Oggi ti curo, domani chissà
“Io sono stato a Milano fino a sabato sette marzo, abito lì da anni ormai” dice Giacomo, studente catanese di medicina all’ultimo anno.
I tirocini sono stati sospesi e anche le lezioni per cui ha deciso di tornare in Sicilia, ma non dai suoi genitori e parenti, bensì ha scelto di mettersi in autoquarantena nella casa del suo amico che si trova nei pressi di Messina.
“Il venerdì pomeriggio solitamente sto in ambulatorio e fino a giorno sei è andato avanti regolarmente. Io e i miei colleghi abbiamo fatto le visite con tutte le precauzioni possibili, guanti e mascherine comprese. Poi però, a fine turno, mi hanno comunicato la chiusura dell’ambulatorio” – racconta Giacomo con aria preoccupata – “Il fatto è che servivano più posti per il reparto di terapia intensiva per cui il piano dell’ambulatorio era da destinare a nuovi posti letto.”
“Gli interventi chirurgici, se non strettamente necessari, sono sospesi. L’ospedale si sta saturando piano piano, non regge più la portata degli infetti. Molti hanno bisogno dell’intubazione per la ventilazione meccanica, il problema è che si sommano sia i casi di corona virus che soggetti con altre patologie. Ad esempio chi fa un incidente per strada può avere bisogno di un’intubazione particolare e gliela devi poter garantire” racconta il futuro medico.
“I casi a Milano sono aumentati a dismisura in questi giorni infatti hanno assunto medici freschi freschi di laurea, hanno trasferito alcuni pazienti in altre regioni del Nord d’Italia e in Lombardia hanno aperto ospedali militari per l’emergenza” – continua Giacomo- “Certo bisogna riconoscere che il nostro sistema sanitario è uno dei migliori del mondo: è democratico se si chiude un occhio sulla corruzione dilagante e i tagli ai fondi di questi anni.”
La Fondazione Gimbe ha stimato che in dieci anni sono stati sottratti alla sanità pubblica nazionale ben 37 miliardi di euro, misura scaricata sul personale, di fatto riducendo i servizi per i cittadini.
Gli esperti dell’ufficio parlamentare hanno constatato la perdita di 42.800 dipendenti a tempo indeterminato tra 2010 e 2018.
“Il sistema ospedaliero lombardo è uno dei migliori d’Italia, io penso che in Sicilia noi non saremmo così veloci ed efficienti come loro” afferma Giacomo.
Nel frattempo in provincia di Palermo sono già stati esauriti i posti letto di isolamento respiratorio nei reparti di Malattie infettive. Invece a Catania, per l’emergenza, si recuperano pezzi storici della sanità cittadina: il reparto di chirurgia del Vittorio Emanuele riprenderà vita e sarà destinato ai soli pazienti positivi al virus.
“Ata stari a casa” ripete la vecchietta affacciata al balcone, tutta coperta dallo scialle di lana.