sabato, Novembre 23, 2024

Periferie

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La favola di Alice, Presidente per i bambini di San Cristoforo

“Prima di un Sindaco, ci vuole una Presidente”. Questa la convinzione di un centinaio di persone che si sono incontrate per lanciare una sfida inedita, un esperimento unico in Italia: la creazione di un movimento che si presenta alle elezioni in un solo quartiere. Partecipa, movimento per la prima municipalità.  Fuori dalle logiche litigiose della sinistra, estraneo alla lotta per uno scranno nel consiglio comunale, autonomo rispetto alle candidature a Sindaco della città. Si parte dal basso per davvero, senza scorciatoie, senza opportunismi. Alice Valenti è la candidata Presidente.

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Lo sgombero dei rom di Scampia

Il coro dei difensori filo-istituzionali e degli opinionisti dell’ultima ora si domanda stizzito: ma cosa vogliono questi rom, hanno pure avuto i soldi? E aggiungono diffamando con assoluta certezza: le associazioni parlano perché ci speculano e guadagnano su di loro. Qualcuno è più benevolo e si limita a condannare un atteggiamento che si presume assistenziale. La solidarietà, il processo di comunità, il lavoro di prossimità, le lotte collettive per la difesa dei diritti non fanno evidentemente parte dell’orizzonte mentale dei più.

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Trabajar apatronado

“Facevo il cuoco con tanto di diploma, capito? Prendevo il minimo sindacale: duecentosettanta mila pesos e a diciotto anni avevo già una figlia. ‘Cambio’, mi dico, e trovo posto in un’azienda che serve Arauco, quella che pianta alberi e fa legna. All’inizio andavo a lavoro in autostop. Ora sono sei anni che riparo macchine industriali per seicentoventiquattro mila pesos, dodici ore al giorno… Se è pericoloso? Certo! Posso bruciarmi, cavarmi un occhio, tagliarmi un dito: ma che posso fare?”.

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Quella scolaretta muta del Cile

Il sole di fine estate batte piano sulla periferia-bene di Rancagua, poco a sud di Santiago del Cile. Fra le basse villette a schiera, i condominios, e i palazzi da quattro piani ci sta il vecchio che innaffia il prato, il bar di fronte sulla strada dove si riuniscono ubriaconi e posteggiatori abusivi e più in là, dopo il semaforo, c’è un grosso centro commerciale. È un posto tranquillo a settanta chilometri dalla capitale.

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Io ero come loro

“Da piccolo un falegname qui vicino non mi voleva nella sua bottega, non mi faceva mai entrare. Se mi avesse fatto lavorare con lui forse sarebbe stato diverso, forse non avrei percorso le brutte strade che ho percorso. O forse l’avrei fatto lo stesso, ma mi ripeto che i ragazzini di oggi devono poterci entrare in falegnameria, così cerco di coinvolgerli. Magari hanno una fantasia che non sanno neanche di possedere, oggi ti mettono davanti a YouTube e non capisci più niente. Non saprai mai chi sei”.

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Una vita in bottega

“Qui accanto c’è una sede del Comune, da diciannove anni è chiusa –racconta Ciro- In questo vicolo c’erano la sede del municipio, il bar, il sarto, il tipografo, il pellettiere, il gommista, il falegname, il barbiere, il venditore di bibite, l’orefice, il salumiere, la pizzaiola e lo scatolaro. Ora non c’è più nessuno, e tra qualche mese me ne vado pure io. Non c’è più tanto lavoro, e poi tengo un’età. È arrivato il momento di chiudere”. Ciro ha iniziato a fare il calzolaio a Caserta. Nel ’50 è arrivato a Napoli. Dal ’54 si è insediato ai Quartieri Spagnoli.

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