Pronti… Via!
Non sono elezioni come tutte le altre: in un clima di crisi pesantissima, e mentre il potere mafioso in città sembra invincibile, il popolo palermitano ha dato un segnale preciso: rivogliamo la Primavera. Ce la farà Orlando a non cadere nella “politica”, ad essere il sindaco Orlando – non un banale leader, ma molto di più: un cittadino – del mito popolare? Lo vedremo
L’inusuale ballottaggio alle amministrative di Palermo tra i due candidati del centro-sinistra ha dato il suo prevedibile responso con il plebiscito a favore di Leoluca Orlando contrapposto al giovane Fabrizio Ferrandelli.
L’impressione è che l’affidamento ad un uomo – perché di questo si è trattato – di una città visibilmente in ginocchio dopo la disastrosa sindacatura Cammarata, contiene in sé un senso di quasi ineluttabilità avvertita, probabilmente con motivazioni diverse, dalla stragrande maggioranza dei votanti.
L’evidenza del clima e delle opinioni che si registrano in città all’indomani del nuovo trionfo di Orlando sono un positivo misto tra la consapevolezza della gravità della situazione e la convinzione che, comunque, la scelta fatta era l’unica possibile.
Tutti gli slogan dello sfidante Ferrandelli che invitavano ad avere il coraggio di cambiare sembravano favorire il montare di un’opinione pubblica che vedeva in Orlando l’unica possibilità di invertire la tendenza rispetto al degrado complessivo della città.
D’altra parte, l’aspirazione al cambiamento è qualcosa che si declina in modo diverso secondo i tempi e le condizioni, come sa bene chi, al di là degli interessi specifici, ha pensato di potere affidare a Berlusconi e a Bossi, e a tutto quello che loro rappresentavano, un’istanza di cambiamento di un Paese per molti versi bloccato da anacronistici riti.
Via via che il trionfo di Orlando si delineava perdevano consistenza tutte le perplessità, anche quando fondate e riconducibili alla percezione dell’incapacità della città di proporre un’alternativa valida a quello che a Palermo, da più di un ventennio, si dice in una parola sola sinnacuorlandu. Come non scalfivano l’immagine di Orlando i riferimenti al suo “populismo”, rintuzzati dalla sua oggettiva capacità di “volare alto” nel disegnare un’ipotesi di governo della città da rendere degna di considerazione in un contesto nazionale e internazionale.
Questo perché Orlando sa bene che a Palermo i problemi sono maledettamente seri è quindi c’è da mettersi subito a lavorare per mettere mano, solo per fare qualche esempio, a delle situazioni in grado di fare tremare i polsi a chiunque.
Si parla del sostanziale dissesto finanziario del Comune, dell’implosione delle aziende speciali che dovrebbero assicurare l’espletamento di servizi essenziali come i trasporti e la raccolta dei rifiuti, dell’incredibile stallo dell’intero sistema dei servizi sociali comunali, compreso quelli dedicati al grave handicap.
Orlando, che ha certamente spessore politico-amministrativo e relazioni nazionali ed internazionali per provare a invertire una disastrosa tendenza, sa anche che è necessario, prima possibile, lanciare un progetto che, riguardando la quinta città d’Italia, non può che essere ambizioso.