Processo Mannino: il ruolo del Ros
La verità sul rapporto “Mafia e appalti”
Palermo. La verità sul rapporto del Ros fa finalmente luce, secondo il pm Roberto Tartaglia, sulla gestione “letteralmente agghiacciante” di una “sporca operazione” del Ros anni ’90.
Nella sua minuziosa requisitoria il pm spiega come questa arma difensiva si sia convertita in un effettivo elemento di “prova ulteriore” relativo alla “stabilità” ed alla “illiceità” del rapporto tra il Ros e Mannino.
“Oggi – dice Tartaglia – sappiamo che Subranni e il Ros non hanno denunciato Mannino all’Autorità giudiziaria, ma che anzi, imbattutisi nella posizione di Mannino nel corso della loro indagine, con delle intercettazioni telefoniche, hanno commesso gravissimi reati di falso e favoreggiamento e lo hanno coperto dalle indagini della Procura di Palermo per 19 mesi e cioè fino a quando, dopo le fughe di notizie sull’informativa autentica finita sui giornali, non ne hanno potuto fare a meno e l’hanno depositata in versione ‘piena’ per evitare di essere arrestati!”.
Ma come si è arrivati a ricostruire una tra le vicende più spinose della Procura di Palermo?
Tartaglia ha ripescato una “Relazione sulle modalità di svolgimento delle indagini-mafia-appalti negli anni 1989 e seguenti” redatta il giugno ’98 dall’allora Procuratore di Palermo Giancarlo Caselli (una copia ne era stata consegnata personalmente alla Commissione Antimafia il 3 febbraio 1999): qui vengono indicate tutte le “clamorose ed agghiaccianti anomalie” che hanno contrassegnato la questione dell’informativa mafia-appalti.
L’anomala prima versione
Si inizia dall’anomalia della prima versione del rapporto del Ros, depositata il 20 febbraio 1991, priva del nome di Mannino o di altri politici. Giovanni Falcone la riceve in quel giorno ma materialmente non se ne può occupare perché già designato come Direttore degli affari penali al Ministero; la consegna al Procuratore Pietro Giammanco per la riassegnazione.
Il 25 giugno dello stesso anno la Procura di Palermo, sulla base di quella informativa e di ulteriori approfondimenti investigativi, chiede l’arresto di sette dei soggetti denunciati nel rapporto: Siino, Li Pera, Farinella, Falletta, Morici, Cascio e Buscemi. Per gli altri indagati il 13 luglio del ’92 viene chiesta l’archiviazione.
Non ci sono politici tra le richieste di custodia cautelare, né tanto meno tra le richieste di archiviazione.
Una fuga di notizie misteriosa
Subito dopo l’istanza di archiviazione scoppia una violentissima polemica mediatica contro la Procura di “rea” di aver fatto sparire la posizione di Mannino e di altri politici importanti. Vengono pubblicati stralci di intercettazioni, alcuni anche riguardanti Mannino: una fuga di notizie misteriosa, in quanto riguardava atti investigativi che in quel momento la Procura di Palermo non aveva. Chi aveva fatto uscire quei brogliacci?
Il 5 settembre ’92, un anno e mezzo dopo il deposito della prima informativa, il Ros di Subranni “costretto da una non prevista campagna di stampa che rischiava di far scoppiare lo scandalo” si decide a depositare una seconda informativa mafia-appalti che contiene espliciti riferimenti a Calogero Mannino, Salvo Lima e Rosario Nicolosi.
“Ma questa seconda informativa, finalmente completa – dice Tartaglia – contiene acquisizioni investigative su Mannino e sui politici addirittura di un anno antecedenti alla data della prima informativa”.
Questa seconda relazione, presentata 19 mesi dopo la prima, riporta acquisizioni investigative su Mannino che già c’erano ed erano state elaborate molto prima della informativa di febbraio ‘91, e che però erano state inspiegabilmente “escluse, stralciate, nascoste” dal rapporto mafia-appalti.
La relazione all’Antimafia di Caselli
Per approfondire ogni passaggio Tartaglia rilegge ampi stralci della relazione conegnata da di Caselli all’Antimafia.
“Le indagini condotte dai magistrati della Procura di Palermo negli anni 1991-1992 – dice Caselli – furono condizionate da talune anomalie, ed in particolare si svolsero senza disporre delle integrali ed effettive risultanze investigative che pure il Ros aveva già acquisito fin dalla prima metà dell’anno 1990”.
Alcuni nomi di politici (Lima, Nicolosi e Mannino) venivano per la prima volta a conoscenza della Procura della Repubblica di Palermo – spiega Tartasglia – solamente il 5 settembre 1992, quando con una informativa a firma del capitano del Ros Giuseppe De Donno “venivano per la prima volta riferiti l’esistenza ed il contenuto di intercettazioni telefoniche eseguite e in gran parte già trascritte nel 1990 e nel 1991, recanti la citazione di personalità politiche nazionali”.
Il pm si chiede chi potesse avere “la possibilità e l’autorità” di eliminare dall’informativa le fonti di prova riguardanti i politici Lima, Nicolosi, Mannino, prima che venisse consegnata alla Procura di Palermo.
Le omissioni effettuate nell’interesse di Mannino e Nicolosi sono state quindi “frutto di preliminari intese con gli stessi Nicolosi e Mannino, che avevano contattato i Carabinieri?”, si domanda ancora il pm. “Chi, nel Ros, poteva avere la forza di epurare quella informativa e di proteggere Mannino? Chi, se non il suo Comandante Subranni?”.