Quattro domande ai nostri amici
Usciamo da vent’anni di dominio assoluto degli imprenditori. Sotto nomi diversi, la musica è stata questa. Il risultato s’è visto. Davvero basta cambiare un nome? Perché nessuno ha proposto – come sarebbe stato normale nella repubblica – di nazionalizzare la Fiat alle prime avvisaglie del suo (perché di ciò s’è trattato) colpo di stato? C’è’ stato un golpe sociale, e nessuno s’è opposto.
Abbiamo perso più di cento compagni, giornalisti e giudici, quaggiù in Sicilia, combattendo la mafia. Perché la provincia di Reggio – per dirne una – è ancora in mano ai mafiosi? Perché i soldati a Kabul e non, come sarebbe logico, a liberare Reggio dall’occupazione mafiosa?
Calvi, Sindona, Banco Ambrosiano, Ior. Il capitale mafioso, vent’anni fa, si stava inserendo bene nel sistema. Adesso l’ha praticamente conquistato. Perché abbiamo ancora il segreto bancario? Perché Boris Giuliano, se tornasse ora, non dovrebbe essere ancora autorizzato a leggere i conti bancari, a fare indagini vere e non da disperato?
Non sono domande difficili, come vedete. Eppure nessuno le fa. Certo, non per malafede. Ma si parla d’altro.
E’ dubbio che, come Italia, siamo ancora in grado (ormai siamo troppo piccoli per farlo) di risolvere i problemi economici che ci stanno strozzando. E che si chiamano, essenzialmente, deregulation e delocalizzazione. Riuscivamo a fatica, trent’anni fa, a tenere a bada gli allora poteri economici di medie dimensioni.
Adesso è del tutto impossibile. Ogni singola multinazionale (e la Fiat fra queste) da sola ha già un potere superiore a quella di una piccola Nazione come la nostra. La soluzione è in Europa. Ma l’Europa è quella che ci bastona più di tutti, perché abbiamo permesso che diventasse, essa stessa, una multinazionale.
Perché la parola Europa è quasi totalmente estranea a queste elezioni? E’ presente come spauracchio, come oscura potenza da propiziarsi o da maledire, ma non come quello che è, cioè il nostro Paese, che tocca a noi cittadini di governare?
Governare l’Europa – e si può, visto che nelle principali regioni (Francia, Germania e Italia) ormai la maggioranza è, o sta per essere, democratica e civile – significa governare le banche, togliere gli artigli all’oligarchia. Ogni altra strada è illusoria, è come vincere le elezioni a Modena mentre Scelba e Tambroni governano indisturbati il resto del Paese.
L’Europa non era nata così, non con le banche. L’Europa, da Mazzini in poi, era nata come una cosa di sinistra. Un’Europa dei popoli, si diceva. E’ tempo di riprendere quest’idea. L’Europa come Unione europea non esiste più. Può nascere ricominciando da zero, dai primi paesi storici (Francia, Italia, Germania, Benelux) che stavolta, sull’onda del cambiamento elettorale, potrebbero anche pensare – per disarmare le banche e salvarsi dalla crisi – a qualcosa di molto più radicale che un’unione monetaria.
Non è lasciare l’euro la soluzione, ma cambiargli il padrone. Nessuno lo può fare da solo, ma si può fare benissimo tutti insieme. Questo sarebbe potuto essere il tema portante di questa campagna elettorale. Ma siamo ormai troppo deboli culturalmente – almeno la classe politica – per guardare al di là del nostro naso. Ci rassegniamo ai poteri, o ci “ribelliamo” urlando. Invece potremmo travolgerli, tranquillamente.