giovedì, Novembre 21, 2024
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Nuove aule sugli scavi archeologici. L’insensato progetto dell’Università di Catania.

Sono passati più di vent’anni da quando un grande movimento di cittadini, intellettuali, studenti, architetti, archeologi e urbanisti riuscì a bloccare la cementificazione dell’area della Purità, cuore archeologico della città di Catania. Adesso, con la scusa dei fondi PNRR, alcuni funzionari dell’Università di Catania vorrebbero tornare a quel progetto: due mega aule da centinaia di posti sopra una villa romana. Ma la città continua a chiedere un percorso archeologico e storico, la valorizzazione dei reperti, nuovi scavi e non certo altro cemento.

Il plastico delle aule previste dal progetto Urban nella zona della Purità
Villa di età romana rinvenuta durante gli scavi nell’area della Purità. (pubblicata nell’articolo Gli scavi archeologici nell’ex Reclusorio della Purità di Catania di Maria Grazia Branciforti)

1995. Catania riceve i finanziamenti del programma europeo Urban: venticinque miliardi di lire per riqualificare il centro storico. Tra gli interventi quello di trasformare il “complesso della Purità” (l’isolato della collina di Montevergine delimitato dalle vie S. Maddalena, Plebiscito, Bambino, Purità e Marziano), in aule conferenze per l’Università. Due aule da seicento posti ciascuna. Ma la zona è di immenso valore archeologico e i ritrovamenti nel corso dei lavori lo confermano. I lavori vengono bloccati grazie all’intervento di un movimento cittadino che denuncia l’illogicità del progetto e difende il patrimonio archeologico. Erano gli anni del centro popolare Experia e della fondazione del Comitato Popolare Antico Corso.

Giugno 2022. L’Università, per la prima volta dopo lo sgombero del centro popolare (avvenuto nel 2009), apre al pubblico la cosiddetta “Arena Experia” per delle proiezioni nell’ambito del programma culturale estivo dell’Ateneo. L’area dell’arena è la stessa area di cantiere che fu utilizzata per i lavori – bloccati – per le aule della Purità. Proprio in quei giorni si svolgono diversi sopralluoghi dei tecnici dell’Università per definire la ripresa del progetto abbandonato vent’anni fa.

Gli uffici tecnici dell’Ateneo hanno fretta. Bisogna correre per non perdere i finanziamenti. E per prima cosa bisogna accelerare con la Soprintendenza ai beni culturali: avere un loro parere favorevole consentirebbe, questa volta, di andare fino in fondo. Per consentire il sopralluogo della Soprintendente – secondo i tecnici dell’Ateneo non pronta a salire con una scala precaria in cima al muro dal quale si può accedere all’area degli scavi – viene aperta nottetempo una porta nel muro in cemento armato che delimita l’arena.

Un momento del sopralluogo del 17 giugno 2022

Il sopralluogo della Soprintendente Donatella Aprile avviene alle 10,30 di venerdì 17 giugno. La porta per accedere agli scavi è aperta ma nessuno sembra così interessato ad attraversarla. L’area archeologica viene guardata di sfuggita, senza particolare attenzione. Gli scavi e i ritrovamenti, oggetto di un’importante pubblicazione dell’ex Soprintendente Maria Grazia Branciforti, vengono derubricati a cose di modesto interesse. Ingegneri e architetti dell’Ateneo ci tengono a precisare che nel loro progetto la villa romana resterà visibile: sotto i sedili delle aule di giurisprudenza.

Presenti al sopralluogo anche gli attivisti del Comitato Popolare Antico Corso, animatori della mobilitazione contro la costruzione delle aule già nel 2000, che annunciano battaglia. “Serve un percorso archeologico che dalla Purità arrivi, almeno, al Bastione degli Infetti. Siamo nel cuore della città antica. Le bellezze archeologiche vanno fatte conoscere e ammirare. Non possono essere sepolte all’interno di aule universitarie”. “Quando furono interrotti i lavori furono eseguiti degli scavi, anche questi bloccati perché finirono le risorse per portarli a termine. Com’è possibile che adesso invece di proseguire con gli scavi si torni al progetto delle aule?” E ancora: “l’isolato della Purità è molto ristretto, si trova in una zona molto piccola, con vie molte strette. Che senso ha portare lì centinaia di studenti. Siamo in una zona a rischio sismico. Anche sotto il profilo della sicurezza, è legale un intervento del genere?” Il Comitato ha lanciato un appuntamento alla città. Martedì 21 giugno alle ore 19 presso la sede in via Torre del Vescovo sono chiamati a discutere tutte le cittadine e tutti i cittadini, soprattutto quelli che hanno animato la battaglia di vent’anni fa. Lottare per salvare il patrimonio archeologico, contro un’Istituzione accademica, fa davvero impressione – ci confida indignato Salvatore Castro, presidente del Comitato – Non ci rende affatto felici”.

L’unica difesa dell’Ateneo, che lasciano trapelare tecnici indispettiti, è che si tratta di un progetto dell’architetto Giancarlo De Carlo. Un nome che, secondo loro, risolve ogni problema.

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