Prende voce il silenzio
Il 15 dicembre il divelto Teatro in fiera, ribattezzato Pinelli, e l’ex Irrera a mare di Messina sono stati occupati da un gruppo di cittadini.
Da sempre, la voce dei messinesi è stata sotterrata da boatos prepotenti e incontrastati. “Che parlo a fare”, “Che ci resto a fare qui” , “Che studio a fare, tanto…”. Ma quando si è con le spalle al muro a volte arriva un coraggio fatto di paura, che prende il sopravvento. E’ il silenzio che prende voce, pronto a travolgere gli ormai incerti bisbigli della politica cittadina. Il silenzio stanco di quelli che partono per le difficoltà, di quelli che nelle difficoltà ci restano, il silenzio degli spazi chiusi così senza un motivo, e di quelli nuovi aperti così, senza un progetto. Di chi si appella ad un’istituzione universitaria tanto prestigiosa quanto distante, ad una politica tanto necessaria quanto assente.
Studenti universitari, e non pochi professori; architetti e ingegneri; e poi i musicisti, gli scrittori, gli sceneggiatori, i danzatori. I lavoratori precari, i sottopagati e i cassaintegrati, gli esodati, i loro figli, messinesi. Stanno insieme, parlano, si arrabbiano, producono documenti, documentari, disegni, progetti, libri, ricette. Si dotano di uno Statuto. Creano rete. Pensano al 16 marzo, il giorno della manifestazione no-ponte, e al 30 marzo, il giorno della protesta contro il Muos di Nscemi. Fanno, ma soprattutto realizzano, con coraggio e con paura, la Messina che vogliono a dispetto di quelli che “a questo teatro Pinelli-o-come-si-chiama che ci vado a fare…”.