Palermo che riparte. Viaggio dentro Palermo
Quindi, venivamo da questa impostazione e da una stagione in cui si sono aperte e realizzate tante strutture.
Quindi, il fatto che oggi siamo nella stessa condizionedell’esordio di quel tempo in cui tanto è chiuso e non funziona, tranne qualcosa naturalmente, ci ha portato in una condizione in cui non siamo andati indietro di 10, ma di 20 anni.
Riprendere il passo che una città come Palermo merita senza adeguate risorse è un’impresa molto difficile e delicata, ma proprio per questo bisogna ripartire da alcune idee importanti.
In questa logica, sicuramente la valorizzazione del Parco della Favorita, con una possibilità di migliore fruizione per tutti i cittadini può essere un banco di prova importante per l’idea di una “città che si riprende la città” per fare comunità.
Più in generale, la cultura e la legalità sono gli assi strategici dell’intervento di questa Amministrazione. A proposito, in questi giorni si firmerà un Protocollo di Legalità con i Ministeri dei Beni Culturali e degli Interni e nelle visite previste abbiamo significativamente inserito la Galleria d’Arte Moderna e la piccola Biblioteca di quartiere di Brancaccio che avevamo aperto e che successivamente ha subito il degrado di tanto altro.
Per fortuna, questo non è successo con la Galleria, concepita e realizzata dalle precedenti Amministrazioni guidate da Orlando e dopo inaugurata dalla successiva Amministrazione che, in questo caso, non ha potuto bloccare un percorso troppo avanzato.
E questo potrebbe essere sicuramente un esempio di buona Amministrazione che prova a costruire in continuità. Insomma: la Favorita e tutte le attività inserite nell’asse cultura e legalità al servizio di politiche per fare comunità che poi è stata la rappresentazione del recente Festino che, nonostante le pochissime risorse disponibili, ha mostrato, per giudizio pressocchè unanime, di avere un pensiero dietro che conduceva valori di solidarietà, d’integrazione sociale tra tutte le comunità ormai stabilmente presenti in città, di attenzione ai soggetti più deboli, con il non trascurabile impegno di circa 1200 cittadini impegnati nei lavori di preparazione e realizzazione del Festino.
Non per agitare nostalgie che non devono appartenere a questa stagione, ma la riapertura del prestigioso Teatro Massimo, dopo più di un ventennio di abbandono, e il salvataggio e la riconversione culturale dei Cantieri della Zisa, uno dei più importanti giacimenti di archeologia industriale d’Europa, rappresentarono delle” idee- forza” che, qualunque sia il giudizio su quella stagione amministrativa, innegabilmente trascinarono la rinascita della città. Lei che, curiosamente, è legato al’individuazione e alla realizzazione di questi “grandi progetti”, a cosa pensa oggi in questa direzione?
Non ho alcuna nostalgia e sono convinto che la categoria della nostalgia non deve appartenere all’ispirazione di questa esperienza di governo per le profonde modificazione che hanno interessato la città, le persone e l’intero contesto storico e socio-economico del tempo che viviamo.
Non ci deve indurre a nessun tipo di giustificazionismo la consapevolezza di venire da una situazione da dimenticare, da una disamministrazione della città, oltre ogni misura immaginabile, che aveva interrotto una stagione sociale e amministrativa tra gli anni ’90, complessa e difficile, ma che, indubbiamente rilanciò – nel contesto nazionale ed internazionale – una città oggettivamente importante come Palermo, già allora piegata dalla cattiva amministrazione e dalla violenza mafiosa.
La cultura Palermo. Senza fare l’esercizio, sempre inutile e dannoso, di “sparare sulla croce rossa”ricordando le malefatte e gli abbandoni di Cammarata, per la sua esperienza, arricchita anche dal fatto di essere statoal timone di istituzioni culturali di livello internazionale, qual è lo stato dell’arte?
Lo stato dell’arte sta in una dimensione quasi schizofrenica tra la grande ricchezza espressa dalla città e la grande povertà della politica. Ricchezza espressa dalla città in tutti i campi della cultura che ha, di fatto, vicariato il pubblico.
E’ successa una cosa strana a Palermo, ma anche bella, se non fosse che denota l’assenza della politica e quindi un effetto grave.
Ma il fatto in sè non è del tutto negativo. Per esempio, nel quartiere dell’Albergheria, nella piazzetta “delle balate”è sorta su inziativa privata una piccola biblioteca detta “delle balate”, di fronte a un piccolo teatro col medesimo nome che in una realtà degradata, a proposito di cultura e legalità, hanno prodotto un lavoro molto interessante che probabilmente spettava al pubblico, almeno dal punto di vista del sostegno e dell’attenzione. E’ un solo esempio, il primo che mi viene in mente, ma molto importante.
Non è un caso che siano sorti spontaneamente due movimenti della società – uno più genericamente di cittadini che si è organizzato per richiedere ed attuare l’apertura dei Cantieri culturali della Zisa, lungamente abbandonati, e l’altro più specificamente di artisti – che ha occupato un’altra importante struttura abbandonata come il Teatro Garibaldi.
E’ molto singolare che in questa città il tema degli spazi pubblici sia posto alla politica da “privati cittadini”.ponendo all’attenzione il fatto che non era possibile accettare questa insostenibile situazione.
Ecco, questa Amministrazione dovrà recuperare attenzione e idee per il tema dei beni comuni, ereditando precedenti importanti, ma senza inopportune nostalgie e tenendo ben presente quanto maturato nel dibattito più recente sui beni comuni.