Quando la “munnizza” è oro
Il Comitato mottese è risoluto ad andare avanti: “Attendiamo che il sindaco risponda alla richiesta di 1151 cittadini per l’impugnazione del Piano. Noi, coi Comitati di Misterbianco, siamo pronti ad appellarci anche alla Corte di giustizia europea visto che la Sicilia è una zona franca per l’applicazione delle direttive comunitarie in materia di rifiuti.”
Anche i misterbianchesi alla manifestazione erano in tanti, con il loro sindaco Nino Di Guardo e centinaia di giovani. I misterbianchesi la lotta alla discarica la fanno almeno da una ventina d’anni, con una punta di grande passione civica nei primi Novanta, quando sembrava che tutti avessero capito che reagire alla chiusura del Comune per mafia, agli omicidi tra clan rivali tra le strade del paese e al sacrificio di un giovane ucciso per sbaglio dalla malavita, potesse significare anche reagire alle soverchierie di una cosa che allora non si chiamava ecomafia, ma che iniziava a prenderne la forma. Il proprietario della Oikos, lo conoscono bene. E non è raro che lo fermino per istrada e gli chiedano: “Ma lei, questa maledetta puzza, la sente oppure no?”
I misterbianchesi hanno provato a chiudere la Tiritì, e in molti modi. Risultati? La discarica è stata sbarrata nel 1992 “per puzza” ma riaperta nel 1997. Nel 2002 esplode per accumulo di biogas, gli stessi biogas che la letteratura scientifica indicano come elementi determinanti per l’effetto serra e dannosi per persone e vegetazioni. Quello stesso anno spunta fuori un finanziamento di dodici miliardi e mezzo di lire per un nuovo impianto.
In realtà non accadrà nulla, ma nel 2005 Totò Cuffaro, allora commissario delegato per l’emergenza rifiuti in Sicilia, ignora le indicazioni dei prefetti e di decine di addetti ai lavori, e decide che la discarica di Tiritì può tranquillamente funzionare per altri dieci anni.
E la puzza continua, sovrastando interpellanze locali e parlamentari. Fino al 2010, quando la Regione decide per l’ampliamento attraverso la pubblicazione di un decreto. Per reazione nasce a Misterbianco un Comitato “No Discarica” , dove ci sono anche tante donne molto attive come l’impegnata e combattiva Maria Caruso.
Dopo una serie di incontri con funzionari regionali, il gruppo di cittadini decide di mettere alle strette Raffaele Lombardo che non dà seguito alla richiesta di revoca in autotutela dell’impianto, e soprattutto non incontra i cittadini.
Il governatore arriva in paese nel gennaio di quest’anno per inaugurare una piazza e il Comitato si fa trovare lì, con tanto di cittadini, di bandiere e finisce per parlare con Don Raffaè, il quale mette in tasca la richiesta di autotutela, giura di non averne mai saputo nulla e promette un ulteriore incontro. Il mese successivo convoca un tavolo e si impegna a bloccare il procedimento. Peccato che il blocco non sia mai arrivato.
L’obiettivo dei due comitati civici sarebbe impugnare il Piano regionale dei rifiuti. Non è solo una questione di puzza. L’impianto avrebbe dovuto essere “esaurito” (tecnicamente spento, messo finalmente a riposo dopo 40 anni di onorata attività) il 30 giugno. Invece la Regione Sicilia procede come nulla fosse.
“Con la manifestazione tanti ci hanno messo la faccia, e il combattere insieme la stessa battaglia la rende forte. Sappiamo le difficoltà: il progetto di ampliamento ha dietro tanti poteri, denaro e istituzioni in testa. Enormi sono le responsabilità della Regione con i suoi presidenti Cuffaro e Lombardo; ma la storia di Davide contro Golia ci dice che si può vincere contro i giganti, e il nostro Davide può essere un esercito di tantissimi lillipuziani.
Il Comune di Misterbianco – spiega Josè Calabrò del Comitato per il No misterbianchese, che ha già raccolto 5 mila firma tra i cittadini per una petizione – presenterà un ricorso al Tar contro l’attuale Piano Regionale dei rifiuti per bloccare il progetto di ampliamento della discarica. Il Comitato No discarica di Motta Sant’Anastasia che ha raccolto oltre 1000 firme per chiedere che il consiglio comunale e il sindaco affianchino il comune di Misterbianco nel ricorso al Tar. Ma la novità potrebbe arrivare anche da un esposto al commissario europeo. Non è una questione di principio: noi alla delocalizzazione crediamo davvero ed esistono siti più adatti dove fare sorgere impianti validi, lontani dai centri abitati”.
Tutti i medici di famiglia di Misterbianco, di fronte all’allarme del territorio, per frequenza di morti di tumore, partecipano, a titolo gratuito, a un progetto pilota per monitorare la patologia oncologica e cronica, invalidante, nel territorio di Misterbianco.
Le morti di tumore nel territorio sono tante, ma non è ancora chiaro se ciò sia imputabile davvero ad eventuali danni ambientali provocati dall’impianto.
Nel 2009, di fronte al forte allarme per frequenza di morti di tumore, la consigliera provinciale Fina Abbadessa fa approvare un progetto pilota per monitorare la patologia oncologica e cronica invalidante nel territorio di Misterbianco.
Come saranno gestiti i dati per valutare scientificamente l’impatto della discarica sulla salute dei cittadini, non è facile saperlo. E’ probabile che si tratterà di una nuova, complicata battaglia.
L’oro della munnizza (inteso come prevenzione, recupero da differenziata spinta, riuso. riciclo vero da MPC a Km 0, e quindi meno co2) sarebbe ricchezza e salute quì diventa al contrario oro per pochi… Strategia Rifiuti Zero nei comuni per una raccolta porta a porta, impianti di compostaggio (gia cantierati dalla Regione) subito…. si svilupperebbero aziende del riciclo vero… quindi lavoro, lavoro, lavoro. ADESIONE ALLA DELIBERA RIFIUTI ZERO DA PARTE DELLE AMMINISTRAZIONI, COLLABORAZIONE MASSIMA DEI CITTADINI ALLA DIFFERENZIATA