Per chi suona la campanella
Il virus non si perde il primo giorno di scuola.
“A Piano Tavola la situazione scolastica si è dimostrata sin da subito complicata. Visti i cinque casi accertati tra studenti, professori e collaboratori scolastici, noi mamme abbiamo discusso a lungo sulla chiusura della scuola o meno, soprattutto ora che i contagi continuano a salire vertiginosamente.” racconta Laura (nome di fantasia), mamma di due bambine di sette ed otto anni, all’uscita dell’istituto elementare e media “Giovanni Paolo II”.
“Il primo caso risale a qualche giorno prima dell’inizio della scuola e riguarda una docente delle medie. I genitori si sono subito rivolti al dirigente amministrativo e scolastico, presentando la documentazione dell’Asp, ma si può fare ben poco.” – continua Laura mentre i primi bambini escono a fila indiana, tenendo la mascherina stretta sulla bocca al posto della manina del compagno – “La documentazione afferma che non ci sono stati rapporti diretti, perché l’insegnante si è sempre presentata in classe con la mascherina, ha mantenuto la distanza di sicurezza e al primo sintomo di febbre si è allontanata autodenunciandosi. Eppure ha presieduto ad un collegio dei docenti e probabilmente era già malata, anche se i professori dicono di aver indossato le mascherine per tutto il tempo della riunione.”
Ieri si sono registrati diecimila casi in tutta Italia e se si concretizza la paura di un secondo lockdown, c’è da chiedersi se sia possibile curare, oltre al virus, il diritto allo studio: “La preside conosce la realtà del paesino e preferisce preservare lo studio al virus, ne è fermamente convinta. Per evitare le assenze forzate, così come accade nelle altre scuole, ha spostato le classi più numerose in aule più ampie; sta facendo il possibile per evitare la chiusura dell’istituto.” spiega Laura. “Noi abbiamo fatto fortemente fatica a partire con la didattica a distanza: le insegnanti privatamente ci seguivano mandando messaggi vocali ai bambini su come svolgere i compiti e poi solo nella fase finale abbiamo iniziato una vera e propria didattica, durata forse un mese e mezzo, di un’oretta ciascuna.”
“Non abbiamo tutte maestre giovani e non c’è sempre risposta da parte dei genitori, questa è una scuola mista dove trovi di tutto. Ci sono stati dei genitori che si sono prodigati e hanno fatto tanto per la didattica a distanza, così come ce ne sono stati altri che nemmeno hanno fatto collegare i figli in videolezione.” Ed inevitabilmente c’è chi è rimasto indietro: “Rischiamo di perdere un sacco di bambini e famiglie, perché neanche i docenti, alcuni anziani, sono così predisposti all’insegnamento online. Dei bambini non hanno mai mandato un compito ed ora si ritrovano senza insegnante e senza la stessa supplente. Sono allo sbando, anche se il genitore non può e non deve sostituirsi alla scuola” – prosegue Laura pensierosa – “Abbiamo aiutato le mamme in difficoltà coi compiti, ma questo non è accaduto in tutte le classi. Un buon quaranta percento a Piano Tavola non riesce a seguire i figli, soprattutto con la didattica a distanza: rischiano di non studiare, rimanendo senza un futuro.”