Pio La Torre e Berlinguer: comunisti contro
Nel 1979 era in corsa per entrare nella Direzione nazionale del PCI, ma fu bloccato perché considerato “di destra” e per lo stesso motivo fu contrastato anche il ritorno in Sicilia come Segretario regionale.
Eppure Pio La Torre aveva una lucida conoscenza dei formidabili problemi della Sicilia non solo per quanto riguardava la mafia, ma anche riguardo la storia politica di questa terra. Espose chiaramente tutto nella Relazione di minoranza della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia del 1976 e non ebbe alcun timore a spiegare in Parlamento l’omicidio di Piersanti Mattarella con il caso Sindona e con i rapporti tra mafia e politica, tradizionale passaggio fra Sicilia ed Usa.
Arrivò in Sicilia ed espresse, da subito, la sua ferma opposizione alla costruzione della base missilistica della NATO a Comiso, e lanciò una petizione popolare per bloccare l’istallazione di 112 missili Cruise e che in breve tempo ottenne la sottoscrizione da parte di più di un milione di persone.
Si creò, infatti, una straordinaria mobilitazione che coinvolse migliaia di giovani, di associazioni e movimenti anche d’ispirazione cattolica: “Furono settimane di grande mobilitazione, con i tavolini davanti alle chiese e alle sezioni per la raccolta delle firme, comitati unitari che sorsero un po’ ovunque nei paesi e nelle città …”. (Elio Sanfilippo. Quando eravamo comunisti. Edizioni di passaggio. Palermo.2008. pag.353)
La ripresa della corsa agli armamenti preoccupava seriamente Pio La Torre e l’istallazione dei missili a Comiso rappresentava una gravissima e oggettiva condizione di pericolo per la Sicilia, che sarebbe diventata un bersaglio atomico, per l’Italia, per la pace.
Ma un pezzo di segreteria nazionale del PCI e lo stesso “Enrico Berlinguer temeva che la battaglia dei comunisti siciliani contro i missili americani a Comiso finisse per apparire filosovietica” (Gianni Parisi. La storia capovolta. Setterio.Palermo. 2003. pag 197)
Il 4 aprile 1982 si svolse, comunque, a Comiso un’imponente manifestazione contro i missili e per la pace: parteciparono più di centomila persone provenienti, oltre che dalla Sicilia, da altre parti d’Italia e d’Europa ad esprimere, pur da differenti appartenenze poliche la medesima richiesta per il disarmo e per la pace.
In Sicilia si trovarono dalla stessa parte La Torre, il Presidente dell’ARS Lauricella e il Presidente delle ACLI Capitummino in una alleanza che nulla aveva a che fare con il consociativismo degli anni settanta contro cui La Torre era stato critico intransigente.
Il contrasto tra i comunisti siciliani e la segreteria nazionale si acuì ulteriormente quando Pio La Torre chiese che la petizione per la moratoria e per il disarmo “bilanciato”, sì da non sembrare filosovietici, fosse esteso e proposto in tutta Italia.
Da Roma arrivò un secco rifiuto, ma Pio La Torre ritenne di dovere continuare la lotta e allora la mafia e quei pezzi della politica e dei servizi al soldo degli americani trovarono subito le ragioni di collegarsi concretamente per la sua eliminazione che, come si sa, arrivò il 30 aprile 1982
Ai funerali Enrico Berlinguer promise che la raccolta delle firme sarebbe continuata in tutta Italia, ma il partito comunista non fece nulla per mantenere la promessa quasi – forse – a voler dimenticare al più presto che in Sicilia si era svolta la più imponente manifestazione per la pace.
Il 13 settembre dello stesso anno il Parlamento approvò la legge sulla confisca dei beni mafiosi, passaggio decisivo, ma intrapreso con riluttanza, per colpire Cosa nostra.