venerdì, Novembre 22, 2024
Storie

Quando la “munnizza” è oro

Il Comitato mottese è risoluto ad anda­re avanti: “Attendiamo che il sin­daco ri­sponda alla richiesta di 1151 citta­dini per l’impugnazione del Piano. Noi, coi Co­mitati di Misterbianco, sia­mo pronti ad appellarci anche alla Corte di giustizia europea visto che la Sicilia è una zona franca per l’applica­zione delle direttive comunitarie in mate­ria di rifiu­ti.”


Anche i misterbianchesi alla manife­stazione erano in tanti, con il loro sinda­co Nino Di Guardo e centinaia di giova­ni. I misterbianchesi la lotta alla di­scarica la fanno almeno da una ventina d’anni, con una punta di grande passione civica nei primi Novanta, quando sem­brava che tutti avessero capito che reagi­re alla chiusura del Comune per mafia, agli omicidi tra clan rivali tra le strade del paese e al sacrificio di un giovane uc­ciso per sbaglio dalla malavita, potesse signi­ficare anche reagire alle soverchie­rie di una cosa che allora non si chiama­va eco­mafia, ma che iniziava a prenderne la forma. Il proprietario della Oikos, lo co­noscono bene. E non è raro che lo fermin­o per istrada e gli chiedano: “Ma lei, questa maledetta puzza, la sente op­pure no?”

I misterbianchesi hanno provato a chiudere la Tiritì, e in molti modi. Risul­tati? La discarica è stata sbarrata nel 1992 “per puzza” ma riaperta nel 1997. Nel 2002 esplode per accumulo di bio­gas, gli stessi biogas che la letteratura scientifica indicano come elementi deter­minanti per l’effetto serra e dannosi per persone e vegetazioni. Quello stesso anno spunta fuori un finanziamento di dodici miliardi e mezzo di lire per un nuovo impianto.

In realtà non accadrà nulla, ma nel 2005 Totò Cuffaro, allora commissario delegato per l’emergenza rifiuti in Sicilia, ignora le indicazioni dei prefetti e di decine di addetti ai lavori, e decide che la discarica di Tiritì può tran­quillamente funzionare per altri dieci anni.

E la puzza continua, sovrastando inter­pellanze locali e parlamentari. Fino al 2010, quando la Regione decide per l’ampliamento attraverso la pubblicazio­ne di un decreto. Per reazione nasce a Misterbianco un Comitato “No Discari­ca” , dove ci sono anche tante donne molto attive come l’impegnata e combat­tiva Maria Caruso.

Dopo una serie di incontri con funzio­nari regionali, il gruppo di cittadini deci­de di mettere alle strette Raffaele Lom­bardo che non dà seguito alla richiesta di revoca in autotutela dell’impianto, e so­prattutto non incontra i cittadini.

Il go­vernatore arriva in paese nel gen­naio di quest’anno per inaugurare una piazza e il Comitato si fa trovare lì, con tanto di cit­tadini, di bandiere e finisce per parlare con Don Raffaè, il quale met­te in tasca la richiesta di autotutela, giura di non aver­ne mai saputo nulla e promet­te un ulte­riore incontro. Il mese successi­vo convo­ca un tavolo e si impegna a bloccare il procedimento. Peccato che il blocco non sia mai arrivato.

L’obiettivo dei due comitati civici sa­rebbe impugnare il Piano regionale dei rifiuti. Non è solo una questione di puz­za. L’impianto avrebbe dovuto essere “esaurito” (tecnicamente spento, messo finalmente a riposo dopo 40 anni di ono­rata attività) il 30 giugno. Invece la Re­gione Sicilia procede come nulla fosse.

“Con la manifestazione tanti ci hanno messo la faccia, e il combattere insieme la stessa battaglia la rende forte. Sappia­mo le difficoltà: il progetto di amplia­mento ha dietro tanti poteri, denaro e isti­tuzioni in testa. Enormi sono le responsa­bilità della Regione con i suoi presidenti Cuffaro e Lombardo; ma la storia di Da­vide contro Golia ci dice che si può vin­cere contro i giganti, e il nostro Davide può essere un esercito di tantissimi lilli­puziani.

Il Comune di Misterbianco – spiega Josè Calabrò del Comitato per il No mi­sterbianchese, che ha già raccolto 5 mila firma tra i cittadini per una peti­zione – presenterà un ricorso al Tar con­tro l’attuale Piano Regionale dei ri­fiuti per bloccare il progetto di amplia­mento della discarica. Il Comitato No di­scarica di Motta Sant’Anastasia che ha raccolto ol­tre 1000 firme per chiedere che il consi­glio comunale e il sindaco af­fianchino il comune di Misterbianco nel ricorso al Tar. Ma la novità potrebbe arri­vare anche da un esposto al commissario europeo. Non è una questione di princi­pio: noi alla delocalizzazione crediamo davvero ed esistono siti più adatti dove fare sorgere impianti validi, lontani dai centri abitati”.

Tutti i medici di famiglia di Mister­bianco, di fronte all’allarme del territo­rio, per frequenza di morti di tumore, partecipano, a titolo gratuito, a un pro­getto pilota per monitorare la patologia oncologica e cronica, invalidante, nel ter­ritorio di Misterbianco.

Le morti di tumore nel territorio sono tante, ma non è ancora chiaro se ciò sia imputabile davvero ad eventuali danni ambientali provocati dall’impianto.

Nel 2009, di fronte al forte allarme per frequenza di morti di tumore, la consi­gliera provinciale Fina Abbadessa fa ap­provare un progetto pilota per monitorare la patologia oncologica e cronica invali­dante nel territorio di Misterbianco.

Come saranno gestiti i dati per valutare scientificamente l’impatto della discarica sulla salute dei cittadini, non è facile sa­perlo. E’ probabile che si tratterà di una nuova, complicata battaglia.

Un pensiero su “Quando la “munnizza” è oro

  • L’oro della munnizza (inteso come prevenzione, recupero da differenziata spinta, riuso. riciclo vero da MPC a Km 0, e quindi meno co2) sarebbe ricchezza e salute quì diventa al contrario oro per pochi… Strategia Rifiuti Zero nei comuni per una raccolta porta a porta, impianti di compostaggio (gia cantierati dalla Regione) subito…. si svilupperebbero aziende del riciclo vero… quindi lavoro, lavoro, lavoro. ADESIONE ALLA DELIBERA RIFIUTI ZERO DA PARTE DELLE AMMINISTRAZIONI, COLLABORAZIONE MASSIMA DEI CITTADINI ALLA DIFFERENZIATA

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