Quando i governi legittimano l’illegalità
Nel 2000 il presidente della Autorità Portuale, aprì una gara con la quale il “dott. honoris causa” Caltagirone Bellavista in violazione della Legge 431 a tutela del Torrente Acquicella, ottenne una concessione demaniale con la quale edificare in piena foce del suddetto torrente, ben 400.000. mc. di edifici camuffati da “porto turistico” in dispregio della suddetta L.431/85 e della Legge portuale 28.1.94 n. 84 che permette semplici e ben diversi “approdi per il diporto”.
Il 13.10.2001 il Procuratore della Repubblica rilevava e censurava la illegittima attività conflittuale di privato spedizioniere del suddetto presidente portuale Cosimo Indaco designato per tale pubblica carica dal Sindaco Enzo Bianco, per avere “palesemente violato il precetto di cui all’art.6 c.6 della citata legge” (L.28.1.94.n.84)
Lo stesso presidente portuale essendo inoltre delegato dalla Dogana al controllo della rispondenza delle bollette doganali con la effettiva quantità delle rotative di carta da giornale importata dall’ estero, non ha rilevato trasferimenti di danaro all’estero che l’editore Ciancio abbia mai potuto fare mediante fatture maggiorate.
Lo stesso presidente, doganalista e spedizioniere, nell’ avere istruito la suddetta gara risultata a vantaggio del gruppo Caltagirone Bellavista, aveva anche istruito un PRP piano regolatore portuale che prevedeva sulle banchine portuali la ulteriore costruzione sulle banchine di ben 1.100.000.mc. di edifici di ignota destinazione, oltre i 400.000.mc. già destinati al suddetto irregolare “porto turistico”.
Un PRP, ancora oggi privo della prescritta compatibilità con il PRG di Catania e mantenuto anche dopo la rinuncia del “dott” honoris causa Caltagirone Bellavista sottoposto a provvedimenti giudiziari per analoghi “porti turistici” in Italia. Una rinuncia di Caltagirone costretto nella previsione di altri provvedimenti giudiziari a seguito della programmata devastazione della foce del torrente Acquicella in dispregio della suddetta L. n. 431/85 e della L. 84/94, Leggi maldestramente nascoste negli atti progettuali e procedurali lungamente esperiti..
Il secondo Presidente di detto ente, Santo Castiglione, persona del tutto sprovvista della prescritta competenza non conflittuale, ha gestito indisturbato il porto fino al 2012 ed ha posto in essere una “darsena traghetti” sulla stessa parte destinata dal suo predecessore Indaco a “porto turistico” nel suddetto PRP .
Nel 2012 un certo Cosimo Aiello, ex dirigente dei governatori regionali Cuffaro-Lombardo entrambi condannati per mafia, veniva nominato commissario portuale dal finanziere bancario e poi Ministro Corrado Passera. Anche Aiello come il Castiglione mancava della prescritta qualificazione specifica portuale, ma era ed è tuttora più che esperto in materia finanziario-immobiliare, quale coautore della avvenuta vendita-riaffitto di immobili pubblici siciliani ceduti a ditte finanziarie private. Il Commissario Aiello ridusse inizialmente alla metà del 1.500.000. mc. di volumetria di edifici predisposta dalle suddette presidenze portuali, riducendo così il loro valore di finanza cartolare a meno dei due miliardi di Euro inizialmente previsti.
Il Consiglio di Stato con Sentenza n.04768/2013 ha confermato la illegittimità di tali nomine sprovviste della “massima e comprovata qualificazione nei settori dell’economia dei trasporti e portuale” prescritta dalla suddetta Legge 84/94; all’art.8;
Nel 2014 veniva nominato il secondo ed attuale Commissario già Presidente, Indaco Cosimo, ideatore ed oggi perfino “controllore” del PRP e della attuale “darsena” ex “porto turistico”. Indaco ha tentato di nascondere ancora una volta, come già fatto prima per ben otto anni di mandato, il suo conflitto di interessi ed ha intestato le proprie attività ai propri figli e delegato il proprio fratello a far parte del Comitato di Gestione che è l’organo decisorio del porto ancora una volta tornato ad essere gestito da una famiglia.
Ad inaugurare detta “darsena” abusiva, Indaco ha invitato il Ministro Delrio in una forma di sanatoria politica che possa mai sanare le irregolarità connesse e giustificare gli interessi personali sopra descritti e confermati da quanto segue.
Il porto di Catania è sempre stato il più vasto di Sicilia, dopo Augusta, e non abbisogna dell’ ampliamento inizialmente previsto per il diporto nautico ed oggi tramutato per uso mercantile.
La “darsena” abusiva è munita di bitte d’ancoraggio adatte al diporto nautico ma insufficienti all’ ancoraggio mercantile.
Domenico Costanzo, già Assessore Comunale a Catania con la vecchia Giunta Bianco è oggi titolare della Tecnis che ha costruito tale “darsena” e fu socio con Santo Campione, ex braccio destro del noto gruppo Rendo, e poi titolare di una ditta di trasporti portuali e della ditta di costruzioni Sigenco ben nota ai Magistrati. Il duo Costanzo-Campione ha costruito, in assenza di concorrenti previsti per Legge, un “porto turistico” a Marina di Ragusa ed lo hanno a gestito insieme fino alla recente uccisione di Campione operata da un palo in campagna.
Una “darsena” mercantile su fondali della Plaia in continuo re-insabbiamento progettata e realizzata dalla Tecnis senza previsioni di spesa ulteriore per le necessarie, continue e costose escavazioni dei fondali, come quelle di improvvisa necessità, simulata o effettiva, che fecero la fortuna della ditta Graci condannata e confiscata per mafia. Escavazioni oggi improponibili per carenze di finanza pubblica e per necessità di tutela ambientale.
Il Commissario-spedizioniere portuale Indaco ha invitato più volte ad inaugurare tale “darsena” il Ministro Delrio. Qualora il Ministro accettasse l’invito, il fatto rappresenterebbe il tentativo di una sanatoria politica delle suddette irregolarità al posto di una sanatoria legislativa auspicata dai soggetti interessati. Una simile “darsena” qualora ricondotta a “porto turistico” risulterebbe una illegittima concessione, a spese dello Stato ancora peggiore di quella predisposta in favore di Caltagirone-Acqua Marcia .
Qualora la “darsena” venisse invece usata per scopi realmente mercantili dovrebbe accogliere, sempre a spese dello Stato, gli autotreni sotto sequestro di ben noti trasportatori indagati per mafia.