Ogni mattina una politica diversa
Con Renzi, contro Renzi, con un Renzi diverso… Le tribù siciliane verso l’estate
Gli esperti sanno bene che in politica spesso i disegni strategici delineati non sono altro che il portato complesso di interessi – individuali e di clan – di ambizioni personali e, perfino, di accese rivalità – interne ed esterne ai gruppi organizzati – alle quali, spesso convulsamente, si prova a dare un’improbabile forma di coerenza con quanto affermato nel tempo e di razionalità applicata ai problemi della società.
Sarà esercizio di pessimismo, ma pensare che la politica presenti oggi premesse diverse da quelle sopra illustrate, probabilmente è peccare di poco realismo, anche se questo significa, oggettivamente, perdere qualche speranza rispetto ad un’ideale di politica rivolta verso il cosiddetto bene comune.
In Sicilia, specialmente in politica, tutte le occasioni sono buone per intorbidire le acque e creare forme diverse di confusione – quelle disegnate ad arte per interessi specifici e quelle che sono anche il risultato di un crogiuolo di mosse e contro mosse tra gruppi contrapposti – in cui le ambizioni e le rivalità politiche – qualche volta gli odi personali – dei singoli costituiscono il vero terreno politico in cui le mediazioni sulle scelte politico-amministrative prendono una forma, spesso fatalmente inadeguate all’origine.
E poi si sa, in Sicilia è quasi d’obbligo che si pongano le condizioni perché le “cose” vadano in un modo sempre un po’ diverso che da altre parti e difficilmente quello che è e come appare.
Infatti, a proposito di confusione, è probabilmente una valutazione del tutto sbagliata pensare che le nebbie del quadro politico siciliano siano state diradate dal netto risultato elettorale alle Europee che anche in Sicilia, con qualche percentuale inferiore, ha visto prevalere con nettezza il Pd di Matteo Renzi e del suo plenipotenziario nell’Isola Davide Faraone.
E’ certo che Faraone detterà a tutti le regole di quello che loro definiscono nuovo corso, anche in Sicilia, soprattutto forte del prestigio ottenuto per avere scelto l’onda di Renzi in tempi assolutamente non sospetti, con ancor maggior merito per il suo provenire da una storia politica completamente diversa da quella del suo leader rottamatore che pure ha abbracciato subito e senza se e senza ma.
Senza esclusione di colpi
E gli esponenti delle maggiori cordate pre-Renzi – non è più il caso di parlare di correnti o altro di simile – i Cracolici, i Crisafulli, i Speziale, i Lupo, senza dimenticare i tagliati fuori giudiziariamente come Genovese?
Tutti quanti hanno più di qualche sasso da togliersi dalle loro scarpe, sempre più strette, eppure costretti ed abituati a tenere debito conto del nuovo padrone perché, come amano dire: “la politica ricomincia ogni mattina”.
Ma cos’è ormai il tutto del Pd in Sicilia, se non una somma – spesso contrapposta senza esclusione di colpi – di comitati elettorali personalistici, in parte basate su vecchie appartenenze e in parte nate da nuove relazioni trasversali rispetto agli assi precedenti del Partito nazionale e siciliano?
Smisurate ambizioni
Certamente fa parte del tutto il governatore Crocetta che ha smisurata ambizione e provata spregiudicatezza politica per adeguarsi, al di là dei toni roboanti da presunto cane sciolto, ai nuovi equilibri che impongono il ridimensionamento profondo del suo disegno di creazione di una forza politica autonoma come il Megafono da usare strumentalmente per il posizionamento dentro il Pd, suo e di altri notabili siciliani come Lumia, alleati, ma sempre a tempo e condizioni.
Però, di contro, è presumibile che Crocetta vorrà interpretare anche aggressivamente il suo ruolo centrale nel governo della Regione con alcuni annunci di provvedimenti che saranno più gridati che realizzati con razionalità, ma che, indubbiamente, metteranno in imbarazzo i suoi nemici interni – separati in casa nella maggioranza – che da tempo evidenziano tante contraddizioni – spesso non infondate – riguardanti l’azione del governo regionale, complessivamente inadeguata nella sostanza dei provvedimenti e nella gestione tecnica della compagine assessoriale.
Insomma, Crocetta punterà a fare il Renzi in Sicilia e ci si può contare che proverà a farlo con ancor più impeto di altri, come quando faceva il comunista che era il più comunista degli altri, poi il democratico più realista degli altri, l’antimafioso più antimafioso degli altri e, perfino, il Berlusconi più Berlusconi degli altri quando riaffermerà che non gli fanno fare le mitiche riforme e che la colpa e degli alleati di governo che frenano le sue riforme, ecc.ecc.ecc.
Un canovaccio questo in cui ognuno può aggiungere le sue battute, ma che – guarda caso – è attribuibile a Crocetta, come a Renzi e a Berlusconi.
Basterebbe solo questo per farci capire che c’è qualcosa di strutturale che non va nella nostra politica.