Prisoners’ Lives Matter
Le immagini del carcere di Santa Maria Capua Vetere hanno squarciato la nostra ipocrisia e la nostra indifferenza.
Solo pochi giorni fa i Radicali erano davanti le carceri siciliane per denunciare le condizioni inumane e degradanti nel corso dell’esecuzione penale. In pochi si sono presentati alle iniziative.
C’è chi ha paragonato le botte, le violenze, le umiliazioni inflitte ai detenuti, alle violenze del G8. Anche se le immagini si assomigliano il confronto non calza: si corre il rischio di pensare che sia un evento straordinario, un caso isolato, un impazzimento momentaneo.
E invece le violenze sono ricorrenti: la cella zero di Poggio Reale, le violenze nel carcere di Sollicciano. Alle decine di casi denunciati ne seguono centinaia rimasti sotto silenzio.
Alle violenze seguono le morti, anche quelle camuffate da suicidi. La famiglia di Carmelo Castro a Catania non ha ancora avuto né verità né giustizia.
E se adesso vogliamo proprio trovare i veri colpevoli, i mandanti di questa putrida vergogna, dobbiamo guardare a noi stessi: allo stigma che mettiamo addosso alle persone detenute e che hanno commesso reati; all’idea che quelle vite valgano meno delle nostre perché colpevoli di delitti più o meno efferati; al pensiero, malato e sadico, che i detenuti si meritano quello che subiscono.
Come quegli americani che non ce la fanno proprio a celare il loro razzismo e pensano che facciano bene i poliziotti ad adottare il pugno di ferro contro i neri. Che rivendicano il diritto, per sparare ai neri, di avere sempre una pistola in tasca.
Così noi. Noi abbiamo delegato la nostra cattiveria, la nostra inumanità, la nostra bava alla bocca e i nostri forconi alla polizia penitenziaria, accettando che sia libera, nel segreto del carcere, di adoperare violenza.