Per i novantacinque anni di Nicola Cipolla
Al Palazzo delle Aquile, sabato 14 gennaio alle 16.00 per festeggiarlo tutti insieme
“Non vi sarà nel nostro futuro sufficiente conoscenza e memoria della nostra vera storia, se non ne parleremo con i protagonisti che hanno contribuito a scriverla con il loro impegno e il loro sacrificio”.
Nicola Cipolla è uno dei più importanti protagonisti della vita sindacale, politica e parlamentare siciliana. I suoi novantacinque anni coincidono con la grande risposta elettorale del popolo italiano in difesa della nostra Costituzione e dei valori della democrazia.
Nicola, come ricorda nel suo “Diario di un socialcomunista siciliano”, già in giovane età cominciò a maturare il suo impegno antifascista e subito dopo la guerra, diventò protagonista della ricostituzione della Cgil di Palermo con Cesare Sessa. Si preparavano lotte nel movimento operaio palermitano e la città, distrutta dagli eventi bellici, si mobilitava contro il caro vita e il caro pane.
Il movimento contadino in Sicilia si riorganizzava con la nascita della Federterra e Cipolla viene chiamato a dirigerla. In questo suo nuovo incarico riesce a coinvolgere validi giovani, tra cui lo studente della facoltà di ingegneria Pio La Torre.
Il ministro comunista Gullo, del primo governo di unità nazionale, aveva emanato il decreto che prevedeva nuovi e più umani patti di lavoro, e l’assegnazione delle terre incolte o mal coltivate ai lavoratori della terra con il riconoscimento a loro favore del 60% del prodotto lavorato. Questo evento politico fece sì che nelle campagne si sviluppassero tante iniziative per l’applicazione delle nuove norme che però venivano puntualmente disattese dai proprietari dei fondi. Nei centri rurali iniziarono le lotte per assegnare le terre, attraverso l’occupazione dei feudi posseduti sino ad allora da poche e ricche famiglie, o controllate da amministratori, da campieri e dalla mafia agraria. La parola d’ordine era “i contadini hanno fame di terra e sete di libertà”, i cartelli con lettere cubitali e le bandiere di vari colori, sorrette anche da donne e da bambini, venivano piantate nei feudi appena occupati. Anche Cipolla quel giorno era con i contadini, proprio mentre Pio La Torre veniva arrestato e incarcerato per ben diciotto mesi, durante l’occupazione del feudo Bosco a Bisacquino. Nicola con altri dirigenti fu protagonista di questo storico movimento che si andava estendendo in tutto il Mezzogiorno d’Italia.
Già anni prima, il movimento dei Fasci siciliani si era posto gli stessi obiettivi ma il governo del siciliano Francesco Crispi lo represse nel sangue e incarcerò i suoi capi. Furono tanti i dirigenti sindacali e politici uccisi durante queste lotte contro la mafia agraria, e dodici furono i morti del primo maggio 1947 a Portella della Ginestra uccisi dalle armi della banda Giuliano, grazie al connubio tra Stato e forze deviate.
Con Girolamo Li Causi, tornato in Sicilia dalle galere fasciste, il gruppo dirigente dei partiti di sinistra e del sindacato furono fortemente impegnati a viso aperto contro la mafia e l’affermarsi del nuovo potere che gli americani avevano ad essi affidato, mettendoli a capo di diversi comuni della Sicilia.
Era indispensabile la crescita a livello politico e sindacale di nuovi gruppi dirigenti con voglia di impegno e capacità di elaborazione in questa nuova complessa realtà. Iniziò la ricerca e il coinvolgimento di tanti giovani dirigenti in città, nelle fabbriche e nei comuni. Con Emanuele Macaluso, Nicola Cipolla farà parte della segreteria regionale della Cgil e successivamente contribuirà alla nascita dell’Alleanza coltivatori siciliani, assumendone la direzione regionale.
L’8 luglio del 1960 anche la nostra città si mobilitava contro il tentativo di ricostituzione del partito fascista. Nicola era tra i giovani con le magliette a strisce, proprio mentre la celere di Tambroni e di Scelba, sparava sulla folla e uccideva. Palermo con le sue miserie, il suo sottosviluppo, la crescente illegalità e le tante contraddizioni, trovava la forza per mostrare il suo volto antifascista.
A Palermo si moriva nelle fabbriche e nell’edilizia per mancanza di prevenzione, o per mano mafiosa nella lotta per l’accaparramento delle aree edificabili. In una sola notte venivano abbattute bellissime ville per fare posto a mostri di cemento e la Conca d’oro subiva la stessa sorte tra l’indifferenza generale e con la compiacenza di amministratori della città collusi o in odor di mafia.
Occorreva contrastare questa deriva di mafia e illegalità, e la sinistra e il sindacato fecero quel che poterono pagando con denunce, licenziamenti, discriminazioni e arresti di diversi suoi dirigenti.
Il nostro Nicola, prima al Parlamento regionale, poi come senatore della Repubblica e ancora nella costituenda Comunità europea, continuava a seguire i problemi dell’agricoltura e del lavoro agricolo con proposte di legge e battaglie parlamentari significative che lo convinsero ad accettare anche un importante incarico nell’ente agricolo della regione Lazio.
Intanto Pio La Torre aveva lasciato il suo incarico nel partito comunista a livello nazionale e tornando in Sicilia decise di dare vita con Cipolla al Cepes. Ancora oggi, grazie all’impegno di Nicola, il Centro studi organizza importanti convegni, avanza proposte di sviluppo, partecipa a battaglie per la difesa del suolo e dei servizi pubblici, per la valorizzazione delle energie alternative, e con la pubblicazione di tanti suoi articoli e saggi apre continui confronti nel territorio, nel mondo politico e nella cultura.