Palermo che riparte. Viaggio dentro Palermo
Lei del movimento de “I Cantieri che vogliamo” che evocava è stato anche uno dei protagonisti e ha contribuito da cittadino alla costruzione democratica di una reazione all’abbandono dei Cantieri, con una mobilitazione interessante sul piano dell’azione sociale e della proposta culturale sui beni comuni. Questa mobilitazione collettiva, tra l’altro, ha impedito che andasse in porto un “colpo di coda” dell’amministrazione Cammarata che, alla viste della sua caduta, emanava un bando discutibilissimo, sul piano della legittimità giuridica e della gestione democratica dei beni pubblici. Oggi, che nella veste di amministratore, correttamente e doverosamente ha fatto un passo indietro rispetto all’impegno nel movimento, su quali basi pensa si possa sviluppare, anche in questo ambito, un rapporto di collaborazione tra l’Amministrazione e le forze attive della città, sia pure con chiara distinzione di ruoli e senza collateralismi di sorta?
Si parlava prima delle esperienze, diverse, ma convergenti, dei Cantieri culturali della Zisa e del Teatro Garibaldi. Il confronto con i movimenti deve essere un approccio e un metodo fondamentale di governo della città.