, 14 euro

Gli scritti, i discorsi, le interviste

– Enrico Berlinguer, Casa per Casa, Stra­da per Strada – la passione, il coraggio, le idee, Melampo, Mila­no, 2013, 400 pp, 17,50 euro

Visto da Sinistra

– Guido Liguori, Berlinguer Rivo­luzionario, Carocci, Roma, 2014, 140 pp, 13 euro

– Adriano Guerra, Solitudine di Berlin­guer, Ediesse, Roma, 2009, 290 pp, 16 euro

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